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Vietnam: condanna a morte per la regina dell’immobiliare coinvolta in una frode miliardaria

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In Vietnam non si scherza con la corruzione. Il Partito comunista vietnamita ha condannato a morte la magnate immobiliare Truong My Lan per il suo coinvolgimento in un caso di frode da 12 miliardi di dollari. Truong, una delle donne più ricche del Vietnam, è stata giudicata colpevole nel più grave scandalo finanziario della storia del paese, accusata di aver orchestrato una vasta serie di reati, inclusi l’appropriamento indebito, la corruzione e la violazione delle regole bancarie. Oltre alla condanna a morte, è stata anche condannata a pagare circa 674 trilioni di dong come risarcimento per un totale di circa 27 miliardi di dollari.

“Il comportamento di Truong My Lan”, proprietaria dell’azienda immobiliare Van Thinh Phat, che ha il controllo della Saigon commercial bank (Scb), “ha minato la fiducia dei cittadini nello stato e nel Partito comunista”, ha affermato la giuria del tribunale di Ho Chi Minh, vecchia capitale del Vietnam del Sud. La corte ha motivato la pena capitale, affermando che Lan è stata la mente di uno schema di associazione per delinquere così sofisticato da rendere impossibile il recupero del denaro. Il verdetto e la campagna anticorruzione del governo stanno scuotendo il mercato bancario e immobiliare del Vietnam, influenzando gli intrecci economici del paese.

Truong My Lan: l’arresto e le accuse

Truong My Lan, 67 anni e presidente del Van Thinh Phat Group, è stata arrestata nell’ottobre 2022 nel corso di una campagna anticorruzione, iniziata nel 2016, e denominata “blazing furnace”. La campagna anticorruzione in Vietnam ha raggiunto le massime sfere politiche, con due presidenti e due premier costretti alle dimissioni negli ultimi anni e centinaia di funzionari del Partito comunista soggetti a sanzioni disciplinari o incarcerati. Dal 2021 ad oggi sono state perseguite più di 4.400 persone.

L’accusa principale mossa alla Lan riguardava l’appropriazione indebita di fondi dalla Saigon Commercial Bank tra febbraio 2018 e ottobre 2022, portando la Banca di Stato del Vietnam a prendere il controllo dell’istituto. Il suo arresto provocò il panico tra i depositanti della SCB, provocando una corsa agli sportelli. Lan, tra le donne più ricche del Paese, avrebbe illegalmente controllato la banca per dirottare miliardi di fondi attraverso società fantasma e tangenti a funzionari governativi corrotti. Il valore dell’appropriazione è stato stimato al 3% del Pil vietnamita del 2022, con oltre 1.000 proprietà sequestrate. Lan ha negato le accuse, incolpando i suoi collaboratori. 42 mila i risparmiatori truffati. Nella cantina della Lan sono stati trovati 108 trilioni di dong, pari a 4 miliardi di dollari, dal peso di circa 2 tonnellate. I soldi erano stati ritirati dalla banca dal suo autista nel 2019.

Oltre a Lan sono state accusate altre 85 persone, tra cui suo marito, l’investitore di Hong Kong, Eric Chu Nap-Kee, di presentare false richieste di prestito e di prelevamento alla banca di Saigon, di cui Lan possedeva il 90%. La maggior parte degli imputati ha ricevuto condanne che vanno dalla libertà vigilata per tre anni all’ergastolo.

La vicenda è stata ricostruita attraverso documenti contenuti in 104 scatoloni, pesanti 4 tonnellate, e con l’audizione di 2.770 testimoni.

In Vietnam vige la pena di morte

Secondo il diritto di procedura penale vietnamita, Lan ha il diritto di presentare ricorso contro il verdetto della Corte popolare di Ho Chi Minh City. Gli avvocati della difesa hanno 15 giorni per presentare appello e cercare di commutare la pena in ergastolo. Oltre alla condanna a morte per l’accusa di appropriazione indebita, è stata condannata anche a 20 anni di carcere per violazione delle norme bancarie e tentata corruzione e al risarcimento di più del doppio delle somme truffate.

Sebbene la pena di morte non sia insolita in Vietnam per alcuni reati gravi come omicidio, rapina a mano armata, traffico di droga e stupro, viene applicata relativamente raramente per crimini economici. L’ultima volta che è stata ampiamente pubblicizzata per accuse di corruzione è stata nel 2013, quando due ex dirigenti della Vietnam National Shipping Lines sono stati giudicati colpevoli di appropriazione indebita. La pena di morte è comune in Vietnam per i reati legati alla droga ma molto rara per quelli economici.

Resta comunque un mistero come Lan abbia costruito il suo impero, dato che negli anni Ottanta vendeva cosmetici in un baracchino mobile insieme alla madre. La donna, provata dalle accuse ha dichiarato nelle scorse settimana, giocando la carta dell’emotività, di avere avuto pensieri suicidi: “Nella mia disperazione, ho pensato alla morte”, ha detto rivolgendosi ai media “sono così arrabbiata per essere stata così stupida da farmi coinvolgere in questo ambiente economico molto feroce, il settore bancario, di cui ho poca conoscenza”, ha aggiunto.

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