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Visco boccia flat tax e manovra in deficit: “L’Ue non è nemica”

Nelle sue Considerazioni finali, il Governatore avverte che “aumentare il disavanzo pubblico è controproducente” – Sul versante fiscale, “modificare una singola imposta” non risolve i problemi – “La debolezza dell’Italia non è colpa dell’Europa”: al contrario, “l’Unione è fondamentale per lo sviluppo”

Visco boccia flat tax e manovra in deficit: “L’Ue non è nemica”

“Limitarsi alla ricerca di un sollievo congiunturale mediante l’aumento del disavanzo pubblico può rivelarsi poco efficace, addirittura controproducente qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia delle famiglie e delle imprese”. Questo l’avvertimento lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso delle Considerazioni finali in coda alla Relazione annuale sul 2018. “Il rischio di una espansione restrittiva – ha aggiunto – non è da sottovalutare; l’effetto espansivo di una manovra di bilancio può essere più che compensato da quello restrittivo legato all’aumento del costo dei finanziamenti per lo Stato e per l’economia”. Le parole del Governatore arrivano a pochi giorni da quelle del vicepremier leghista, Matteo Salvini, che ha detto di voler improntare la manovra d’autunno al taglio delle tasse, senza tenere conto delle richieste di correzione dei conti arrivate dall’Unione europea.

Proprio in riferimento ai conti pubblici, Visco fa notare che l’incidenza del debito sul reddito nazionale potrebbe essere superiore all’obiettivo del Governo, che include “incassi da privatizzazioni per circa 18 miliardi”. L’elevato rapporto tra debito pubblico e Pil, continua il Governatore, “rimane un vincolo stringente” e come tale il governo non può più rinviare “una strategia rigorosa e credibile” per la sua riduzione nel medio termine.

FLAT TAX: MODIFICARE UNA SINGOLA IMPOSTA NON RISOLVE I PROBLEMI

Sul versante fiscale, Visco riconosce che l’Italia ha bisogno di una riforma ampia, ma sottolinea che “rivedendo solo alcune agevolazioni o modificando la struttura di una singola imposta si proseguirebbe nel processo di stratificazione” iniziato negli anni Settanta, con l’introduzione continua di tasse, esenzioni e agevolazioni. In questo caso le parole del Governatore suonano come un chiaro riferimento alla Flat tax, l’aliquota Irpef unica al 15% che Salvini vorrebbe mettere in campo ancora prima della legge di Bilancio.

IL DECRETO DIGNITÀ OSTACOLA L’AUMENTO DEI CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, Visco ammette che “nel settore privato è ripreso l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, sospinto dalla trasformazione di quelli a termine”, ma rileva che “su queste ultime hanno pesato nella seconda parte dell’anno le limitazioni introdotte dal Decreto Dignità”, perché “i nuovi vincoli contribuiscono a ridurre la probabilità di rimanere occupati allo scadere di un contratto a termine”.

REDDITO DI CITTADINANZA E QUOTA 100: “INCERTI” GLI EFFETTI SULL’OCCUPAZIONE

Su reddito di cittadinanza e quota 100, il Governatore condivide le valutazioni del Governo in merito al potenziale di crescita innescato (+0,6% nel triennio 2019-2021, “senza considerare gli effetti restrittivi delle coperture”), ma non quelle “relative agli effetti sull’occupazione”, cioè +0,5% nel 2021, che presentano “ampi margini d’incertezza”.

ITALIA-UE: NON FARE DELL’EUROPA UN NEMICO

Sul fronte dei rapporti con Bruxelles, Visco rimarca che “la debolezza della crescita dell’Italia negli ultimi 20 anni non è dipesa né dall’Unione europea né dall’euro: quasi tutti gli altri Stati membri hanno fatto meglio di noi”. Al contrario, l’appartenenza all’Ue “è fondamentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile. Saremmo stati più poveri senza l’Europa e lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario”. Con implicito riferimento agli attacchi indirizzati dall’Esecutivo all’Unione, il Governatore ricorda che, “anche per chi risparmia, investe e produce le parole sono azioni, e che nell’oscurità le parole pesano il doppio. La lungimiranza dimostrata da chi ha eretto le fondamenta del progetto europeo deve tornare a guidare le azioni di oggi”.

BANCHE, NPL: TASSO DI DETERIORAMENTO È INFERIORE A QUELLO PRE-CRISI

Venendo al sistema bancario italiano, il numero uno di Via Nazionale accoglie con favore i progressi continui sul versante degli Npl, sottolineando che “negli ultimi anni il tasso di deterioramento dei finanziamenti è sceso su valori inferiori a quelli osservati prima della crisi”. Nel complesso, sono stati ceduti crediti deteriorati per 26 miliardi di euro nel 2016, mentre nei due anni seguenti il dato è salito rispettivamente a 42 e a 55 miliardi.

BCC: NECESSARIO UN IMPEGNO MASSIMO DAI DUE NUOVI GRUPPI

Quanto alle Bcc, secondo Visco i due gruppi nati quest’anno in attuazione della riforma del 2016 “dovranno mirare a conciliare i benefici della vicinanza e della conoscenza che le singole banche hanno nei confronti delle imprese locali con l’efficace sfruttamento delle sinergie di costo, così da incrementare la redditività e la capacità di fare ricorso al mercato quando necessario: l’impegno su questi fronti deve essere massimo”.

BANCHE POPOLARI: QUELLE PIÙ PICCOLE DEVONO AGGREGARSI

Per le banche popolari classificate come meno significative ai fini della vigilanza, invece, “è pressante l’esigenza di realizzare forme di stretta cooperazione o aggregazioni – ha aggiunto il Governatore – che consentano di competere sul mercato. Queste azioni sono necessarie per preservare la capacità di utilizzo delle risorse raccolte a livello locale per finanziare, con lungimiranza, lo sviluppo dei territori, in particolare nel Mezzogiorno, dove la contenuta scala operativa degli intermediari e la maggiore rischiosità del contesto economico si ripercuotono sulle condizioni complessive di offerta”.

SUD: IL RITARDO RISPETTO AL CENTRO-NORD AUMENTA. SERVONO INVESTIMENTI IN SCUOLA E INFRASTRUTTURE

Sempre in riferimento al Sud, Visco avverte che il ritardo di questa regione rispetto al resto del Paese continua ad aumentare: “La disoccupazione supera il 18% delle forze di lavoro, contro il 7% nel Centro Nord; il divario è di 4 punti più alto che nel 2007”. Anche per questo “è necessario intervenire sui fattori alla base del ritardo del Mezzogiorno: non ci si può affidare solo ai tentativi di compensarlo con trasferimenti monetari. Gli effetti sull’economia meridionale degli investimenti pubblici nella scuola e nelle infrastrutture possono essere rilevantissimi”.  

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