Più considerazione per il gaming e i suoi aspetti positivi nella vita di tutti i giorni, donne giocatrici in crescita…ma – almeno per ora – non chiamatelo sport. Questo ciò che si evince da una recente ricerca sugli italiani e il sentiment sul gaming condotta da Eumetra in collaborazione con Gillette. L’occasione è il lancio della collaborazione fra il più noto marchio di grooming al mondo e PG Esports per la prossima Milan Games Week, l’evento dedicato al gaming più grande d’Italia.
In particolare, è emerso che per oltre il 50% degli intervistati giocare ai videogiochi non sia considerata una perdita di tempo, anzi sia funzionale allo sviluppo di determinate capacità cognitive quali attenzione, riflessi e concentrazione. Un aspetto colto in particolare dal target compreso tra i 25 e i 44 anni, che includono ultime generazioni che fisiologicamente sono più vicini al mondo 2.0 e che fa parte del proprio quotidiano.
“La conoscenza delle dinamiche di questa realtà da parte degli italiani è in fase di ampliamento. Sebbene ci siano ampi margini di miglioramento si riscontra un aumento nella consapevolezza e nell’interesse verso i videogiochi” commenta Federica Pallavicini, psicologa ricercatrice e assegnista di ricerca esperta in realtà virtuale e videogiochi. A conferma, anche l’evoluzione nello strumento di accesso ai videogiochi che dalla classica consolle passa a tablet e smartphone (61%). Tablet e smartphone sono i supporti preferiti dalle donne intervistate che alla domanda “ti è capitato di giocare ai video giochi nell’ultimo mese” hanno data esito positivo nel 71,8% dei casi. I videogiochi dunque non sono più una prerogativa solo al maschile.
Approfondendo l’analisi sugli esports emerge che il 55% degli intervistati conosce o comunque ne ha sentito parlare e che ai giocatori di tale disciplina vengono riconosciute una professionalità e un ruolo positivo di trasmissione dei valori sociali e umani all’interno della società (impegno, costanza). Il 65% degli intervistati non considera gli eplayers degli sportivi, sebbene recentemente il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) abbia aperto agli esports, riconoscendone il valore dell’impegno dei ragazzi verso il raggiungimento di una performance di alto livello. “Il mondo dello sport tradizionale e quello degli esports possono essere equiparati partendo da ciò che li accomuna, ovvero la “competizione”.
I giocatori professionisti, in entrambi i casi, puntano ad un obiettivo e al suo pieno raggiungimento. A tal fine, si sottopongono a sessioni di allenamento fisico e psicologico le cui fasi principali sono “rilassamento”-“linguaggio interno”-“visualizzazione”. In alcuni casi, come ad esempio il tiro con l’arco, i focus sono gli stessi: concentrazione e precisione” aggiunge Mauro Lucchetta, psicologo dello sport e degli esports.
“Il miglioramento delle prestazioni e la gestione delle risorse cognitive al fine di ottimizzare le proprie competenze è un asset che può essere applicato non solo nel mondo sportivo e degli esport, ma anche in quello professionale in senso tradizionale. Gli skills acquisiti in fase di allenamento da un eplayers sono poi applicabili in più ambiti. Gli eplayer professionisti sono per la maggior parte giovani che rientrano nel target che noi seguiamo con il progetto “Gillette Giovani promesse” commenta Gennaro D’ambrosio, Assistant Brand Manager di Gillette Italia.
Gillette, in occasione di Milan Games Week, e in collaborazione con PG Esports, ha ideato tre esperienze di formazione uniche per tutti i fan e i giocatori esports, le “Gillette Skills Challenges”. Sessioni guidate da due psicologi esperti del settore, Mauro Lucchetta (psicologo dello sport e degli esport) e Federica Pallavicini (psicologa e assegnista di ricerca esperta in realtà virtuale e videogiochi) che affronteranno diverse tematiche insieme a protagonisti nomi di spicco del mondo dei proplayer, alle prese con simulazioni 3D, eyetrackers, videogiochi indie e molto altro”.