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Vino naturale: dicitura ingannevole per la Commissione UE

C’è il rischio che l’uso del termine “naturale” induca il consumatore in errore inducendolo a ritenere che il prodotto così designato abbia una qualità o salubrità superiore rispetto ad un altro vino che non riporta la medesima dicitura. Il problema deriva da una carenza di normativa

Vino naturale: dicitura ingannevole per la Commissione UE

“L’indicazione ‘vino naturale’ in etichetta può suggerire l’idea di un vino di qualità più alta. C’è il rischio che l’uso del termine “naturale” induca il consumatore in errore”.

Non lascia adito a dubbi il parere della Dg Agri presso la Commissione Ue sull’uso in etichetta di una dicitura che rappresenta ancora un’area grigia nelle normative di Bruxelles.

In particolare per la DG AGRI il termine “vino naturale” non è definito dalla disciplina europea, né è incluso nella lista delle categorie di prodotti vitivinicoli di cui all’allegato VII, parte II, del regolamento UE n. 1308/2013. Allo stesso tempo, ai sensi dell’articolo 80 del regolamento UE n. 1308/2013, le pratiche enologiche autorizzate sono impiegate per consentire una buona vinificazione, una buona conservazione o un buon affinamento dei prodotti: esse preservano le caratteristiche naturali ed essenziali del vino, garantendone la composizione da modifiche sostanziali.

Pertanto, un prodotto vitivinicolo può essere commercializzato come “vino naturale” se rientra nella definizione di una delle richiamate categorie di prodotti vitivinicoli e se è stato ottenuto in conformità alle disposizioni sulle pratiche enologiche autorizzate, senza alcuna distinzione su quali particolari pratiche sono intervenute nel processo produttivo.

La DG AGRI sottolinea pertanto che l’informazione non deve essere ingannevole, così come richiesto dall’articolo 7 del regolamento UE n. 1169/2011 in quanto  le denominazione  “vino naturale” o “vin méthode nature” – spinge il consumatore a ritenere che il prodotto così designato abbia una qualità o salubrità superiore rispetto ad un altro vino che non riporta la medesima dicitura, suggerendo una differenza sostanziale nella sua composizione e natura.

Per il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti: “L’aggettivo usato nel parere della Dg Agri – ‘misleading’ cioè ingannevole – è molto chiaro, perché la lettura del termine ‘vino naturale’ potrebbe seriamente indurre il consumatore in errore riguardo le caratteristiche intrinseche del prodotto, così come potrebbe indurre valutazioni errate sulla naturalità del vino in generale. E quindi evidente – conclude Castelletti -, un rischio comunicativo per l’intero settore”.

Anche il segretario generale del Ceev (l’organismo che rappresenta 23 associazioni di produttori di vino di 12 Stati europei), Ignacio Sanchez Recarte, vicepresidente Uiv, Sandro Sartor segretario generale di Federbio, Paolo Carnemolla, direttore generale della Federazione spagnola del vino (Fev), José Luis Benìtez, si sono espressi all’unisono sulla importanza e la necessità di stabilire regole chiare e non nebulose.

Anche Matilde Poggi, presidente della Fivi critica  l’uso della dicitura, definendola difficilissima da chiarire e normare. ‘Vino naturale’ è di fatto un termine che, se non regolarizzato, rischia di generare confusione, non soltanto riguardo la qualità del prodotto, ma anche rispetto al lavoro degli altri produttori e vignaioli.

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