Se il maxiemendamento alla legge di Stabilità che il Governo si appresta ad inviare al Senato conterra’ solo le misure previste nelle bozze già in circolazione, si può dire da subito che i mercati hanno già bocciato questo ennesimo tentativo di Berlusconi di raddrizzare la barca della nostra economia e, soprattutto, la sua personale immagine di uomo politico. Il crollo della Borsa e la sfiducia sui titoli di Stato italiani testimoniata dallo spread, salito fino a quasi 520 punti, insieme alla severa lettera del commissario europeo Olli Rehn, dimostrano che il superamento dell’emergenza si potrà impostare solo con l’uscita di scena di Berlusconi e l’arrivo di un nuovo governo di tregua o del presidente, che prima di andare alle elezioni consenta all’Italia di superare la fase più acuta della crisi dei mercati che, ormai è evidente, manifestano totale sfiducia nel Governo attuale ed in genere nella complessiva classe politica italiana.
Le misure contenute nel maxiemendamento affrontano alcuni temi importanti quali la semplificazione burocratica, la riforma degli ordini professionali, la cessione di una parte (per la verità molto limitata) del patrimonio pubblico, e le semplificazioni per accelerare la realizzazione delle infrastrutture. Si tratta di misure utili, che per la verità sarebbe stato bene affrontare prima dello scoppio della crisi, dato che sono tutti temi contenuti nel programma di Governo del Pdl, ma del tutto inadeguate a spegnere l’incendio che sta bruciando i nostri titoli pubblici. Un falò che si può spegnere solo con un nuovo presidente del Consiglio che abbia la credibilità per affrontare il problema più imporante che oggi abbiamo di fronte: quello di riportare rapidamente i tassi d’interesse ad un livello pre-crisi. Solo così potremo assicurare il pareggio dei conti pubblici e soprattutto ridare fiato alle nostre banche che potrebbero riprendere a finanziare il sistema produttivo e le famiglie. In caso contrario qualsiasi nuovo sacrificio e qualsiasi misura per rilanciare lo sviluppo sarà vanificata dalla stretta creditizia e dagli alti interessi che lo Stato deve pagare sul proprio debito.
Quindi la questione principale oggi è la riduzione rapida e drastica del debito. Dobbiamo trovare un modo per non andare sul mercato con nuove emissioni per qualche tempo. E la situazione a quel punto si calmerebbe, i tassi scenderebbero, e si riprenderebbero le quotazioni sia dei Btp che delle azioni,riducendo le perdite assai elevate che tutti i risparmiatori italiani stanno in questo momento sopportando nei loro portafogli.
Molti uomini politici ed esperti già da tempo hanno suggerito l’idea che occorresse partire dal debito. First on line ha ospitato le opinioni di Giorgio La Malfa, Nicola Rossi ,l’ex Ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, fino a Filippo Cavazzuti. Per farlo occorre varare uno o più fondi attraverso i quali alienare una parte consistente del patrimonio pubblico. Non 5 miliardi l’anno come dice Berlusconi, ma 100 miliardi l’anno per un paio di anni! A questo si può aggiungere non una patrimoniale straordinaria come sostengono Giuliano Amato, Pellegrino Capaldo ed Alessandro Profumo, che avrebbe effetti depressivi sull’economia, bensì un prestito forzoso per far comprare agli italiani titoli di Stato a tassi ben più bassi di quelli attuali che però potrebbero essere non tanto lontani da quelli a cui si collocherebbe il mercato una volta passata l’attuale fase di panico. L’ondata di patriottismo sollevata dall’imprenditore di Pistoia, che sul Corriere ha invitato gli italiani ad acquistare titoli statali, dimostra che un premier credibile potrebbe chiedere ai cittadini un simile sforzo finanziario.
Queste misure una tantum dovrebbero però essere accompagnate da un risanamento strutturale dei conti poubblici fatto attraverso una “vera” riduzione delle spese della politica e delle così dette spese correnti,da uno spostamento della tassazione dal lavoro alle cose, da una vera riforma delle pensioni,e da una revisione del mercato del lavoro per ottenere più flessibilità secondo le linee della riforma Ichino.
Certo si tratta di cose difficili. Forse non così dolorose o impopolari come si dice, ma che sicuramente dovrebbero indurre molti italiani a cambiare vecchie e comode abitudini ed a rimettersi in gioco. Ma i benefici sarebbero notevoli e anche abbastanza rapidi. I mercati cambiano le aspettative velocemente.La crisi è iniziata a giugno.In primavera la fase acuta potrebbe essere superata. Ma non si può continuare con giochi politici vecchia maniera che fanno perdere tempo ed hanno non costo spropositato per il Paese.
Sicuramente l’aggravarsi della crisi italiana è stato causato dall’insipienza della classe politica,quella al Governo, ma in parte anche quella all’opposizione. Che pena sentire Di Pietro tuonare contro la “macelleria sociale” imposta dall’Europa, quando si tratta nella maggior parte dei casi di cose che dovremmo fare perchè ci conviene e non perchè imposte da altri. La speculazione ed i mercati non sono altro che lo specchio del fallimento della politica, della sua incapacità a gestire questa fase di globalizzazione non solo dell’economia, ma anche delle culture e degli stili di vita. Questo per la verità non è un male solo italiano, che anche nel resto dell’Europa sono stati commessi errori clamorosi tanto da trasformare una piccola crisi locale come quella greca, in una crisi europea e forse mondiale.
Per l’Italia non c’è più spazio per altri egoismi politici o tentativi di rinviare le scelte. Il Presidente della Repubblica prenda atto che il tentativo di Berlusconi di ripararsi dietro la legge di stabilità, fa solo perdere tempo e rende più acuta la crisi. Chiuda questa pagina e dia l’incarico ad una personalità super partes che si presenti in Parlamento. E vedrà che otterrà molti più voti di quelli che sulla carta sono oggi ipotizzabili guardando agli atteggiamenti ufficiali delle segreterie dei partiti.
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