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Vignaioli in movimento: una fiera mercato nel Roero per testimoniare il legame tra il vino e il concetto di migrazione geografica, professionale, culturale

Trenta vignaioli dall’Italia e dall’estero esempi di storie di migrazione che si intrecciano con sostenibilità, inclusione, accoglienza e il ritorno alle radici e la riscoperta della natura

Vignaioli in movimento: una fiera mercato nel Roero per testimoniare il legame tra il vino e il concetto di migrazione geografica, professionale, culturale

Trenta vignaioli da tutta Italia per spiegare le ragioni, da chi si allontana dalla città per la campagna, chi migra dall’estero sulle colline italiane, chi lascia le professioni più disparate nel nome del vino. Tutte storie di migrazione che si intrecciano con sostenibilità, inclusione e l’accoglienza di chi migra per necessità. Sono i protagonisti di “vignaioli in movimento” che il 15 marzo parteciperanno a SoloVino, la fiera-mercato dedicata ai vini artigianali, organizzata da SoloRoero al Palarocche di Santo Stefano Roero (CN). Vignaioli provenienti da Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia con un ospite speciale dalla Borgogna portano in scena un racconto di cambiamento per esplorare il legame tra il vino e il concetto di migrazione, geografica, professionale, culturale. Tra degustazioni, incontri e buon cibo il collettivo SoloRoero celebra anche la trasformazione e la riscoperta del Roero, una delle aree vitivinicole più incontaminate del Piemonte.

«Con ‘Vignaioli in movimento’ vogliamo raccontare un fenomeno sfaccettato: il ritorno alle radici, la riscoperta della natura. Il movimento non è solo fisico, ma anche esistenziale e culturale. Significa trasformazione, crescita e ricerca di nuove prospettive», spiegano i fondatori di SoloRoero, Emanuele ed Enrico Cauda (Cascina Fornace, Santo Stefano Roero), Luca Faccenda e Carolina Roggero (Valfaccenda, Canale) e Alberto Oggero (omonima cantina tra Canale e Santo Stefano Roero), tre produttori uniti dalla passione per le straordinarie potenzialità del Roero, dove la sensazione di equilibrio, tra colline irregolari e vigneti che si alternano a boschi, da una parte rappresenta una sfida quotidiana per i viticoltori, dall’altra contribuisce a definire il carattere unico dei vini.

Il riscatto di chi arriva da lontano, il viaggio di chi passa dalla città alla campagna, di chi sceglie la sostenibilità

SoloVino dà voce alle esperienze di vignaioli che hanno intrapreso un “viaggio”. C’è chi arriva da molto lontano, come Sean O’Callaghan, per gli amici Il Guercio, sbarcato in Toscana dallo Sri Lanka. Nei suoi vini il riscatto di una vita passata tra le vigne italiane, fino ad approdare alla Tenuta di Carleone (a Radda in Chianti, SI). C’è chi passa dalla città alla campagna, fenomeno distintivo del nostro tempo che, senza essere un ritorno nostalgico alla coltivazione, può tradursi in una reinterpretazione moderna, dove tecnologie e conoscenze avanzate si sposano con le tradizioni contadine. Tommaso Cappa e Agnese Caprioli, ad esempio, da Torino nel 2020 hanno deciso di coltivare una piccola vigna di Dolcetto e Barbera a Dogliani (CN). I partenopei Gabriele Buondonno e Valeria Sodano, che all’università fantasticavano già di condurre una vita in campagna, hanno trasformato un podere di Castellina in Chianti (SI) in un’azienda agricola pioniera del biologico. Da Torino due donne, Lara Rocchetti e Luisa Sala si sono spostate in Langa, a Serralunga d’Alba a coltivare i vitigni tra i più nobili del nord Italia.

Il viaggio di alcuni vignaioli parte da percorsi professionali diversi. L’amore per il vino e per la cultura enologica diventa motore di un cambiamento radicale: Giuseppe Amato, biologo romano specializzato in pesci tropicali, e Kyriaki Kalimeri, ingegnere greca con la passione per il vino, a Corneliano d’Alba (CN) hanno creato la cantina Valdisole, unendo ricerca e tradizione per produrre vini unici.

 Tutti i vignaioli presenti a SoloVino viaggiano anche nella direzione di pratiche sostenibili. La cantina Sette di Nizza Monferrato (AT), fondata da tre professionisti provenienti da settori diversi, è completamente orientata alla gestione biologica e biodinamica, la stessa utilizzata dalla tedesca Philine Isabelle, a Barolo (CN). E ancora dall’unione italo-tedesca di Michele Pasquero e Annette Hilberg a Priocca (CN) è nata un’azienda con un forte impegno verso l’agricoltura organica e la sostenibilità ambientale che i coniugi definiscono “bioergodinamico”. Anche l’ospite speciale dell’edizione 2025, il Domaine Camille Thiriet dalla Borgogna, segue i principi dell’agricoltura biologica e un approccio rispettoso della biodiversità, favorendo la presenza di fiori per preservare l’ecosistema.

Dalla competizione alla cooperazione

Altra forma di migrazione è il passaggio da un modello competitivo a uno collaborativo: il vignaiolo non lavora in isolamento, ma si inserisce in reti di produttori, per proteggere e valorizzare denominazioni d’origine o territori. Gruppi di produttori lavorano insieme per condividere risorse, affrontare sfide comuni. Un viaggio ben rappresentato da SoloRoero e quindi da Cascina Fornace (Santo Stefano Roero), Valfaccenda (Canale) e Alberto Oggero (tra Canale e Santo Stefano Roero). L’associazione, che ha ideato SoloVino, è nata dalla scelta di condivisione della volontà di coltivare i due vitigni alla base delle Docg Roero Arneis e Roero, con metodi naturali o biologici certificati, solo Arneis e Nebbiolo. SoloRoero incarna lo spirito di cooperazione e mutuo soccorso, dimostrando che l’unione e l’accoglienza possono generare grandi risultati.

Accoglienza e agricoltura: un’opportunità di scambio nel Roero

Nel Roero, la collaborazione con il CAS di Santo Stefano Roero (Centro di Accoglienza Straordinaria, struttura di accoglienza, protezione e integrazione a favore di migranti), gestito dalla Cooperativa Alpi del Mare Onlus, rappresenta un esempio virtuoso di come il lavoro agricolo possa favorire l’integrazione. L’inserimento lavorativo dei migranti nelle vigne diventa una risorsa preziosa per il territorio, portando nuova linfa alle aziende locali e offre la possibilità di costruire un nuovo futuro alle persone accolte.

Con SoloVino, SoloRoero mette al centro l’inclusione sociale anche con collaborazioni come quella con 8pari (Alba – CN), progetto terapeutico che offre opportunità di lavoro a persone fragili. Il lavoro nei campi, tra le vigne e nelle cantine, diventa così un’esperienza di crescita reciproca, dove le persone accolte trovano nuove opportunità e le comunità locali riscoprono il valore della diversità e della solidarietà.

La giornata si aprirà con una tavola rotonda dedicata al tema dell’accoglienza, mentre le degustazioni proseguiranno dalle 11:00 alle 22:00, accompagnate dalla cucina della Proloco locale con il supporto dei ragazzi del Centro di Accoglienza Migranti di Santo Stefano Roero. SoloVino sarà anche l’occasione per celebrare la trasformazione e la riscoperta del Roero, una delle aree vitivinicole più incontaminate del Piemonte.

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