Il piano che Mps sta preparando per ottemperare alle richieste imposte dall’Eba “non prevederà nessun aumento di capitale”. Lo ha confermato oggi Fabrizio Viola all’indomani della sua nomina a direttore generale di Mps. Ma ha precisato: “Guardando la figura patrimoniale e finanziaria della banca, a prescindere dai vincoli Eba, credo che qualità e quantità di capitale a disposizione del Monte siano adeguate rispetto alla qualità dell’attivo e ai rischi che caratterizzano l’attivo investito”. Per soddisfare le richieste dell’Eba, un rafforzamento patrimoniale da 3,3 miliardi, la via passa da una serie di misure di capital management, ottimizzazione degli attivi, dismissioni di asset.
Sul fronte delle dismissioni di asset si ragiona anche “in un’ottica industriale”, l’obiettivo è evitare che l’operazione abbia solo una natura finanziaria. “Non entro nel dettaglio dell’operazione ma c’è un ventaglio abbastanza ampio”, ha detto Viola. Dal capital management relativo ai due prestiti obbligazionari fresh si potrà invece ottenere benefici per 1 miliardo.
E i Tremonti bond sembrano fuori dall’agenda: “’Nei discorsi fatti in questi giorni non abbiamo mai parlato né pensato alla possibilità di ricorrere a nuovi Tremonti bond”, ha spiegato Viola che ha aggiunto: “è uno strumento del passato. Abbiamo lavorato su altre forme di rafforzamento patrimoniale”. E se la situazione patrimoniale prima dell’Eba lasciava pensare alla restituzione di 1,9 miliarid di Tremonti bond hiesti in passato ora il rimborso avverrà dopo l’esercizio Eba. “Essendo, quello dell’Eba, un intervento temporaneo e straordinario, quando questo si chiuderà, tornerà la redditività e li potremo restituire. Non abbiamo mai parlato di dicembre 2012 come data di scadenza per rimborsarli. Il ragionamento si basa sulla redditività patrimoniale della banca”.
Il titolo Mps ha accelerato in positivo dopo la conferma al no sull’aumento di capitale ma è poi sprofondato, con l’inversione generalizzata di banche e listino, in rosso del 6,98%.
Quello che Viola metterà a punto in questi giorni non è però un nuovo piano industriale: un piano “esiste già – ha detto – è stato già approvato e discusso qualche mese fa. Si tratta di verificare la sostenibilità alla luce di uno scenario macro economico che è diverso da quello dell’anno scorso ma che non è drammaticamente diverso. Il piano prevede anche una serie di cambiamenti normativi con la clientela”. Chiaro bisognerà lavorare e vedere se saranno necessari dei cambiamenti, anche sul fronte del personale. L’obiettivo di Viola è “riportare la redditività sui livelli delle best practice di mercato”, che è stata messa in discussione da condizioni di mercato veramente severe”.
C’è poi il capitolo risorse umane e rapporto con il territorio: ieri i sindacati sono tornati a manifestare a Rocca Salimbeni dopo 15 anni. Il timore è che le difficoltà dell’istituto e ancora prima del suo principale azionista, la Fondazione, possano portare licenziamenti, mobilità e precarietà, allentando il prezioso legame col territorio e la banca. Viola ha intenzione di incontrare le sigle in tempi rapidi ma appena avrà in mano qualcosa: “con l’obiettivo – ha detto – di andare all’incontro con cose certe. Il mio stile è quello della trasparenza dialettica”.
Le contestazioni arrivano però fino ai vertici della Fondazione e della banca: “chi è responsabile della situazione in cui si trova oggi la Banca deve assumersene le responsabilità e farsi da parte”, dicono i sindacati che chiedono le dimissioni del presidente della Fondazione Grabriello Mancini e di Giuseppe Mussari. “Hanno il diritto di manifestare”, ha replicato oggi il presidente dell’istituto senese che lascerà il mandato, come già deciso da tempo, alla sua naturale scadenza prevista, ossia aprile 2012: “Si tratta di una scelta maturata nel 2009 e strettamente personale questo non è il mio lavoro. È un incarico a termine e che non può essere confuso con una professione. Io ho iniziato nel 2001, 11 anni forse sono già troppi. Rischiava di diventare o di essere preso per un lavoro”, ha spiegato Mussari che smentisce le ipotesi di un suo futuro impegno in politica.
Se l’uscita di scena di Mussari ad aprile era cosa nota, non così per le improvvise e repentine dimissioni di Antonio Vigni l’ex direttore generale sostituito da Viola. “Se non fossero arrivati i paletti dell’Eba, saremmo arrivati con Vigni alla scadenza naturale del suo mandato. L’Eba ha portato dei cambiamenti“, ha detto Mussari.