Sì alla richiesta di elezioni libere, ma ancora nessun riconoscimento ufficiale per il presidente Juan Guaidò. Il Governo italiano sul Venezuela continua a tentennare e adesso la posizione, lontana da quella netta presa dalle altre democrazie occidentali, è ufficiale: la ha espressa in una comunicazione alla Camera di ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, mettendo a nudo la divisione all’interno della maggioranza tra la posizione più anti-Maduro della Lega e quella più morbida del Movimento 5 Stelle. “Il governo è preoccupato per l’emergenza umanitaria e sta operando per fornire soluzioni non conflittuali – ha detto Moavero -. Il governo considera inaccettabile e condanna fermamente ogni tipo di violenza e si esprime a favore di una soluzione pacifica. Il governo ritiene che le scorse elezioni presidenziali non attribuiscono legittimità democratica a chi ne è uscito vincitore, cioè Nicolas Maduro”.
Nel dispositivo della risoluzione di maggioranza sul Venezuela presentata in Parlamento, M5s e Lega impegnano dunque il governo “a sostenere gli sforzi diplomatici anche attraverso la partecipazione a fori multilaterali, al fine di procedere, nei tempi più rapidi, alla convocazione di nuove elezioni presidenziali che siano libere, credibili e in conformità con l’ordinamento costituzionale”. Una formula di compromesso, che però a differenza da quanto fatto da altri Paesi europei – Francia in primis – non arriva a riconoscere come legittima l’autoproclamazione del giovane presidente Guaidò, leader dell’opposizione sostenuto anche e soprattutto dagli Usa.
Dopo l’intervento di Moavero si è aperto in Aula un dibattuto, al quale sta partecipando anche la delegazione venezuelana, inviata a Roma dal presidente ad interim Juan Guaidò. La crisi in Venezuela ha ormai raggiunto livelli insopportabili per la popolazione, costretta a fuggire in Paesi vicini come Colombia, Perù, ma anche Argentina e Messico. Maduro da parte sua non intende cedere e ha anche chiesto l’intervento di Papa Francesco per mediare e risolvere una situazione che sta tracimando nella guerra civile e nello scontro internazionale tra superpotenze, visto che Russia, Iran, Cina e Turchia simpatizzano invece per l’attuale regime.