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Vino: Banfi, una storia a stelle e strisce per il Brunello di Montalcino

A settembre di 40 anni fa veniva inaugurata a Montalcino l’azienda italo-americana che avrebbe portato la fama del Brunello in tutto il mondo. Un colosso di quasi tremila ettari di cui 800 a vigneto che realizza ogni anno circa 10 milioni di bottiglie di vino. Ma allora molti erano scettici

Vino: Banfi, una storia a stelle e strisce per il Brunello di Montalcino

Brunello che passione! Era dai tempi dei Guelfi e Ghibellini che non risuonavano in Toscana forti le grida della sfida. Quando i fratelli italo-americani John e Harry Mariani junior arrivarono quarant’anni fa dagli Stati Uniti a Montalcino, le dimensioni del loro progetto apparvero a molti spropositate e fuori luogo. Grande fu lo sconcerto e spesso il fastidio per l’impresa industriale dai caratteri fortemente commerciali che gli “americani” avevano in mente. Come potevano essere in grado di fare “loro” lo storico, pregiato, fantastico Brunello?!

40 anni fa lo sbarco in Toscana dei fratelli italo-americani Mariani che hanno portato il Brunello in tutto il mondo suscitò non poco scetticismo

E poi nel tempo le critiche furono per l’uso degli elicotteri per gli spostamenti, dei manager ma anche per irrorare le vigne con gli insetticidi, per la sfilata di caterpillar, per la grandiosità di intenzioni e il dispiegamento di mezzi mostrata dai Mariani. Tanta terra, acquistata pezzetto dopo pezzetto, giorno dopo giorno, a poco prezzo dai piccoli proprietari, incolta e dominata dai rovi; un castello, quello di Poggio alle Mura, conquistato dopo aver abbandonato l’idea di costruirne uno “modello” Disney, dove accogliere i tanti futuri clienti, soprattutto americani, amanti del Brunello, vino apprezzato da secoli grazie a storici produttori come i Biondi Santi e Francesca Colombini della Fattoria dei Barbi, come raccontava l’enologo Ezio Rivella che li considerava attenti interlocutori. Alle spalle di John e Harry c’era l’azienda chiamata Banfi dai loro avi ai primi del ‘900, in onore della zia Teodolinda Banfi, governante del cardinale Ratti, futuro Pio XI, che li aveva ospitati a Milano durante gli anni di studio italiani. Una azienda che importava e faceva conoscere i vini italiani negli Stati Uniti. E così a New York arriverà anche il Brunello di Banfi. Il “nettare degli dèi” di Montalcino, in grado di competere con il Barolo, sbarcherà nel mondo e saranno i calici colmi di quel sangiovese di colore intenso rosso rubino, affascinante e di grande impatto in bocca e al naso a diventare un successo planetario. A settembre 1984 – sì !! proprio 40 anni sono passati! – viene inaugurata la cantina di Banfi a Montalcino. Ezio Rivella, l’enologo e manager piemontese di fama mondiale al quale l’impresa è stata affidata dai Mariani, accoglie tra gli applausi i fratelli con le loro mogli arrivati dagli Stati Uniti a festeggiare un evento tanto eccezionale da essere raccontato dai giornalisti accorsi da tutto il mondo.

Un colosso di quasi tremila ettari di cui 800 a vigneto che realizza ogni anno circa 10 milioni di bottiglie di vino

Gli elicotteri della Banfi volteggiano nel cielo trasportando personalità politiche e del mondo industriale, tra mille palloncini colorati e pietanze toscane dei giorni di festa, bottiglie di vino e fuochi artificiali. Il racconto di una giornata diventa leggenda. Il resto è storia, quella di Montalcino, del suo prestigio, della sua terra e dell’impresa dei Mariani oggi affidata alle nuove generazioni con Cristina Mariani-May che coordina le attività dell’azienda, un colosso di quasi tremila ettari di cui 800 a vigneto che realizza ogni anno circa 10 milioni di bottiglie di vino. E al Castello Banfi si brinda per l’anniversario, con un nuovo sito, nuove idee e ‘sa va sans dire’ un calice di Brunello.

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