Niente fine di un’era. Nicolas Maduro è stato riconfermato presidente del Venezuela, nonostante l‘altissima tensione alla vigilia di queste elezioni presidenziali. Mai come questa volta c’era, infatti, la possibilità di un punto di svolta per il Paese, che avrebbe potuto porre fine a 25 anni di chavismo. Il Consiglio elettorale nazionale (Cne) ha annunciato che, con l’80% delle schede scrutinate, Nicolas Maduro ha ottenuto 5.150.092 voti, ovvero il 51,2%, mentre il suo diretto avversario, Edmundo Gonzalez Urrutia, ha ricevuto 4.445.978 voti, pari al 44,02%. L’affluenza alle urne è stata del 59%. Non mancano però le accuse di irregolarità elettorali e contestazioni sia interne che internazionali con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken che ha espresso dubbi sull’andamento del voto.
Maduro: “Il fascismo in Venezuela non passerà”
“Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l’aggressione, con la minaccia. Non ce l’hanno fatta ora e non ce la faranno mai con la dignità del popolo del Venezuela. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolivar e Chavez, non passerà mai” il commento di Maduro dopo l’annuncio dei risultati. Circondato da migliaia di supporter davanti al Palazzo Miraflores, Maduro ha dedicato la vittoria a Hugo Chavez al grido “Chavez vive. Chavez questo trionfo è tuo”, il suo predecessore e mentore, il cui settantesimo compleanno cadeva proprio il giorno delle elezioni.
Maduro ha poi denunciato un massiccio attacco hacker al centro del Consiglio Elettorale, affermando di sapere chi ne è responsabile. Secondo lui, l’attacco aveva l’obiettivo di impedire la proclamazione del risultato ufficiale per poter gridare alla frode. Ha dichiarato che “la gente brutta” voleva ostacolare il processo, mentre “la gente bella” era con lui. “Questo film lo abbiamo già visto con Capriles, ci furono morti per colpa loro” ha spiegato il Presidente “non permetteremo che scatenino la violenza. Ha prevalso la voce della pace. Non lasciatevi attrarre dalla violenza”.
Il ministro degli Esteri venezuelano, Yvan Gil, ha, invece, denunciato un intervento contro il voto presidenziale da parte di nove Paesi latinoamericani e potenze straniere. “Il Venezuela denuncia e avverte il mondo di un intervento contro il processo elettorale, il nostro diritto alla libera autodeterminazione e la sovranità della nostra patria, da parte di un gruppo di governi e potenze straniere” aveva dichiarato Gil. Il Ministro ha descritto questo gruppo come una nuova versione del “defunto e sconfitto Gruppo di Lima”, comprendente funzionari governativi di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Perù, Uruguay e Repubblica Dominicana, insieme a “sicari politici di ultradestra” specializzati nella destabilizzazione dei governi della regione. Poi le accuse dirette: “Iván Duque, Mauricio Macri, Andres Pastrana, Oscar Arias, Marco Rubio e Rick Scott, cercano di minare ciò che oggi è stato espresso in pace e spirito civico nel nostro Paese, che non è altro che l’esercizio del diritto di elezione del popolo”.
Dubbi sul voto, le accuse dell’opposizione
Dubbi sull’andamento del voto sono stati sollevati dall’opposizione, che ha denunciato irregolarità nello scrutinio. Maria Corina Machado, leader dell’opposizione, ha affermato che il vero presidente eletto del Venezuela è l’ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia. Machado ha proclamato che la forza anti-chavista ha vinto con il 70% dei voti.
Delsa Solórzano, ex deputata della Plataforma Unitaria Democrática, ha denunciato irregolarità specifiche, come il ritardo nella trasmissione dei dati al centro di computazione e l’allontanamento dei testimoni dell’opposizione dai seggi elettorali: “Lo denuncio con le prove in mano. Stanno ritardando la trasmissione dei dati al centro di computazione e la pubblicazione dei verbali. C’è un numero significativo di seggi elettorali da cui vengono allontanati i nostri testimoni e altri in cui si rifiutano di trasmettere i risultati della scheda di conteggio”.
Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha espresso “seri dubbi” sull’integrità dei risultati elettorali, chiedendo un conteggio dei voti “equo e trasparente”. Le preoccupazioni degli Stati Uniti si aggiungono alle accuse di irregolarità sollevate dall’opposizione interna e da altri osservatori internazionali.
Anche il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso dubbi sul voto in Venezuela. In un post su X, ha manifestato le sue perplessità riguardo alla legittimità delle elezioni.