Nella giornata di oggi, 17 aprile, nella splendida cornice del Vinitaly, UniCredit ha organizzato un workshop per presentare agli operatori del settore l’Industry Book 2018, lo studio che UniCredit conduce annualmente sulle tendenze, le dinamiche competitive e le prospettive di sviluppo e crescita del settore.
Parallelamente, stamattina Gianni Franco Papa (direttore generale di UniCredit), Ernesto Abbona (presidente di UIV – Unione Italiana Vini), Sandro Boscaini (presidente Federvini – Federazione Italiana Industriali Produttori Esportatori ed Importatori di vini), Alessio Planeta (presidente Assovini Sicilia) e Federico Terenzi (presidente Agivi – Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani) hanno sottoscritto un accordo quadro, con un forte focus sul potenziamento del business internazionale, per il supporto delle imprese vitivinicole a maggiore potenziale di crescita.
Tornando al report, partendo da dati “macro” su fenomeni inerenti i consumi e la produzione di vino su scala mondiale, lo studio individua, dati alla mano, numerose tendenze ed evidenze a livello nazionale e regionale e traccia un quadro prospettico su dinamiche cruciali come l’andamento dei flussi di export.
Volumi di produzione: L’OIV (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) stima nel 2017 una produzione mondiale pari a 247 milioni di ettolitri (-8% a/a). In questo quadro. L’Italia ha chiuso il 2017 con una produzione di circa 46 milioni di hl.
Consumi: Nell’arco degli ultimi 15 anni i consumi globali di vino sono aumentati da 228 a 242 milioni di hl. In particolare nel 2016 si registra una crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente, ciò grazie anche al contributo dalle economie emergenti sudamericane e asiatiche. La Cina ha più che raddoppiato i suoi consumi, mentre gli Stati Uniti risultano oggi il primo mercato mondiale, con oltre 30 milioni di hl che pesano per il 24% dei consumi totali. L’Italia è in terza posizione per consumi, con oltre 21 milioni di hl. Ad oggi, per la domanda mondiale, non sono ancora disponibili i dati definitivi per il 2017, ma l’OIV stima una forchetta compresa tra 240,5 e 245,8 milioni di hl.
Scambi internazionali: Nell’ultimo quinquennio gli scambi internazionali in volume si sono saldamente attestati sopra i 100 milioni di hl (67 milioni di hl nel 2001). Le importazioni hanno raggiunto i 102 milioni di hl nel 2017 (+4,8% rispetto al 2016). La crescita in valore è ancora più evidente: le esportazioni più che raddoppiano, passando dai 15 miliardi di euro nei primi anni duemila ai 31 miliardi di euro nel 2017 (+6,6% rispetto al 2016). In questo quadro l’Italia detiene una quota del 20% del totale export in valore, con 21 milioni di hl venduti (+3,7% a/a) corrispondenti a quasi 6 miliardi € in valore (+6,4% a/a). Dall’analisi emerge come qualità e prezzi giochino un ruolo strategico nella concorrenza globale. Nel confronto tra i prezzi medi degli ultimi due quinquenni, l’Italia si colloca in posizione intermedia (2,6 euro/l) tra il premium francese (5,7 euro/ l) e il low price spagnolo (1,1 euro/l) e questo le ha consentito maggiori margini di crescita.
Outlook: Il fatturato del settore nel 2017 è stimato intorno a 11,3 miliardi di euro, in aumento del 2,7% nonostante il calo dei volumi, grazie al rialzo dei prezzi registratosi tra agosto e dicembre (+21% a/a in media). Anche per il 2018 si stima una crescita del settore, in termini di valori della produzione, dell’1,8%.
L’export del vino italiano dovrebbe chiudere il 2018 con un’ulteriore crescita del 3,4%. Gli spumanti sono il segmento trainante, grazie soprattutto alle buone performance del Prosecco. Il segmento mostra una crescita a due cifre nelle esportazioni 2017 (+11,6%), tendenza che dovrebbe confermarsi anche nel 2018 con +10%
L’intero settore ha un elevato potenziale di export da valorizzare. Nel 2016, Sace stimava che il settore del vino avrebbe potuto aumentare le proprie esportazioni di quasi il 30% in un triennio, reindirizzando le proprie vendite sui mercati esteri a maggior potenziale di crescita della domanda. A fine 2017, il target proposto da Sace rimane comunque più elevato di quasi il 20% sui livelli attuali di export.
Secondo un’elaborazione UniCredit su dati NOMISMA WINE MONITOR i Paesi più interessanti per l’export di vino italiano nel 2020 saranno:
– per i vini fermi: la Cina, dove sono previste vendite in aumento del 25,5%, il Canada (+12,5%) e gli USA (+9,1%)
– per gli spumanti: la Svizzera, che dovrebbe registrare un +33,9%, il Regno Unito (+31,8%) e il Canada (+31,1%)
Vini DOP e IGP: Con 543 prodotti certificati, l’Italia detiene il primato in Europa su un totale di 1.586 vini certificati, seguita da Francia (435), Grecia (147), Spagna (131), Portogallo (40). Nel 2017 i vini DOP e IGP hanno rappresentato i due terzi della produzione totale, generando un valore alla produzione di 6,8 miliardi di euro.
Performance economico-finanziaria: L’analisi UniCredit su un campione di 689 imprese produttrici di vino che hanno depositato il bilancio negli ultimi 5 anni conferma le buone performance del settore nel periodo 2012-2016, con una crescita del fatturato ad un tasso medio annuo del 3,9%. Guardando alle imprese per fasce di fatturato, si rileva un andamento migliore delle imprese medio-grandi rispetto alla media settoriale, confermando che in questo settore la dimensione aiuta a posizionarsi meglio sul mercato, soprattutto con riferimento alla rete di vendita.
I margini del settore nell’ultimo quinquennio sono aumentati ad un tasso medio annuo del 6,2% riflettendo il progressivo posizionamento delle imprese su una tipologia qualitativa migliore.