Un altro – possiamo dire ennesimo? – vertice Ue con molta carne al fuoco ma con scarsi risultati operativi che andranno poi veicolati tutti nei vari rivoli di regolamenti e direttive secondo la migliore tradizione europea. Un vertice su difesa, Ucraina e competitività che si fa scorrere addosso come se fossero “acqua fresca” le parole della premier Giorgia Meloni contro il manifesto di Ventotene che hanno provocato perfino le lacrime dell’onorevole Fornaro.
Vertice Ue: quante posizioni nel governo su Ventotene?
Ma sarebbero, a questo punto, almeno tre le posizioni sull’Europa all’interno della stessa coalizione di Governo. C’è il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini schierato insieme ai “patrioti” Orbán e Le Pen che ne premiano la passione sovranista. Poi c’è il ministro degli Esteri forzista Tajani che se la cava con l’Europa di De Gasperi e Schumann senza ricordare che anche quella era, in buona sostanza, figlia del “manifesto di Ventotene”. Quello appunto preso di mira dalla premier che non dice però cosa vuole (terza posizione).
In un punto stampa serale, Meloni ha fatto una “retromarcia strategica” spiegando che voleva solo criticare l’uso politico che la sinistra ha fatto del “manifesto di Ventotene” e si è detta sbalordita per l’atteggiamento “illiberale e nostalgico” dell’opposizione alle sue dichiarazioni. Le polemiche scaturite dalle parole della premier sarebbero state tuttavia uno dei temi di discussione durante la cena di ieri sera, nel ristorante di un hotel di Bruxelles, tra Meloni e la delegazione degli europarlamentari di FdI. Un incontro informale, in cui si sarebbe fatto riferimento anche alla reazione del Pd e delle altre opposizioni al discorso di Meloni. Ma la premier ha fatto smentire ieri le ricostruzioni secondo cui avrebbe definito “una trappola per la sinistra” le dichiarazioni alla Camera.
Vertice Ue, Meloni e il riarmo
Sulla difesa, Meloni ha rivendicato il fatto che nelle conclusioni del vertice sia stata inserita su proposta italiana anche la garanzia Invest Ue per finanziare Rearm Ue con capitali privati. Sul dossier competitività la premier ha salutato con favore la decisione di ridurre del 25% gli ostacoli burocratici e del 35% nelle piccole medie imprese così come l’unione del mercato dei capitali per attuare maggiori investimenti privati. Una “buona notizia” anche la sospensione delle sanzioni per le aziende dell’automotive che non rispettano gli impegni alle riduzioni alle emissioni e la revisione del calendario per la neutralità tecnologica. Sul suo prossimo viaggio a Washington ha confermato che ci sarà presto ma senza indicare date.
Vertice Ue: consolidato il formato a 26, senza l’Ungheria
Resta il fatto che il vertice ha ormai, di fatto, consolidato il formato a 26 con l’esclusione dell’Ungheria di Orbán. Le conclusioni sull’Ucraina sono state infatti adottate senza il consenso dell’Ungheria. Ricordando le sue precedenti conclusioni, il Consiglio ha ribadito il suo continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale.
E mentre il Cremlino annuncia che il vertice tra Russia e Stati Uniti si terrà a Riad il prossimo 24 marzo, l’Unione europea mantiene il suo approccio di “pace attraverso la forza”, che richiede a Kiev di essere nella posizione più forte possibile, con le sue solide capacità militari e di difesa come componente essenziale. In linea con questo approccio, l’Unione europea rimane impegnata, in coordinamento con partner e alleati che la pensano allo stesso modo, a “fornire ulteriore sostegno completo all’Ucraina e al suo popolo, mentre esercita il suo intrinseco diritto all’autodifesa contro la guerra di aggressione della Russia”.
Vertice Ue: ecco cosa è stato deciso
Il Consiglio europeo ribadisce il suo sostegno a una pace globale, giusta e duratura basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale e accoglie con favore tutti gli sforzi per raggiungere tale pace. Ricorda i principi stabiliti il 6 marzo 2025 che dovrebbero guidare i negoziati di pace. Il Consiglio europeo accoglie con favore la dichiarazione congiunta di Ucraina e Stati Uniti a seguito del loro incontro in Arabia Saudita dell’11 marzo 2025, comprese le proposte per un accordo di cessate il fuoco, gli sforzi umanitari e la ripresa della condivisione di intelligence e dell’assistenza alla sicurezza degli Stati Uniti. Il Consiglio europeo invita la Russia a dimostrare una reale volontà politica di porre fine alla guerra, hanno affermato ancora i ventisei leader Ue.
L’Ue rimane pronta a intensificare la pressione sulla Russia, anche attraverso ulteriori sanzioni e rafforzando l’applicazione delle misure esistenti, compresi ulteriori mezzi e misure per contrastarne l’elusione, al fine di indebolire la sua capacità di continuare a condurre la sua guerra di aggressione. I beni della Russia congelati (300 miliardi di dollari nelle banche europee di cui 200 solo a Bruxelles) dovrebbero rimanere immobilizzati finché la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e non la risarcirà per i danni causati da questa guerra. L’Unione europea e i suoi Stati membri contribuiranno al processo di pace e aiuteranno a garantire una pace giusta e duratura per l’Ucraina, il che è nell’interesse sia dell’Ucraina che dell’Europa nel suo complesso.
Vertice Ue: cosa ha detto Zelensky
Il presidente ucraino Zelensky ha ringraziato i capi di Stato e di Governo europei in un collegamento in videoconferenza. “Desidero – ha dichiarato il presidente ucraino – ringraziare coloro che stanno lavorando con noi sulle future garanzie di sicurezza per l’Ucraina e, a sua volta, per l’intero versante orientale dell’Europa e per il continente nel suo complesso. Per coloro che non si sono ancora uniti a questo sforzo, vi invito a farlo. Tutti noi dobbiamo essere il più efficienti possibile in questo lavoro sulle garanzie di sicurezza e il più rapidamente possibile”.
Vertice Ue: il nodo migranti
Passi avanti anche sulle decisioni relative all’immigrazione come il nuovo regolamento sui rimpatri e l’impegno a creare una lista dei cosiddetti Paesi sicuri. Nella delegazione belga al Consiglio erano oggi 14 i rappresentanti di Paesi Ue al cosiddetto “tavolo dei falchi sulla migrazione” guidato da Italia, Danimarca e Paesi Bassi, riunitosi a margine del Consiglio europeo. All’incontro erano presenti Italia, Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Grecia, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica ceca, Svezia e Ungheria. Per la Finlandia non ha potuto partecipare il primo ministro Petteri Orpo. Il primo ministro belga Bart De Wever si è unito, per la prima volta, alla riunione. De Wever, leader del N-Va al Parlamento europeo siede nel gruppo Ecr, la famiglia europea di Fratelli d’Italia. Alla riunione ha partecipato, come in passato, anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
Vertice Ue: Gaza e il Medioriente
Presente a Bruxelles anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. I 27 ribadiscono il “fermo impegno” dell’Unione europea verso un “multilateralismo efficace e un ordine internazionale basato sulle regole, con le Nazioni Unite al centro”. I leader dei Ventisette assicurano che l’Ue “continuerà a essere un partner prevedibile, affidabile e credibile” e accolgono con favore l’opportunità di lavorare con le Nazioni Unite. Il Consiglio europeo deplora poi la rottura del cessate il fuoco a Gaza, che ha causato un gran numero di vittime civili nei recenti attacchi aerei e deplora il rifiuto di Hamas di consegnare gli ostaggi rimasti”. Questo è quanto si legge nel capitolo delle conclusioni approvate dal Consiglio dedicate al Medio Oriente.
Il Consiglio europeo chiede inoltre il ritorno alla piena attuazione dell’accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi. Sottolinea la necessità di progredire verso la sua seconda fase, in vista della sua piena attuazione che porti al rilascio di tutti gli ostaggi e alla fine definitiva delle ostilità.
Il Consiglio accoglie con favore anche la fine dell’impasse politica in Libano ed esprime la disponibilità dell’Unione europea a collaborare con le nuove autorità per stabilizzare la situazione economica e di sicurezza nel Paese.