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Venezia è a rischio, l’Unesco lancia l’allarme e la vuole inserire nella blacklist dei siti in pericolo: ecco perché

Pixabay

Venezia deve essere inserita subito nella lista “patrimonio mondiale in pericolo” perché è a rischio. A richiederlo è il World Heritage Centre, ramo dell’Unesco. “Il continuo sviluppo, gli impatti dei cambiamenti climatici e del turismo di massa rischiano di provocare cambiamenti irreversibili all’eccezionale valore universale di Venezia”, rileva l’organizzazione che sottolinea anche “l’inefficacia e la mancanza di coordinamento tra le autorità locali e nazionali”, con il trascinarsi di “problemi annosi ma urgenti”. La raccomandazione nella quale si chiede di inserire la città, culla delle arti e dei commerci, nella lista dei patrimoni che richiedono un immediato intervento di salvaguardia, per essere attuata, dovrà essere votata dagli Stati membri dell’organismo Onu alla 45esima sessione del World Heritage Committee, in programma a Riyad, negli Emirati Arabi Uniti, dal 10 al 25 settembre.

Venezia è a rischio: l’Unesco spiega perché

Il World Heritage Centre pone l’accento sul turismo di massa e sui cambiamenti climatici che minacciano l’integrità del sito, ma anche sugli “edifici” troppo alti, che possono “avere un notevole impatto visuale negativo” sulla città, e che dovrebbero essere costruiti lontano dal centro di Venezia.

Così la città di Venezia, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1987, è in pericolo e rischia “danni irreversibili”. Non si tratta di una novità. L’iscrizione nella “danger list” era stata chiesta già due anni fa, all’ultimo evitata da alcune misure adottare in urgenza dal governo, in particolare la decisione di vietare le grandi navi nel canale San Marco (merito dell’esecutivo guidato da Mario Draghi), la decisione di smantellare il deposito di Gpl a Chioggia, l’attivazione del Mose per la difesa dalle acque alte – di cui però manca ancora un completo e dettagliato studio di impatto ambientale – e la promessa di varare un ambizioso piano di conservazione della città lagunare. Se il divieto delle grandi navi da crociera è stato rispettato – anche se per l’Unesco dovrebbe essere esteso sia geograficamente sia su altri modelli di imbarcazioni particolarmente inquinanti – il programma per salvare la città è rimasto fermo al palo. Dal 2021 gli esperti dell’Unesco hanno chiesto più volte a Roma aggiornamenti sulle “misure correttive con un calendario per la loro attuazione”. Finora, le risposte sono state giudicate insufficienti.

Che cosa significa entrare nella lista dei patrimoni in pericolo?

Ma cosa vuol dire entrare nella lista dei patrimoni mondiali in pericolo? L’Unesco non prevede, almeno per il momento, di ritirare Venezia dalla lista dei 900 siti del patrimonio culturale mondiale: l’inserimento di un bene tra i siti a rischio dovrebbe essere uno stimolo “per porre rimedio”. Ma non è nemmeno un’ipotesi da escludere. In ogni caso, si tratterebbe di una grande “umiliazione” per l’Italia se uno dei suoi gioielli finisse nella lista dei siti mondiali in pericolo.

Il declino di Venezia, vittima del turismo di massa

Che il prezioso patrimonio artistico di Venezia fosse minacciato dagli effetti dei cambiamenti climatici lo sapevamo già da tempo. Così come sappiamo da tempo che il turismo senza freni ha messo in ginocchio i veneziani che devono fare i conti con la scarsità di alloggi, sottratti ai residenti a favore del mercato turistico. Inoltre, i tanti – troppi secondo l’Unesco – progetti di sviluppo urbanistico e infrastrutturale nella città, quasi sempre mirati all’accoglienza di più visitatori rischiano di aumentare lo spopolamento in corso.

Il rapporto tra Venezia e il turismo però, ha una lunga storia alle spalle. Quello che oggi è un tema divisivo ma di fondamentale importanza per il futuro di Venezia, a inizio Novecento – quando la popolazione era più del doppio di quella di oggi – era visto come un’opportunità. Poi da turismo d’élite si è trasformato sempre di più in un turismo incontrollato, snaturando l’identità della città e riducendola a una mera attrazione turistica. E le misure che si intendono adottare rinforzano ancora di più questa immagine. Come l’introduzione del ticket di accesso giornaliero per tutti coloro che vogliano visitare Venezia (approvato nel 2019 dalla Giunta comunale e slittata per ora al 2024) perché non agisce a monte del problema ma si limita a lucrare sugli ingressi dei visitatori. 

E l’overtourism è solo una delle tante criticità di Venezia e del suo declino.

Un altro è l’inquinamento atmosferico. Il turismo crocieristico, da anni nel mirino dell’associazione civile No Grandi Navi, ha contribuito esponenzialmente all’inquinamento. Le navi da crociera, inoltre contribuiscono all’innalzamento della marea, di cui abbiamo visto i disastrosi effetti nel 2019

Venezia a rischio: le reazioni alla raccomandazione dell’Unesco

Ovviamente non sono mancate reazioni polemiche all’allarme lanciato dall’Unesco, come quella di Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia: “Il rischio di Venezia è legato a catastrofi naturali e climatiche. Dopo di che, certamente c’è una grossa pressione turistica, come del resto a Firenze o a Roma. Ma che vogliamo fare? Perdere anche il turismo perché l’Unesco ci dice che è dannoso? Piuttosto, tiri fuori i soldi per fare le opere che servono invece di parlare a vanvera… più fatti e meno parole!”. Mentre il Comune di Venezia si è limitato a diramare una breve nota spiegando che “leggerà con attenzione la proposta, ma è competenza del governo”.

Nonostante le divergenze, il monito lanciato dall’Unesco chiama a una riflessione sul futuro della città e della laguna. Se si vuole salvare Venezia dal suo declino bisogna cambiare la direzione in cui si pensa allo sviluppo della città. Se invece si continua a pensare a Venezia come un museo a cielo aperto per “fare cassa” piuttosto che città a tutti gli effetti allora si sancisce la sua fine.

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