I negoziati continuano. Dopo ore di riunioni e incontri, i capi di Stato e di Governo europei riuniti a Bruxelles non sono ancora riusciti a trovare un accordo sul bilancio 2014-2020. Un’ipotesi di compromesso è stata posta sul tavolo dal presidente Ue Herman Van Rompuy: 960 miliardi di euro in impegni di spesa e 908,4 miliardi per i pagamenti effettivi, ai quali si aggiungerebbero almeno 12 miliardi fuori bilancio (la proposta della Commissione Ue era di 1.033 miliardi in impegni di spesa e 987 di pagamenti).
Un miliardo e mezzo sarebbe stanziato per le regioni meno sviluppate dell’Italia: un contributo che farebbe parte degli stanziamenti speciali aggiuntivi destinati alle regioni dei Paesi dell’Eurozona maggiormente colpite dalla crisi. Mancherebbe però la cosiddetta clausola di flessibilità sulle poste di bilancio chiesta dall’Europarlamento.
Al momento le posizioni sono ferme su due fronti: il Nord (Gran Bretagna e Germania in testa) vuole un bilancio più austero e il Sud (Francia e Italia in testa) non vuole che venga toccata la voce crescita e intende difendere i propri fondi agricoli.
Il premier italiano Mario Monti, durante la sessione plenaria, ha richiamato “con fermezza” i leader “a prendersi le loro responsabilità per trovare una soluzione valida per l’Europa”. Poi, durante l’interruzione dei lavori, ha visto Angela Merkel, François Hollande e Herman Van Rompuy.
Se la proposta di Van Rompuy dovesse passare, per la prima volta nella storia dell’Unione europea il bilancio pluriennale sarebbe inferiore rispetto al precedente (oltre 34 miliardi in meno in sette anni). Resta al momento da chiarire come questi tagli verranno distribuiti.
Nella notte la riunione è stata interrotta per ripensare la suddivisione dei tagli tra i vari capitoli di spesa (agricoltura, sviluppo rurale, coesione, infrastrutture, trasporti, ricerca, servizio diplomatico, amministrazione, ecc.) e l’eventuale nuova modulazione dei rimborsi di cui attualmente godono Gran Bretagna, Germania, Paesi Bassi, Austria e Svezia per quanto danno all’Ue e quanto ricevono.
Il Parlamento europeo, che per la prima volta avrà potere di veto, non è disposto ad approvare alcun accordo che tagli le prospettive di crescita. Il presidente Martin Schulz ha ricordato che senza un accordo sul nuovo bilancio si rischia un “fiscal cliff”, un baratro fiscale che porterebbe al tracollo economico dell’Ue.