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Venezuela, quanto pesa la vittoria di Maduro: la ristrutturazione del debito si allontana e i bond crollano

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Ancora nubi scure si addensano sui cieli del debito venezuelano. Mentre a inizio luglio sembrava che si intravvedesse un accordo con gli Stati Uniti, i dubbi che stanno emergendo sulla vittoria di Nicolas Maduro pesano sul mercato obbligazionario che ora valuta di nuovo lontana la possibilità di una ristrutturazione del debito.

L’autorità elettorale del Paese ha dichiarato nella tarda serata di domenica che Maduro ha ottenuto il 51,2% dei voti, mentre il candidato d’opposizione, Edmundo Gonzalez, si è fermato al 44,2%. Numeri respinti dall’opposizione, che ha ricordato come Gonzalez fosse in netto vantaggio nei dati parziali e ha invocato l’intervento dell’esercito per far rispettare il primo verdetto delle urne. Anche gli Usa, che hanno imposto sanzioni a Maduro e a diversi funzionari venezuelani, hanno espresso dubbi sul conteggio ufficiale. Anche alcuni governi di sinistra dell’America Latina si sono astenuti dall’approvare i risultati: su tutti, il ministro degli Esteri della Colombia, Luis Gilberto Murillo, ha chiesto un riconteggio dei voti per “dissipare ogni dubbio”.

Il crollo dei titoli dello Stato e della compagnia petrolifera

Ieri il mercato dei titoli di stato del Venezuela e quello della compagnia petrolifera Petróleos de Venezuela Sa hanno segnato un netto crollo. Per esempio, i titoli sovrani con scadenza 2034 hanno perso 1,8 centesimi e sono stati scambiati a circa 21 centesimi di dollaro, secondo dati Bloomberg. Anche i titoli emessi dalla compagnia petrolifera nazionale Petróleos de Venezuela Sa sono scesi, con le obbligazioni con scadenza 2026 in calo di 2 centesimi a circa 12 centesimi di dollaro. E ancora: i bond del Venezuela scadenza 15 settembre 2027 e cedola 9,25% sono precipitati del 12,15% a 17,90 centesimi. Erano sopra i 20 centesimi prima del voto. Crollo del 15% per la scadenza del 13 gennaio 2034 con cedola 9,375% a 18,52 centesimi.

Da una parte i mercati si aspettavano ampiamente che Maduro rimanesse al potere, ma le emerse contestazioni circa il risultato fanno pensare al mercato che potrebbero continuare le sanzioni contro il governo Maduro, allontanando il tanto atteso processo di ristrutturazione del debito.

Debito in default dal 2017

I bond di Venezuela e Pdvsa sono in default dalla fine del 2017. Le trattative per la rinegoziazione del debito estero per complessivi oltre 60 miliardi di dollari non sono neanche state avviate. Ufficialmente, Caracas ritiene di avere sempre adempiuto al proprio dovere con l’invio dei pagamenti sui conti delle banche depositarie americane. Ma essendo stati bloccati per effetto delle sanzioni di Washington, tali accrediti non risultano effettuati. lo scorso mese di aprile il governo di Caracas aveva conferito mandato di consulenza alla società di investimenti Rothchield & Co proprio per studiare una ristrutturazione del debito pubblico.

D’altra parte il Venezuela ha necessità di tornare sui mercati finanziari internazionali in fretta: il Paese è alla fame e l’inflazione è fuori controllo da troppo tempo. Inoltre, fanno notare gli analisti, con il prezzo del petrolio che è tornato stabilmente intorno agli 80 dollari al barile, oggi è meno difficile avviare trattative con gli investitori rispetto a qualche anno fa quando i corsi del greggio erano più bassi. Le entrate in valuta forte del Venezuela dipendono per circa il 90% dall’export di petrolio e gas.

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