Il 2015 si è chiuso con numeri in profondo rosso per Veneto Banca e per la Banca Popolare di Vicenza. La prima ha archiviato un bilancio in perdita di 882 milioni di euro, comunque in miglioramento rispetto alla voragine di 968 milioni del 2014. Sul risultato pesano, fra l’altro, l’azzeramento degli avviamenti (418 milioni di euro) e rettifiche sui crediti per 754 milioni. Sul fronte della solidità patrimoniale, il Cet1 phased in si attesta al 7,23% dal 7,12% di settembre.
L’istituto, nell’approvare il bilancio preliminare, ha anche aggiornato il piano industriale: i target reddituali sono sostanzialmente confermati con un utile di 160 milioni nel 2018. Rivisti invece al ribasso gli obiettivi sui coefficienti patrimoniali: il Cet 1 è previsto al 13% nel 2018 (dal 14% annunciato in ottobre) e al 14,9% nel 2020 (da 16%).
Quanto alla Popolare di Vicenza, l’istituto ha ampliato le perdite nette nel 2015 a oltre 1,4 miliardi di euro, da un rosso pari a 758,5 milioni nel 2014. La banca spiega che l’incremento delle perdite è legato “principalmente alle riclassificazioni relative al capitale finanziato già dedotto lo scorso giugno dal patrimonio di vigilanza”.
I ricavi core 2015 hanno invece segnato una lieve crescita (+1,7%) e i costi operativi sono rimasti stabili (+0,6%). Gli accantonamenti e le rettifiche si sono collocati a oltre 2,3 miliardi. Il Cet1 è sceso al 6,65% (10,44% a fine dicembre 2014) e il Total Capital Ratio all’8,13% (11,55% a fine dicembre 2014). La riduzione dei coefficienti patrimoniali, spiega Pop Vicenza, è dovuta principalmente a un “filtro prudenziale” di circa 1,1 miliardi in linea con le richieste della Bce. La banca rileva comunque che Cet1 e Total CapitalRatio “sono superiori ai minimi regolamentari”.
Inoltre, l’istituto precisa che, inclusi gli effetti del prospettato rafforzamento patrimoniale, confermato per un ammontare fino a 1,5 miliardi di euro, il Cet1 si attesta su un valore superiore al 12%, maggiore del target Srep della Bce (10,25%) e il Total Capital Ratio oltre il 14%. Le perdite nette 2015, precisa la banca, risentono della contabilizzazione di accantonamenti ai fondi per rischi e oneri per 513,1 milioni. Sempre a fine dicembre 2015 il risultato della gestione operativa è sceso del 26,9% a 298,5 milioni e il prodotto bancario del gruppo è diminuito del 16% a 61,7 miliardi con la raccolta totale in calo del 19,4% a 36,5 miliardi e gli impieghi netti con la clientela giù dell’8,9% a 25,1 miliardi.
I crediti deteriorati verso la clientela sono saliti di 1,1 miliardi a 5,3 miliardi con l’indice di copertura dei crediti deteriorati pari al 42,41% (37,9% a fine 2014). La banca ha anche confermato un target di utile netto superiore a 200 milioni nel 2018 e 300 milioni nel 2020. A fine piano il Cet1 è inoltre previsto al 12,9% e il Total Capital Ratio al 13,7%.
Il Piano industriale 2015-2020 include l’implementazione, a partire dal primo gennaio di quest’anno, del nuovo modello di servizio alla clientela con la creazione di due nuove divisioni: Community Banking e Corporate/Pmi&Private Banking, la chiusura dal giugno 2015 di 74 sportelli su un totale di circa 150 previsti a Piano (i rimanenti sportelli verranno chiusi entro il giugno 2016) e la cessione di partecipazioni non strategiche con quelle di ICBPI e Save che hanno comportato plusvalenze nette pari rispettivamente a 167 milioni e 17 milioni.