A Venezia siamo alle solite e l’acqua alta non è una novità anche se la marea dell’altro giorno è stata da record e ha fatto temere la replica del disastro del 1966. Ma, anche se così è, perché mai dovremmo rassegnarci alla rovina di un gioiello dell’umanità come la Basilica di San Marco? Sentire il Procuratore della Basilica lanciare l’allarme e allargare le braccia dicendo che “in un sol giorno la Basilica è invecchiata di 20 anni” è una cosa che stringe il cuore. E che sarebbe delittuoso tollerare.
Attenzione a non fare di tutte le erbe un fascio, ma attenzione anche a cadere nell’assuefazione e nell’indifferenza. Come spesso capita in Italia è sempre complicato individuare le responsabilità dei problemi e Venezia non fa eccezione, ma guai ad arrendersi.
Il problema di San Marco, della sua piazza e della sua Basilica, è diverso da quello dell’intera città perché Piazza e Basilica si collocano nel punto più basso di Venezia. A circa 80 centimetri la Piazza va sott’acqua (negli anni gran parte della città è stata “alzata” a 100-110). Quindi più di un centinaio di giorni l’anno viene allagata. Il problema della Basilica è ancora più drammatico: il nartece “va sotto” quando la marea è sopra a 60 cm del medio mare, quindi ancora più spesso.
Per impedire che la marea danneggi la Piazza e la Basilica di San Marco non basta nemmeno il Mose e il sistema delle sue paratie mobili, che è già costato 5,5 miliardi e non è ancora finito: sarebbe decente completarlo, ma da solo non risolverebbe l’emergenza di San Marco. Le paratie dovrebbero alzarsi troppo spesso, la laguna si avvelenerebbe. Qui il problema è molto semplice, si fa per dire: per ridurre le acque alte bisognerebbe alzare la Piazza e la Basilica. Se ne discute dagli anni ’90 con uno dei primi progetti commissionato dal Magistrato e dal Consorzio a due architetti, Giorgio Lombardi e Ugo Camerino. Il progetto prevedeva la realizzazione di un canale di drenaggio delle acque sotto piazza San Marco. Quel piano è rimasto lettera morta e negli anni l’acqua alta ha continuato a danneggiare sia la Piazza che la sua Basilica.
La Procuratoria di San Marco ha elaborato di recente un progetto a cura del Proto, l’architetto Mario Piana, per isolare la Basilica e ridurre le acque alte dentro di essa: lo ha regalato allo Stato che avrebbe dovuto spendere due milioni. Doveva essere pronto a primavera di quest’anno, mentre si susseguono ipotesi e competenze diverse su come affrontare il problema più generale della Piazza. Si faranno mai passi avanti? Lo Stato e la città, il Consorzio Venezia Nuova e il Comune vogliono decidersi ad occuparsene e ad agire oppure no?
E’ mai possibile che ogni anno bisogna attendere la stagione delle maree e dell’acqua alta per ricordarsi dell’emergenza San Marco? Di immobilismo si muore e di chiacchiere non se ne può più. Stato e Comune si mettano attorno a un tavolo, decidano e agiscano. In fretta. Sennò non si meraviglino se, prima o poi qualcuno andrà a prendere i responsabili con i forconi. Perché la pazienza ha i suoi limiti e a San Marco è già finita da un pezzo.