Scacco matto per l’Italia. Il turismo è il motore trainante dell’economia di molti paesi e dallo scoppio della pandemia i governi stanno sostenendo tutti i settori annessi per consentire una ripresa dell’intero comparto duramente colpito dalla pandemia. Tuttavia, ora che si va verso una riapertura delle frontiere e degli spostamenti sia tra Paesi Ue che all’interno delle singole nazioni occorre anche vigilare sui diritti dei consumatori, cioè dei viaggiatori, che si sono visti cancellare i voli prenotati a suo tempo e sono rimasti a terra a causa del lockdown. Così come è bene tenere gli occhi aperti sulla trasparenza dei prezzi dei biglietti delle varie compagnie per evitare costi occulti o che si scoprono alla fine della procedura di acquisto online.
E’ in questa direzione che si muovono due successi dell’Antitrust europeo e di quello italiano. Da un lato infatti la Corte europea ha dato ragione al nostro Garante per la concorrenza che nel 2011 aveva imposto a Ryanair di indicare i prezzi “pieni” dei voli, quindi con maggiore trasparenza.
Dall’altra, l’Antitrust europeo contesta la decisione del nostro governo di consentire a tour operator e compagnie aeree di non rimborsare i viaggi annullati a causa del Coronavirus. Bruxelles interviene a favore di quest’ultimi, sostenendo che con le decisioni del decreto Cura Italia dello scorso 17 marzo 2020, i diritti dei clienti sul fronte turistico sono stati soppressi.
La Commissione europea è intervenuta contro la scelta del Cura Italia di escludere il rimborso, favorendo invece il voucher, giudicandola in netto contrasto con le norme europee. Da Bruxelles è partita una lettera formale al governo a firma dei titolari della Giustizia e dei Trasporti: Didier Reynders e Adina Valean. In cui si esorta l’Italia a cambiare la procedura in atto, altrimenti verrà aperta una procedura d’infrazione contro lo Stato italiano. In pratica, sostiene la Ue, il consumatore deve poter scegliere la formula per lui più conveniente.
Il decreto dello scorso marzo prevede, come unica forma di protezione per tutti coloro che hanno dovuto cancellare le proprie vacanze, il diritto a un voucher, con validità di un anno, così da poter recuperare il proprio viaggio una volta superata la pandemia.
Tuttavia, secondo Bruxelles tutto questo non è sufficiente. In quanto con la crisi sanitaria e il bocco delle attività sono insorte delle necessità molto più grandi per i cittadini che pensare alla prossima vacanza. In più, data l’incertezza sull’uscita dell’epidemia, il consumatore potrebbe anche non avere la possibilità di usufruirne.
Un altro problema riguarda proprio la libera circolazione. Bruxelles vuole ripristinare al più presto la possibilità di spostarsi nel Continente, optando però per una rimozione graduale delle restrizioni poste a marzo.
Ovviamente, il dibattito europeo prevede diversi schieramenti. Da una parte la Germania, che vorrebbe riaprire le frontiere entro la metà di giugno, dall’altra altri Paesi europei che, invece, vorrebbero privilegiare l’apertura dei confini tra quelli meno esposti all’epidemia.
Il governo italiano ha tempo fino al 28 maggio per intervenire e prendere le misure adeguate sulla questione voucher o rimborsi. In caso contrario, verranno presi provvedimenti per allineare le leggi italiane al diritto comunitario.
Inoltre, i voucher devono avere una copertura pubblica, in cui si possa ottenere un rimborso anche in caso di fallimento dell’operatore. Un’altra norma che l’Italia non ha adottato finora.
Invece, per quanto riguarda la compagnia irlandese, la Corte di giustizia Ue si è pronunciata a favore dell’Antitrust, che nel 2011 aveva multato Ryanair per oltre 500mila euro per la poca trasparenza nei prezzi. Secondo il diritto europeo, le compagnie aeree sono tenute ad indicare i prezzi dei voli in modo chiaro fin dall’inizio, prima che l’utente inizi le procedure di acquisto.
Ryanair si era difesa sottolineando di aver rispettato le disposizioni dell’Ue e di adottare una politica di prezzi trasparente. Tuttavia, ha poi fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato per contestare la sanzione, ma senza alcun esito positivo per la compagnia.
La sentenza segna un caso importante per la giurisprudenza europea, ponendo un limite a tutte le compagnie aeree, soprattutto quelle low cost.
Anche nel mio caso l’hotel si è subito pronunciato sul no alla restituzione denaro inviato prima della pandemia Dopo alcuni mesi il loro legale annunciava l’invio di VAUCHER che in piu occasioni ho sempre rifiutato Alla Odierna 3/7 nessuno si è fatto sentire Cosa proponete?
Buongiorno, dopo il 28 maggio il Governo italiano ha rivisto le norme sui rimborsi dei viaggi? È possibile richiedere all’albergatore un rimborso in denaro? La struttura presso cui avevo prenotato dice di no. Grazie