In Italia, i puristi del vino hanno sempre malvisto il vino in lattina. Già molto popolare all’estero, il vino in lattina ci riprova a conquistare i palati italiani e torna nel nostro Paese con “Perledellago”, la nuova sfida della cantina Perla del Garda di Lonato (Brescia), guidata da Giovanna Prandini.
“Perledellago” è un vino a base di uve Turbiana, tipiche del territorio e certificate, sebbene non rientri in alcuna denominazione ufficiale a causa delle normative attuali. Questo prodotto innovativo punta a soddisfare le esigenze dei giovani consumatori, offrendo soluzioni pratiche e ideali anche per la mixology.
La scelta di Perla del Garda di passare al vino in lattina rappresenta non solo un cambio di formato ma anche un tentativo di rompere le barriere tradizionali del mondo del vino in Italia, abbracciando le tendenze contemporanee e le nuove esigenze di mercato.
Cos’è “Perledellago”
“Perledellago” è un vino bianco fermo, prodotto con uve Turbiana, tipiche del territorio di Lugana, con un contenuto alcolico di 11 gradi. Pur non rientrando in alcuna denominazione ufficiale a causa del formato in lattina, il vino mantiene un’identità forte e certificata, rappresentando una scelta innovativa che sfida le convenzioni tradizionali del mercato vinicolo italiano.
La cantina Perla del Garda, prima nel bresciano a proporre questo formato, ha avviato una produzione di 20mila lattine da 25 cl di “Perledellago”, puntando a raggiungere 100mila pezzi con l’introduzione di un formato da 20 cl per il vino frizzante. Questa innovazione risponde alla crescente domanda estera per il vino in lattina e si adatta all’offerta di cocktail per i turisti.
Attualmente l’azienda produce 250mila bottiglie (tra Garda, Valtenesi e Lugana Doc) su 45 ettari, con un fatturato di circa 2 milioni di euro, in crescita di 300 mila euro nel 2023.
Pensato per i giovani
L’obiettivo principale di Perla del Garda con il lancio di “Perledellago” è quello di attrarre le giovani generazioni di consumatori. Questi nuovi target sono spesso alla ricerca di soluzioni pratiche e innovative, specialmente in contesti sociali dove la facilità di trasporto e il packaging ecologico diventano fattori chiave nella scelta dei prodotti.
“Lo abbiamo concepito in omaggio al “pirlo”, il classico aperitivo bresciano che secondo la ricetta De.Co, approvata recentemente dal Comune di Brescia, prevede l’utilizzo di un vino fermo: in questo caso un prodotto a grado alcolico contenuto, pensato per un pubblico prettamente giovanile fin dal packaging, studiato e disegnato da mia nipote Alessia Prandini, con un dosaggio da 0,25 che si ricollega al quartino consumato un tempo nelle osterie in un mix fra tradizione e contemporaneità” ha spiegato Giovanna Prandini.
Attenzione alla sostenibilità
La scelta di introdurre il vino in lattina non è solo una questione di formato; è anche un tentativo di rompere le barriere tradizionali che spesso circondano il mondo del vino in Italia. La sostenibilità è un altro pilastro fondamentale di questa iniziativa. L’alluminio delle lattine è riciclabile al 100%, rendendo questo packaging un’opzione ecologicamente responsabile. Inoltre, la Perla del Garda ha recentemente ottenuto la certificazione Equalitas, consolidando il suo impegno verso pratiche sostenibili.
“L’auspicio è che il prodotto possa essere inserito nel disciplinare Garda Doc e crediamo che la confezione in alluminio possa veicolare un nuovo messaggio di freschezza, di praticità e di sostenibilità, dato che la lattina è riciclabile al 100%” ha spiegato Prandini.
Il vino in lattina in Italia: un ritorno al passato
L’introduzione del vino in lattina in Italia rappresenta un ritorno al passato. Negli anni ’80, la Cantina Giacobazzi di Modena aveva già sperimentato con successo l’inlattinamento del vino, lanciando il prodotto “8 e ½”. Nonostante il successo iniziale, le difficoltà burocratiche portarono alla cessazione di questa innovazione.
Oggi, con l’avanzare delle tecnologie e la crescente domanda di soluzioni sostenibili, il vino in lattina sta tornando alla ribalta. La lattina, inizialmente snobbata, sta guadagnando popolarità tra i produttori di vini premium anche in Europa. Nonostante il fenomeno non sia ancora rilevante, le scelte dei produttori mostrano un interesse crescente per questo formato.
Le lattine per vino richiedono un rivestimento interno protettivo per evitare il contatto diretto con l’alluminio, che può essere corrosivo. I vini destinati alle lattine devono avere bassi livelli di solfiti, rendendoli più naturali. Non tutti i vini sono adatti a questo formato, quindi la scelta deve essere fatta durante la vinificazione utilizzando tecniche enologiche appropriate. La sostenibilità è un punto chiave: l’alluminio è riciclabile all’infinito, con l’85% del materiale utilizzato che proviene dal riciclo, richiedendo meno energia rispetto ad altri materiali. Inoltre, le lattine sono leggere, occupano poco spazio e riducono l’inquinamento dei trasporti.
Secondo Grand View Research, il mercato globale del vino in lattina è destinato a crescere del 13,2% dal 2021 al 2028, raggiungendo un volume di affari di 570 milioni di dollari entro la fine del decennio. I vini frizzanti sono particolarmente popolari in questo formato, con Nord America e Asia che rappresentano i mercati più promettenti.