I malumori per la maxi-svalutazione del 22,80% delle azioni e per le perdite di 968 milioni di euro per le rettifiche e le svalutazioni intervenute nel 2014 non sono mancate, ma alla fine l’assemblea della Veneto Banca, a cui hanno partecipato oggi 6mila dei 90mila soci, ha approvato il bilancio con il 92% dei sì e confermato per un anno ancora il cda uscente.
Sarà perciò il vertice attuale, guidato dal presidente Favotto e dal dg Consoli, a pilotare Veneto Banca verso la trasformazione in spa che avverrà entro il dicembre di quest’anno.
Più incerto il capitolo delle aggregazioni su cui Favotto e Consoli hanno rimesso la parola all’advisor rappresentato da Rotschild. Ma chi era presente all’assemblea ha colto una certa freddezza verso l’ipotesi di matrimonio con i cugini della Banca Popolare di Vicenza, rispetto a cui non ha taciuto il proprio dissenso la nuova Associazione azionisti Veneto Banca guidata dall’ex presidente del Tribunale di Treviso, Giovanni Schiavon.
Il disegno alternativo che sotto traccia sembra invece avanzare, secondo quanto si è percepito dall’assemblea, è quello di un progetto “stand alone” basato su un aumento di capitale aperto a nuovi soci e sulla formazione di un nocciolo duro in grado di mettere la banca al riparo da scalate ostili. Resta però l’incognita del gradimento della Bce sotto la cui vigilanza è anche Veneto Banca, compresa nell’elenco delle 11 maggiori banche con attivo superiore a miliardi che, in virtù della recente riforma Renzi, devono abbandonare il voto capitario e trasformarsi in spa.
Ai malumori manifestati da vari soci per la maxi-svalutazione delle azioni, i vertici della banca di Montebelluna hanno infine risposto assicurando che la situazione è destinata a stabilizzarsi con il piano industriale 2015-7 che dovrebbe riportare Veneto Banca verso la crescita della redditività e il miglioramento del bilancio.