Il mercato del vino italiano non sfuggirà alla crisi che sta travolgendo i consumi di mezzo pianeta, ma il valore del suo brand non ne esce intaccata, e potrà comunque risollevarsi grazie ai consumi interni e ai canali e-commerce, dimostrando dimostrano che anche dalla crisi da Covid-19 potranno nascere nuove opportunità. E’ quanto emerge dalla ricerca Italy Wine Landscapes 2020, pubblicata dall’autorevole sito Wine Intelligence e condotta tra marzo ed aprile, quindi all’inizio dell’emergenza sanitaria italiana ed internazionale. Proprio perché alcuni dati sono stati raccolti molto presto, quando l’epidemia sembrava aver travolto soprattutto Cina e Italia, sono stati proprio questi due mercati vinicoli a risultare più in difficoltà.
“Ancora all’inizio del 2020 – sostiene Wine Intelligence – si poteva notare un sentiment positivo, quasi a controbilanciare le nuvole provenienti da 2 dei 3 mercati principali dell’export, USA e UK, a causa delle discussioni su dazi e Brexit. Poi, da fine febbraio, con l’esplosione dell’emergenza COVID-19, che ha visto l’Italia quale primo Paese colpito dopo la Cina, la vendita del vino è stata colpita come non accadeva forse dai tempi del cosiddetto “scandalo del metanolo” del 1986. Il mondo dei consumi “fuori casa” ha visto quasi azzerarsi le vendite, mentre parallelamente si è assistito a un aumento degli acquisti in GDO e, soprattutto, all’affermarsi del canale e-commerce, prima marginale (sebbene non riuscendo ad assorbire le
perdite dell’on-trade)”.
Il lockdown, oltre che azzerare le esportazioni, ha anche messo in crisi tutto il settore cosiddetto Horeca, ossia alberghi, ristoranti e ospitalità, che a sua volta aveva ribaltato il vecchio paradigma del consumo pro capite, grazie al successo di nuove occasioni di consumo e di socializzazione (aperitivi o happy hour), dei maggiori flussi turistici e di tipologie emergenti. Tra queste, sicuramente spiccano le bollicine, un settore esploso negli ultimi anni e che regge meglio di altri la situazione. Anzi, secondo i punteggi assegnati da Wine Intelligence, è il Ferrari Trentodoc il marchio di vino più forte in Italia, avendo raggiunto un indice di notorietà (Brand Awareness Index) pari a 100 e un indice complessivo (Brand Power Index) pari a 99 punti. A seguire, nelle prime 15 posizioni, brand come Berlucchi, Fontanafredda, Donnafugata, Ca’ del Bosco, Mionetto, Feudi di San Gregorio, Valdo, Sella Mosca, Antinori, Zonin, Mastroberardino, Sassicaia, Duca di Salaparuta, Marchesi di Barolo.
“Ferrari ha commentato Pierpaolo Penco, Italy Country Manager di Wine Intelligence – si classifica notevolmente meglio di tutti gli altri marchi, posizionandosi sempre tra i primi tre nelle performance in merito ad ogni indicatore di brand health. I risultati contenuti all’interno della nostra recente analisi sul mercato italiano confermano quanto già anticipato 2 anni fa, con la pubblicazione del precedente report Sparkling Wines in Italy 2018, che vedeva anch’esso Ferrari come il marchio più considerato tra i consumatori di bollicine in Italia”.
La metodologia del report di Wine Intelligence, che peraltro conferma l’Italia leader nella produzione e nell’export del vino a livello
mondiale fino a poco prima della pandemia, è imparziale e ben spiegata sul sito. Le interviste agli operatori sono state condotte con dieci esperti del settore del vino italiano, e hanno riguardato le tendenze generali del mercato, le opportunità per diversi stili di vino, canali di vendita al dettaglio e prezzi, l’impatto del COVID-19 e le relative prospettive. Gli esperti erano due presidenti di consorzi DOC o DOCG, un proprietario di ristorante, un proprietario di enoteca, 2 giornalisti di settore, tre produttori di vino e un rivenditore online di vino.
Gli intervistati sono stati sottoposti a screening per assicurarsi che consumassero vino almeno una volta al mese; bevessero vino rosso, bianco o rosato; e acquistassero vino nel canale dell’asporto (off-trade) o della ristorazione (on-trade). Gli intervistati non validi (coloro che hanno accelerato il sondaggio o hanno fornito risposte incoerenti alle domande
selezionate) sono stati rimossi prima dell’analisi. Il campione è equamente diviso tra maschi e femmine e anche per fasce di età, anche se oltre un quarto degli intervistati è un over 65.