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Veneto Banca in rosso di 770 milioni, per Credem utili +17%

Imagoeconomica

Ancora risultati in chiaroscuro per le banche italiane. Veneto Banca archivia i primi nove mesi dell’anno con una perdita netta di 770 milioni di euro, rispetto al saldo negativo di 9 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. A determinare il risultato, alcune componenti una tantum. In particolare, l’istituto ha azzerato il valore degli avviamenti con un impatto negativo al 30 settembre pari a 452 milioni. Inoltre le rettifiche su crediti salgono a 530 milioni di euro.

La gestione mostra un margine di intermediazione a 586,6 milioni con una flessione dell’11,6% e un risultato della gestione operativa dimezzato a 111 milioni. A fine settembre il totale dei crediti deteriorati ammontava a 4,71 miliardi mentre le sofferenze si sono attestate a 1,61 miliardi con una incidenza sugli impieghi pari al 6,5%. Per la copertura del portafoglio deteriorato Veneto Banca ha proseguito “con una politica di accantonamenti rigorosa”, si legge nella nota dell’istituto.

Per quanto riguarda il patrimonio, a fine settembre Veneto Banca presenta un Total capital ratio all’8,13%, un Tier 1 al 7,12% e un Cet 1 al 7,12%. “Questi coefficienti – prosegue il comunicato – risultano peraltro al netto dello scomputo a titolo prudenziale di complessivi 286 milioni di euro, riconducibile a possibili operazioni di assistenza finanziaria correlate all`acquisto o alla sottoscrizione di azioni della Banca o derivanti da opzioni contrattuali di riacquisto azioni sottoscritte generalmente in occasione di operazioni di aggregazione societarie condotte nel passato”.

Sulla base del piano di rafforzamento patrimoniale recentemente approvato dal Consiglio di Amministrazione, il Gruppo ritiene di poter raggiungere i coefficienti imposti attraverso le azioni previste nel capital plan (Cet1 al 10% e Total capital ratio all’11%)approvato dal Consiglio di Amministrazione e presentato nel corso del mese di luglio 2015 alla Banca Centrale Europea, nonché mediante le previste operazioni di asset disposal (Istituto Centrale Banche Popolari Italiane SpA e Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni SpA).

Di segno diverso i conti di Credem, che ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un utile netto consolidato di 150,3 milioni di euro, in crescita del 17% rispetto ai 128,5 milioni dello stesso periodo del 2014. Il margine di intermediazione, si legge in una nota, è cresciuto del 6,4%, a 859,2 milioni, rispetto agli 807,2 milioni a fine settembre 2014. 

La raccolta complessiva da clientela è in crescita del 6,6% e raggiunge 56.344 milioni (52,855 milioni l’anno precedente). La raccolta complessiva si attesta invece a 66.463 milioni, +8,4% rispetto a 61.316 a fine settembre 2014. Gli impieghi con clientela sono in crescita del 5,9% e raggiungono 21.289 milioni di euro rispetto a 20.107 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2014 con costante attenzione alla qualità del portafoglio. 

Nel dettaglio, i mutui casa alle famiglie registrano flussi erogati nei primi 9 mesi dell’anno per 656,2 milioni di euro in progresso del 30% a/a con consistenze a 6.329,4 milioni di euro (+2,7% a/a). Le sofferenze nette su impieghi si attestano a 1,69% (rispetto a 1,68% nello stesso periodo del 2014) dato significativamente inferiore alla media di sistema. La percentuale di previsione di perdita sulle sofferenze è del 59,6% (59,1% a fine settembre 2014). I crediti problematici totali netti sono pari a 808,2 milioni rispetto a 810,2 milioni nello stesso periodo del 2014. 

Sul fonte dei coefficienti patrimoniali, il Cet1 ratio phased-in calcolato su Credemholding è pari a 13,64% (fully phased 11,77%); il Total capital ratio phased-in è pari a 14,92% (fully phased 13,89%).

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