“Vinchio è il mio nido. Ci sono nato nella stagione del grano biondo. Mio padre e mia madre mi hanno piantato radici profonde, ancestrali, maliarde. Quando ritorno qui sono felice, mi libero di tutto…”. Così scriveva Davide Lajolo, del paese, che con Vaglio Serra è oggi un santuario della Barbera, vino dei piemontesi che piace alla gente del mondo, amato dai danesi e dagli americani, e apprezzato dai giapponesi.
La Barbera, “il rubino di Vinchio”, nasce sulle colline Patrimonio universale dell‘Umanità Unesco, dove il sole c ‘è tutto il giorno e le brine si sciolgono in un istante come la nebbia che appare e scompare, mentre i filari fanno ombra solo a se stessi. Qui si può inciampare in una conchiglia, affondare i piedi nella sabbia, perché milioni di anni fa c ‘era il mare, quello che, ancora l‘autore de “Il vizio assurdo” – e della biografia di Beppe Fenoglio, scrittore di cui quest‘anno ricorre il centenario della nascita – descrive come “il mare verde della Sarmassa”, dove oggi le viti affondano le loro radici.
La Barbera è il vitigno più diffuso in Piemonte. Il Monferrato è la sua culla. Qui due paesi, Vinchio e Vaglio Serra, a due passi dalla città di Asti, hanno dato vita nel 1959 ad una grande cantina che oggi conta 192 soci, 160 dei quali conferitori, per un totale di 470 ettari di cui quasi 280 lavorati a Barbera. Insieme per lavorare centinaia di piccole e spesso antiche vigne, non solo di Barbera ma anche di altri preziosi vini di questa terra come il Moscato, il Dolcetto, il Grignolino, che oggi portano alla produzione di un milione di bottiglie e 600mila bag in box molto richiesti anche all‘estero per un totale di 9 milioni di fatturato.
Un anno in botte, porta al palato aromi di ciliegia e fichi secchi con un finale elegante
Dalla cantina Vinchio Vaglio arriva sulla tavola la Barbera d ‘Asti DOCG “Sori‘ dei Mori” 2020, dove il colore rosso rubino si declina nei riflessi del viola, mentre fiori di campo e peonie segnano l ‘olfatto, fresco e avvolgente al palato, un vino che ben si abbina con carni bianche e primi alle verdure (13,5 gradi, 7,50 euro in cantina). Dal ‘bricco‘ di confine di tre diocesi prende poi il nome “Tre Vescovi”. Leggenda vuole che i vescovi di Alessandria, Asti e Acqui si incontrassero su questa collina forse davanti a una barbera per parlare di fede e di cose terrene, e così nasce l ‘etichetta di questa DOCG che fa un anno in botte di rovere francese e porta al palato aromi di ciliegia e fichi secchi con un finale di grande eleganza.
E‘ la bandiera della Cantina ma anche del vitigno Barbera e del territorio. Se ne producono 200mila bottiglie (14% gradi, 9,30 euro in cantina la bottiglia di Tre Vescovi 2019) da degustare con un piatto di plin al ragù, il tipico agnolotto piemontese, o un brasato ma anche con un formaggio erborinato. Con i ravioli del plin al burro e salvia o ancora con il riso al civet serviti al ristorante “Piazza Crova 3” di Vaglio Serra arriva in tavola “Vigne vecchie 50” del 2019 che deve la sua etichetta alla celebrazione dei 50 anni della Cantina. Vino fresco e bevibile, conserva la qualità originaria delle uve delle vigne tradizionali (14,5% gradi, 12,90 euro).
Una barbera come si faceva una volta – osserva il presidente Lorenzo Giordano – con aromi di frutta nera matura che richiamano la mora e dal colore rosso rubino con riflessi violacei. Molto adatta anche per l‘abbinamento con un piatto di finanziera, Vigne Vecchie DOCG Barbera d‘Asti superiore 2017 (15% gradi, 19,90 euro) nasce da una selezione di uve raccolte manualmente in piccole cassette traforate che garantiscono l‘integrità del chicco e del grappolo ed è oggi uno dei vini fiore all‘occhiello della Cantina. Nella carrellata di degustazione di Barbera arriva poi nel calice Laudana 2017, un Nizza DOCG di grande interesse al naso e dal gusto lungo e persistente adatto ad un abbinamento con il fritto misto piemontese e agli arrosti (14,5% gradi. 14,90 euro) e non può mancare un assaggio di Insinthesis, una Barbera d ‘Asti DOCG superiore 2016 (14,5% gradi, 37 euro) che lo storico presidente di Slow Food Carlo Petrini ha definito “la madre di tutte le Barbere”. Importante vino, corposo, speziato, non solo accompagna elegantemente i piatti di un tipico pranzo piemontese ma si accosta felicemente con il cioccolato fondente ed un sigaro toscano nel dopo pasto. Poi ci sono i vini bianchi, come l ‘Arneis, il Sauvignon e ovviamente il Moscato. Ma li lasciamo per un ‘altra storia e rispondiamo al richiamo dei “nidi”, creati per esplorare il territorio a fianco della Cantina. Lo sguardo si perde nel mare verde delle colline di Barbera, come nella poesia di Davide Lajolo.
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