E’ stata inaugurata a Roma, presso Villa Farnesina a Trastevere dove si trova la loggia di Amore e Psiche realizzata da Raffaello, la mostra “I colori della prosperità: frutti del vecchio e nuovo mondo”, curata dall’Accademia nazionale dei Lincei.
L’evento, che sarà aperto al pubblico fino al 20 luglio, è appunto ospitato nella splendida villa di Agostino Chigi – detta la Farnesina quando divenne proprietà dei Farnese, nel 1517 – progettata nei primi anni del 1500 dal senese Baldassarre Peruzzi e affrescata, oltre che da Raffaello, da Sebastiano del Piombo, Sodoma e lo stesso Peruzzi. La cornice è dunque una delle massime espressioni del periodo rinascimentale: dal 1948 la villa è di proprietà dell’Accademia dei Lincei, che ne promuove la valorizzazione culturale e artistica.
Il tema della mostra è quello dei colori, per i quali furono usati all’epoca materiali particolarmente innovativi, e delle piante: soprattutto la loggia di Raffaello infatti presenta raffigurazioni botaniche di eccezionale rilievo per la loro diversità, per l’eterogeneità di provenienze e di habitat delle specie, ma anche per la varietà di significati ad esse associabili. Tra le stesse piante presenti nel giardino di Villa Farnesina si trovano specie della Nova Hispania (il Sudamerica), da pochi anni giunte in Europa dopo la scoperta dell’America.
Comunicare con le immagini
di Patrizio Rossano
La loggia di Amore e Psiche costituisce una straordinaria forma di comunicazione visiva. Agli occhi dell’ospite illustre che si affacciava sotto le sue volte, veniva proposta la lettura di un documento che, già dalla prima impressione era indirizzata a mostrare l’intero universo botanico conosciuto a quel tempo illustrato dai pennelli di Giovanni da Udine, l’allievo di Raffaello che era il magistrale esecutore di ogni cosa naturale.
In un certo senso, la Loggia è un simbolo, un’icona, e una parte che contiene il tutto, e un nuovo ed originale modo di raccontare, illustrare, documentare la conoscenza scientifica e si inserisce nel pieno della rivoluzione della comunicazione avvenuta pochi decenni prima con l’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Gutenberg e nella rivoluzione che avveniva con le nuove esplorazioni geografiche.
Del resto, tratti, segni, figure, simboli, immagini, icone, forme a due o tre dimensioni accompagnano da sempre la storia umana. Da millenni lo sviluppo della sua civiltà scorre di pari passo con la comunicazione visuale. I ciottoli colorati di Mas d’Azil, datati oltre 10mila anni, ci raccontano di oggetti che contengono rappresentazioni simboli— che usati sia per comunicare che per commerciare. Si può affermare che gli individui iniziano ad interagire, a comunicare, tra loro attraverso la vista prima ancora della parola.
«Lo spirito e stimolato più lentamente da|l’orecchio che dall’occhio» ha scritte Orazio, il maggiore poeta romano, nell’Ars Poetica. Il Rinascimento riprende appieno, anche grazie all’invenzione della stampa a caratteri mobili, un modello di comunicazione visuale consolidato nei secoli e nelle diverse civiltà, laddove le immagini usate in mede efficace ed efficiente erano necessarie forse quanto la parola e la scrittura. Nella Roma antica, con i mirabili esempi dei monumenti eretti dai diversi imperatori, a iniziare da Augusto, sono stati impressi nel marmo, i codici della conoscenza, della propria visione del mondo e del potere necessarie a dominarle.
La colonna Traiana, così come quella Antonina, costituiscono il miglior esempio di comunicazione visiva di una storia che altrimenti, al popolo analfabeta, sarebbe stato difficile narrare in forma sintetica e comprensibile. Alcuni sostengono, ad esempio lo storico della stampa William M. lvins jr, autore del prezioso Prints and Visual Communications citato dal Gombrich, che i Greci e i Romani sono stati limitati nel progresso tecnico perchè mancò loro l’intuizione di riprodurre le immagini con qualche tecnica di stampa.
Il diffondersi di testi scientifici, non piu solo manoscritti in poche copie, corredati da illustrazioni contribuisce in modo determinante a formare i nuovi paradigmi della comunicazione, deve la componente visiva del libro diviene non solo un corredo ornamentale ma parte stessa, essenziale, dell’opera stampata. Nello stesso momento in cui i libri si compongono a caratteri mobili, le immagini vengono inserite non più da tavole di legno incise ma da lastre di metallo; a Firenze, nella seconda meta del ’400 sono state sperimentate le incisioni su matrice metallica che hanno consentito una tiratura di libri molto maggiore.
ll passaggio è epocale per la velocità con la quale la scienza e la conoscenza si diffondono nelle università, nelle corti, nelle botteghe dei grandi pittori e scultori che proprio in quegli anni illuminano le scene di chiese e palazzi. La Loggia di Amore e Psiche beneficia fortemente di questo spirito artistico e scientifico che pervade i primi decenni del ‘500. Agostino Chigi, il ricco banchiere e mercante che commissiona la costruzione della Villa, intende non solo arredare in modo ricco e sontuoso la propria abitazione, ma esprimere ai suoi ospiti ed interlocutori, con un proprio linguaggio visivo, la comunicazione formale della propria conoscenza, del suo potere.
Questo messaggio è affidato, come sempre, alle immagini che, da sole, reggono tutte l’impianto narrativo e comunicativo della sua condizione sociale, economica e politica, nonchè della sua passione verso la donna che, dopo avergli dato numerosa prole, diverrà sua moglie. ln tal senso, la Loggia, oltre a essere uno strumento di meraviglia e di dimostrazione di potere, e anche un messaggio di amore scritto con le immagini.