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Venerdì nero per l’Italia: il caso Tremonti fa volare lo spread Btp-Bund e mette la Borsa ko

Imagoeconomica

Lo spread tra titoli di Stato italiani e Bund tedeschi supera i 245 punti. Le azioni  delle società italiane, tranne quelle fortemente internazionalizzate,sono vendute a piene mani a cominciare da quelle bancarie che pure non sono  molto esposte sui titoli dei paesi europei più a rischio. Ora si griderà  contro gli speculatori internazionali, contro le agenzie di rating che esprimono dubbi sulla sostenibilità del debito italiano.  Le voci si rincorrono. Si parla di possibili dimissioni del ministro Tremonti che bene o male appare come un argine rispetto alle fameliche clientele politiche che si annidano all’interno stesso del Governo, anche se la sua manovra è criticata in più punti e da molti  nel mondo finanziario non è ritenuta sufficiente.
Al di là degli anatemi e delle polemiche bisogna guardare con lucidità e realismo ai segnali di allarme che i mercati stanno esprimendo. Non sono gli speculatori, che pure ci sono e fanno il loro mestiere,ma sono i risparmiatori italiani e stranieri che esprimono sfiducia verso il modo di amministrare il Paese e vendono i nostri titoli per approdare verso lidi più sicuri. Soprattutto la manovra del ministro Tremonti,oltre ad avere alcuni gravi difetti di formulazione,non  affronta un nodo fondamentale per rafforzare la fiducia sulla capacità dell’Italia di poter ripagare il proprio enorme debito: e cioè non fa nulla per rafforzare il tasso di sviluppo,per dare un chiaro segnale sulla possibilità di arrivare ad una crescita di almeno il 2% senza la quale difficilmente si potrà sostenere il debito italiano. Ad  aggravare la situazione c’è poi il marasma politico,la confusione esistente all’interno del Governo ( ed anche in parte all’interno dell’opposizione) dove tutti sono contro tutti ,ma le contrapposizioni avvengono secondo linee confuse,se non addirittura controproducenti.
Ma andiamo con ordine. In primo luogo la manovra di Tremonti che certo ha resistito alle pressioni di Berlusconi e di tanti ministri per allargare i cordoni della borsa, ma che nel complesso è sbagliata perchè non taglia in modo adeguato la spesa pubblica ma carica la maggior parte dell’onere dell’aggiustamento sull’incremento della pressione fiscale. Si calcola che su 40 miliardi di manovra i tre anni i 2/3 sono fatti da aumento delle tasse. Per di più i tagli delle spese sono aleatori e comunque calcolati sugli incrementi tendenziali,per cui non prevedono riduzioni assolute ma nella migliore delle ipotesi contenimenti del ritmo di crescita. Alcune misure fiscali sono poi controproducenti come quella che aumenta il  bollo sui depositi titoli presso le banche ( che indurrà molti a vendere e spostare i propri risparmi all’estero) o come quella sugli ammortamenti delle concessionarie che rischia di rallentare gli investimenti in infrastrutture che invece sono indispensabili per la crescita della produttività. Insomma una manovra che non tiene conto della necessità di rafforzare la credibilità del Paese in una situazione di forte turbolenza dei mercati internazionali. Ma la colpa non è solo di Tremonti. Il Presidente Berlusconi appare del tutto inconsapevole della gravità della situazione e della necessità di mosse politiche qualificanti per tagliare le spese e rilanciare la competitività del Paese con misure drastiche di liberalizzazione e snellimento burocratico. Ed invece il Pdl ha votato per la conservazione delle Province! Proprio a dimostrazione che non si vuole fare nulla di serio per cambiare il modo di gestire il Paese e riportarlo su un sentiero di crescita.
In secondo luogo pochi credono che la manovra che dovrebbe condurre al pareggio di bilancio nel 2014,pur con tutti i suoi difetti, possa davvero passare  all’esame delle Camere e magari migliorata. E’ più probabile che possa uscire annacquata nei saldi e nell’efficacia. E ciò anche per colpa  dell’opposizione che blatera di “macelleria sociale” ed insegue tutte le rivendicazioni delle Regioni e dei Comuni che non voglio nemmeno prendere in considerazione le ragioni dell’efficienza e la necessità di razionalizzare la spesa anche da parte loro.
Ora i nodi stanno venendo al pettine. Bisogna evitare il rischio che la lotta politica fatta solo di personalismi,continui sorda e cieca a tutti i segnali di allarme che stanno mandando i mercati. Sarebbe veramente grave se si dovesse aspettare il crollo della casa per far cessare questo confuso  e stucchevole vociare. Anche perchè sotto la mecerie finirebbe non solo una inconcludente classe politica, ma anche tanti italiani che non meritano di pagare un prezzo così alto all’incapacità dei propri dirigenti. E’ proprio ora che qualcuno dal colle più alto faccia sentire  ancora più forte la propria voce.

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