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Vendite allo scoperto: cosa sono? L’elenco dei titoli “vietati”

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Mentre è in vigore il divieto di vendite allo scoperto, Piazza Affari tenta di rialzarsi dopo la perdita storica (-16,92%) registrata il 12 marzo. A metà giornata il Ftse Mib guadagna oltre l’11,12%, trainato da Amplifon (+29,5%), Poste Italiane (+17,8%) e Bper (+17%). 

VENDITE ALLO SCOPERTO: COSA SONO?

A contribuire all’andamento, finalmente positivo, della Borsa di Milano è anche lo scudo fornito in mattinata dalla Consob che ha deciso di vietare, ma solo per il 13 marzo, le vendite allo scoperto, ovvero le operazioni di carattere speculativo che consentono di vendere titoli non direttamente posseduti dal venditore e di riacquistarli successivamente. Lo scopo di questo tipo di attività è quello di ottenere un profitto scommettendo sulla differenza tra il prezzo (alto) di vendita dell’azione e quello (basso) di riacquisto.

Il divieto di vendita allo scoperto può essere stabilito in momenti delicati e di forti volatilità per le Borse perché considerata una pratica in grado di far crollare i prezzi dei titoli. Il regolamento Ue sullo “Short Selling” del 2012 stabilisce infatti che in caso di ribasso consistente verificatosi in una sola seduta “l’autorità competente dello Stato membro di origine per tale sede verifica se sia opportuno vietare o porre delle restrizioni a persone fisiche o giuridiche per quanto riguarda l’avvio di vendite allo scoperto dello strumento finanziario in tale sede di negoziazione o altrimenti porre delle restrizioni alle operazioni su detto strumento finanziario in tale sede di negoziazione allo scopo di impedire una diminuzione disordinata del prezzo di detto strumento finanziario”.

LA DECISIONE DELLA CONSOB

La decisione della Consob si applica su ben 85 titoli quotati. Non era mai successo che lo stop coinvolgesse così tante azioni, ma le perdite causate il 12 marzo dalla diffusione dell’emergenza coronavirus e dalle parole incaute pronunciate dalla numero uno della Bce, Christine Lagarde, hanno provocato una variazione di prezzo talmente impetuosa da spingere la l’Autorità a correre ai ripari. Attraverso una nota la Consob ha spiegato infatti che il provvedimento è stato varato “tenuto conto della variazione di prezzo registrata dai titoli nella giornata del 12 marzo 2020 (superiore alle soglie previste dal citato regolamento”, pari al 10%.

VENDITE ALLO SCOPERTO: GLI 85 TITOLI “VIETATI”

Il divieto di vendite allo scoperto riguarda, oltre alle blue chip e anche altri titoli attivi su altri indici. Ecco l’elenco completo:

Txt, Ascopiave, Lazio, Poste Italiane, A2A, Italgas, Exor, Banco Bpm, Snam, Amplifon, Campari, Fiat Chrysler Automobiles, Banca Generali, Buzzi Unicem, Prysmian, Enel, Leonardo, Salvatore Ferragamo, UBI Banca, Atlantia, Mediobanca, STMicroelectronics, Moncler, Cnh Industrial, Finecobank, Nexi, Generali, Recordati, Pirelli & C., Juventus Football Club, Tenaris, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Saipem, Hera, Bper Banca, Terna, Azimut Holding, Eni, Unipol, Telecom Italia, Ferrari, Covivio, Sanlorenzo, Technogym, DoValue, De’ Longhi, Banca Ifis, Fila, Anima Holding, Cerved Group, Fincantieri, Cairo Commuication, Ovs, Inwit, Ace, Maire Tecnimont, Tod’s, Cattolica Assicurazioni, Iren, Reply, El En, Datalogic, Biesse, Telecom Italia Rsp, Ima, Geox, Mediaset, IGD, Interpump, Marr, Autogrill, Erg, Tamburi Investment Partners, Piaggio & C., Banca Monte Paschi Siena, Mondadori Editore, Credito Valtellinese, Banca Popolare Sondrio, Falck Renewables, Astm, Salini Impregilo, Zucchi, Fiera Milano, Illimity Bank.

Da sottolineare che la Consob non è stata l’unica autorità in Europa a muoversi. La stessa decisione è stata presa dalla Comision Nacional del Mercado de Valores spagnola, che ha vietato lo scoperto su 69 titoli. La loro vendita allo scoperto sarà inoltre vietata in tutte le sedi di negoziazione del Regno Unito per la giornata. 

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Categories: Finanza e Mercati