Non è blasonato come il Barolo, forse non è tanto noto come il Nebbiolo o “la” Barbera, ma il Dolcetto è sicuramente un bellissimo vino del cuore, in Piemonte e nel mondo.
La famiglia Abrigo fa il vino da tre generazioni a Diano D’Alba, nelle Langhe, terra patrimonio dell’Umanità Unesco. I giovani fratelli Giulio e Sergio, con i loro genitori seguono il ritmo della natura e “mettono la faccia” in ogni singolo passaggio della produzione. “Sentinelle del territorio” per la tutela del paesaggio vitivinicolo, quale bene unico al mondo per la sua eccezionalità rurale e culturale, gli Abrigo fanno Barolo, Nebbiolo, Barbera, Arneis, Favorita.
Ma il loro cuore batte per il Dolcetto, un vino rosso di pronta beva, tannico al punto giusto, equilibrato, dai sentori di frutti rossi, il “vin bun”, il vino buono che la vecchia clientela di casa – racconta Giulio – chiede ancora qualche volta di comprare sfuso e arriva in cantina con una damigiana da riempire. Un vino da degustare con i piatti della tradizione piemontese ma che ben si può sperimentare ad esempio con le pietanze della cucina romana, una fra tutte l’agnello in umido con le puntarelle servito al glorioso e antico Trimani di Roma in abbinamento alla docg.
Sul Dolcetto gli Abrigo hanno lavorato con passione e costanza, partendo nel 1968 da un vecchio vigneto a Diano d’Alba, che è un luogo – e il nome di una una denominazione – in cui si trovano 75 “sorì”, le colline soleggiate dove il Dolcetto cresce e matura i suoi piccoli grappoli. Cosi in cantina – una struttura sostenibile immersa in una collina, attualmente in costruzione accanto a quella più antica – troviamo il Dolcetto docg Sorì Garabei (10 euro la bottiglia), il Dolcetto docg Sorì dei Crava (8 euro ), due espressioni di punta dell’azienda della famiglia Abrigo che complessivamente produce 70mila bottiglie l’anno di cui circa 12mila di Dolcetto e altrettante di Barolo(40 euro la bottiglia in cantina).
Quest’ultimo viene da una vigna che gli Abrigo hanno in affitto a Novello, dove hanno iniziato a produrlo nel 2013. Ad apprezzare l’iconico Dolcetto all’estero sono gli americani. E’ infatti negli Usa il 30% dell’export Abrigo che vende poi il restante in Italia, soprattutto in Piemonte e Lombardia. Accanto al lavoro in vigna e in cantina c’è anche quello che riguarda le nocciole. L’azienda Giovanni Abrigo (dal nome del nonno di Giulio e Sergio) produce infatti da oltre trent’anni la famosa Tonda, nei dieci ettari di terreno coltivati a noccioleto.