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Vino biologico in lattina: ZAI punta sui giovani

Zai urban winery

Vino biologico e vegano di qualità in lattina? I puristi storcano pure il naso ma un gruppo di imprenditori veronesi ha deciso che è giunto il momento per aprire a un nuovo tipo di consumatori soprattutto i giovani. Un mercato quello dei Canned Wine che all’estero soprattutto nel Nord America e in alcuni Paesi dell’Europa continentale, ha molto successo ma che in Italia, almeno fino ad oggi stenta a fare grandi numeri.

La sfida portata avanti dal gruppo di capitani coraggiosi dell’enologia – fra loro c’è però un enologo – ha un nome che è un acronimo: ZAI Zona Altamente Innovativa, così termine con cui è stata ribattezzata la storica Zona Artigianale Industriale di Verona in cui l’azienda ha avuto origine. Zai – spiegano – è una cantina urbana proiettata in un futuro sempre più vegano e biologico. Le referenze prodotte, tutte disponibili in lattina, sono frutto di un lungo studio enologico. Alcuni vini nascono da vigneti di loro proprietà altri da viticoltori obbligati al rispetto biologico certificato sparsi Fra Verona, San Bonifacio, Sommacampagna da una parte e Padova, Treviso e in particolare Valdobbiadene dall’altra.

Per tutti parla Benoit Frécon “Crediamo fermamente che si debba guardare oltre cercando di preservare il mondo che ci ospita. Abbiamo elaborato quindi un nuovo modo di offrire vino restando concentrati su sicurezza, benessere, efficienza, gestione delle risorse e innovazione, Valori che sono la spina dorsale della nostra strategia produttiva legata alla sostenibilità”.

Ma quello che Benoit Frécon tiene a sottolineare è che sulla qualità non si transige. Per esempio Gamea, uno dei vini top di gamma della collezione, è il frutto di ben quattro vendemmie, anziché una, condotte tutte rigorosamente “a mano”. Una raccolta effettuata in momenti diversi per esaltare al massimo le caratteristiche organolettiche delle uve. La prima vendemmia ha conferito la freschezza e la bassa gradazione alcolica, perché l’uva è più acerba; la seconda, grazie al giusto equilibrio raggiunto nella maturazione dell’uva, ha fatto emergere l’eleganza e il fruttato tipico; con la terza a essere protagonista è stata la parte zuccherina del frutto, che ha donato persistenza e aroma; la quarta, infine, ha regalato tutta la varietà e la ricchezza di sfumature gustative.

Sono nate quindi sei referenze che incarnano altrettante storie, ambientate in un futuro non troppo lontano: per l’esattezza nel 2150, anno che vede l’estinzione del 99% delle specie animali e vegetali, uva compresa, a causa del cambiamento climatico.

Anche nel packaging, dunque, le sei lattine rimandano ad altrettanti personaggi, protagonisti di un viaggio incredibile per risolvere il mistero dell’antica profezia sul vino e salvare il mondo. Una storia che sarà in continua evoluzione al pari di un vero e proprio fumetto.

Ecco dunque i vini-personaggio in lattina che si chiamano Dr. Corvinus, 100% Corvina Verona IGT, gradazione alcolica 11% Vol. Visto come l’ultimo erede di una dinastia di sommelier, che vive con il suo assistente Cork Borg nel castello di famiglia cercando un modo per produrre il vino senza usare le uve, ormai estinte, ma con esiti poco soddisfacenti.

Poi c’è Gamea, 100% Garganega Verona IGT, gradazione alcolica 9.5% Vol, donna avventurosa e ndipendente, che ama la natura e ha una laurea in scienze biologiche e che edica la sua vita alla salvaguardia del Pianeta.

Si prosegue con Mr. Bubble, 100% Glera Veneto IGT, vino frizzante con gradazione alcolica 9.5% Vol rappresentato come un viveur che, usando il suo razzo a forma di lattina, ha battuto ogni record di velocità, tanto da guadagnarsi il nickname di “pilota del millennio”.

Lady Blendy, Merlot e Cabernet Veneto IGT, gradazione alcolica 10.5% Vol. è invece una gatta dalla doppia anima. Specializzata in meccanica e riparazioni, si prende cura degli altri e ama dormire.

Di notte PJ White, 100% Pinot Grigio Terre Siciliane IGT, gradazione alcolica 10% Vol. si trasforma in uno spietato cacciatore di taglie. È l’anarchico del gruppo, il ribelle piantagrane. Pigro per natura, è convinto che tutti ce l’abbiano con lui.

L’ultima. al momento, lattina ha il nome di Cork Borg, 100% Moscato Veneto IGT, vino frizzante con gradazione alcolica 7% Vol. è un robot a forma di cavatappi, costruito da un antenato di Dr. Corvinus. Il suo mestiere è assistere i più famosi sommelier della terra.

Tutti i vini, tranne PJ White, sono anche vegani oltre che biologici, e hanno un profondo legame con il territorio. Ciò che li contraddistingue è il basso contenuto calorico e una ridotta gradazione alcolica perché uno stile di vita healthy è proprio ciò a cui ZAI ambisce. I vini saranno presenti sia in enoteca che nei canali GDO italiani e ovviamente saranno distribuiti nei principali mercati esteri.

La scelta di produrre vino in lattina punta a invadere nuovi mercati andando incontro alle mutate esigenze dei consumatori, che vogliono un prodotto da gustare in modo più semplice, informale e pratico. Tutto questo, ovviamente, nel rispetto di una agricoltura ecologica e sostenibile.

L’alluminio, infatti, è riciclabile all’infinito. Non solo. La lattina regala una sensazione di freschezza immediata e il suo contenuto equivale a due bicchieri di vino, per cui si esaurisce senza che la bevanda avanzi. Una soluzione che non altera il vino ed è molto apprezzata, soprattutto dai più giovani, che possono soddisfare il desiderio di un calice senza essere costretti ad aprire una bottiglia.

Per la cronaca l’idea di confezionare vino in lattina in Italia venne per la prima volta nel 1978 a Angiolo Giacobazzi che aveva una grossa cantina a Nonantola nel modenese che depositò la sua idea presso il ministero dell’agricoltura e sanità. Ma era troppo avanti sui tempi. Ci vollero quattro anni perché la sua domanda venisse accolta.

“Inizialmente però – raccontano sul sito della cantina – il decreto prevedeva che si potesse confezionare in lattina solamente il vino fermo mentre la nostra convinzione era che la lattina fosse ideale per un vino frizzante, categoria nella quale eravamo specializzati. Pertanto, pur avendo fatto da apripista, decidemmo di non partire. Questo permise ad altri produttori che intuirono l’opportunità di anticiparci e in breve si contavano oltre 50 cantine che producevano il vino in lattina. Tra gli Emiliani vi erano Medici e Cavicchioli ed altri dal resto dell’Italia tra cui i più noti erano, Folonari, Ramazzotti, Campari, Birra Moretti etc…

Solamente un anno dopo, con l’ampliamento del permesso ai vini frizzanti, anche noi partimmo con il nostro 8 e ½ Giacobazzi che, contrariamente a quanto pensano in molti, non era Lambrusco bensì semplicemente vino frizzante disponibile sia bianco che rosso. Il decreto infatti non permetteva l’indicazione del vitigno per i vini frizzanti in lattina. Da subito si rivelò un successo enorme tanto da essere presentato addirittura nella trasmissione Flash di Mike Bongiorno e da essere inserito in tutti maggiori punti vendita Italiani: da Esselunga, Autogrill, Coop etc.”.

Poi arrivò lo sbarco in America e i numeri si moltiplicarono, fu un successo strepitoso per l’azienda italiana che si fece conoscere in tutto il mondo.

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