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Vegas (Consob): “La Boschi era preoccupata della fusione tra Etruria e Vicenza”

Imagoeconomica Raffaele Verderese

L’attuale sottosegretario alla vicepresidenza del Consiglio ed ex ministro per le Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi si interessò del “caso Banca Etruria” prima che suo padre divenisse vicepresidente dell’istituto aretino. E’ quanto si desume dalla testimonianza resa oggi davanti alla Commissione parlamentare sulle banche dal presidente della Consob, Giuseppe Vegas. La tempistica è essenziale: se la Boschi parlò di Banca Etruria a Vegas prima che il padre divenisse vicepresidente è evidente che non ci fu conflitto d’interesse ma le opposizioni (M5S, Liberi e Uguali e Lega) non perdono occasione per reclamarne le dimissiioni.

BANCHE, LE PAROLE DI VEGAS SU BOSCHI

Su Banca Etruria “ho avuto modo di parlare della questione con l’allora ministro Boschi”, che espresse “un quadro di preoccupazione perché a suo avviso c’era la possibilità che Etruria venisse incorporata dalla Popolare di Vicenza e questo era di nocumento per la principale industria di Arezzo che è l’oro”.

Queste le parole pronunciate dal presidente uscente della Consob ed ex parlamentare di Forza Italia, Giuseppe Vegas di fronte alla commissione d’inchiesta sulle banche. “Io le risposi che Consob non era competente” sulle decisioni che le banche prendono in materia di aggregazioni.

Vegas ha poi raccontato i dettagli: fu Boschi “che chiese di vedermi e venne a Milano”, precisando di aver parlato con lei anche un’altra volta: l’ex ministro “mi disse in un’altra occasione che suo padre sarebbe diventato vicepresidente”.

Le parole del presidente della Consob hanno scatenato la reazione delle opposizioni, cui la sottosegretaria Boschi ha risposto tramite un post su Facebook:

IL TITOLO IN BORSA

“Abbiamo riscontrato che c’erano stati alcuni movimenti anomali, sono state fatte indagini anche con rogatorie internazionali e sono state sentite anche diverse persone, soprattutto un noto finanziere”. Così Vegas in risposta ad una domanda di Davide Zoggia relativa alle oscillazioni del titolo verificatesi in concomitanza al decreto di riforma sulle banche Popolari.

“Però – ha continuato Vegas – gli uffici hanno riscontrato che i movimenti fatti da questo finanziere…”. Non si sa come sia finita la frase dato che il presidente della commissione Pier Ferdinando Casini, è intervenuto per secretare la seduta per qualche minuto. Vegas ha in realtà sostenuto che Carlo De Benedetti incontro sia il premier Matteo Renzi che il vicedirettore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, prima del varo del decreto sulla riforma delle banche popolari.

LO STATO DI SALUTE DELLE BANCHE

Dal 2015 “la situazione delle banche è migliorata con un peso dei titoli di Stato sceso al 9% del totale attivo e dei crediti deteriorati dal 18 al 12%. Tuttavia permangono fragilità e problemi strutturali oltre alla bassa redditività dovuta ai tassi d’interesse: è stato un periodo in cui, come suol dirsi, ha piovuto sul bagnato”. Queste le parole con le quali Giuseppe Vegas ha esordito davanti alla Commissione Banche, spiegando inoltre che, negli ultimi sette anni, la Consob ha irrogato complessivamente alle banche sanzioni per oltre 32,5 milioni.

Il dato indicato dal presidente dell’Autorità, Giuseppe Vegas, è aggiornato allo scorso 30 novembre. “Le violazioni –  ha continuato il presidente della Consob – riguardano la prestazione dei servizi d’investimento, la normativa sui prospetti, la disciplina market abuse. Le sanzioni alle sole banche dal 2011 ad oggi ammontano ad oltre 32 milioni, e sono state irrogate ad un totale di 715 esponenti aziendali, di cui 366 nel corso del 2017”.

LA RELAZIONE DI D’AGOSTINO SU BANCA ETRURIA

L’audizione di Vegas arriva dopo che in mattinata il vice dg della Consob, Giuseppe D’Agostino ha espresso criticità sull’operato di Banca Etruria e Carife ma anche della Bancas d’Italia attraverso una relazione presentata proprio alla commissione.

Per quanto riguarda Banca Etruria, D’Agostino ha spiegato che nel 2012-2013, l’istituto “ha operato e sollecitato il pubblico risparmio attraverso offerte, in assenza di un quadro informativo corretto e completo circa la reale situazione di criticità in cui si trovava”.

Secondo il dirigente della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa: “le operazioni per complessivi 320 milioni di euro, sono state effettuate, tacendo le rilevanti criticità e anomalie”.

“In buona sostanza – ha affermato D’Agostino – Banca Etruria ha proceduto alla propria patrimonializzazione, senza mai dichiarare di essere in una situazione di grave criticità gestionale e patrimoniale, così come indicato dalla Vigilanza già nel luglio 2012. Veniva cioè omesso di indicare ai risparmiatori e alla Consob, che tutte le operazioni di patrimonializzazione erano necessarie per la sopravvivenza della Banca, affermando unicamente che si trattava di allineamento ai nuovi standard patrimoniali”.

RITARDI ANCHE DA CARIGE

La Consob ha spiegato anche la sua attività di vigilanza sui servizi di investimento di Cassa di risparmio di Ferrara, ricordando che “solo dalla documentazione trasmessa dalla Procura di Ferrara nel maggio 2017, è emerso che, già a partire dal 2010, la Banca aveva consapevolezza di rilevanti elementi critici che riguardavano la sua situazione patrimoniale e gestionale, nonche’ il profilo di rischio delle proprie azioni”.

Gli elementi critici non erano quindi nel prospetto per i bond subordinati approvato da Consob nel 2013. I bond di Carife, emessi per un importo complessivo di 148 milioni, sono stati azzerati con la risoluzione nel 2015.

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