L’istituto di ricerche Statista ha di recente pubblicato un grafico estremamente significativo, che descrive efficacemente gli interscambi di vino tra gli Stati Uniti e i principali paesi europei. E, in coerente omaggio con l’argomento, chiude la sintetica presentazione con un ironico “cin-cin”. Il tema, come riporta il blog La Casa di Paola, è stato suggerito ai ricercatori di Statista dal fatto che Trump, costantemente alla ricerca di nemici da sgridare e minacciare, questa volta accusa la Francia e altri paesi produttori di vino di invadere gli States con i loro prodotti e di ostacolare con dazi penalizzanti il made in Usa vitivinicolo. Statista sottolinea che l’amore dell’America per i vini europei è, in effetti, un business quasi a senso unico. Che premia – aggiungiamo noi – soprattutto l’Italia.
Il problema non è, come blatera Trump, che i vini americani sono penalizzati da ingiusti dazi, ma che non sono amati, ricercati, pregiati come quelli europei e italiani in particolare. E del resto se la Bibbia mondiale del vino, l’americana Wine Spectator, premia nel 90 per cento dei casi vini non americani e quest’anno ha proclamato il Sassicaia il migliore del mondo, una ragione ci sarà…I nostri vini sono di un livello nettamente superiore a quelli americani e i consumatori degli States li apprezzano, li vogliono, li comprano e li preferiscono ai “nativi”.
E a proposito di export italiano, in questi mesi del 2018 e a seguito – esclusivamente – delle politiche promozionali degli anni precedenti al 2018 oltre allo strepitoso successo mondiale di EXPO 2015, il food e il beverage italiani hanno avuto un ulteriore aumento delle vendite sui mercati mondiali. Oltre a ciò, anche il sistema-casa e ancor più il sistema-cucina italiani stanno registrando – nonostante l’assenza totale di qualsiasi promozione “reale” (non i blateramenti dei vari ministri in viaggio turistico) – crescite molto importanti in quantità e qualità oltre ad un allargamento dei paesi importatori.