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Variante Delta e petrolio affondano le Borse: Milano la peggiore

La paura di una nuova ondata di contagi legati alla variante Delta del Covid e i ribassi del prezzo del petrolio derivanti dall’accordo Opec+ mettono ko i mercati finanziari e Piazza Affari diventa la maglia nera con un ribasso di oltre il 3% – Bper, Enel (ma per stacco cedola), Exor e Saipem i titoli più venduti – In controtendenza Diasorin e Amplifon

Variante Delta e petrolio affondano le Borse: Milano la peggiore

Il malessere che da qualche seduta aleggiava sulle Borse, ha toccato oggi il suo picco, con un pesante calo su tutti i mercati. Dopo quelle asiatiche, anche le piazze europee chiudono in rosso, mentre Wall Street è partita stonata e prosegue al momento in territorio ampiamente negativo. 

Per Piazza Affari il bilancio di seduta è pesantissimo: -3,33%. Il Ftse Mib arretra ai livelli di marzo a 23.965 punti, con quasi tutte in calo le blue chip, a eccezione dei titoli della salute, Diasorin (+1,81%) e Amplifon (+0,47%). Si fa sentire in negativo il crollo di Enel, -5,07%, la big più big del listino, nel giorno dello stacco cedola. Male le banche, con Bper (-5,08%) fermata in volatilità nel corso della seduta. E si alza lo spread tra decennale italiano e tedesco: 113 punti base (+3,64%), nonostante il rendimento del titolo italiano scenda a +0,7%, perché il Bund fa molto meglio e chiude a -0,43%. L’avversione al rischio favorisce i titoli di Stato nordamericani, che registrano prezzi in rialzo e rendimenti in calo.

Dopo i lauti guadagni azionari dei mesi scorsi gli investitori vanno all’incasso, intimoriti dalla recrudescenza della pandemia a livello globale, soprattutto a causa della variante Delta e dal conseguente rischio che nuove chiusure frenino la ripresa. Si fanno sentire inoltre le tensioni Usa Cina e il tonfo del petrolio a seguito dell’accordo in seno all’Opec+. Da un lato di teme quindi che la crescita sia già al capolinea, dall’altro il cartello ha deciso di aumentare la produzione nella prospettiva di una crescente domanda dovuta alla ripartenza.

Sullo sfondo resta poi il timore che l’inflazione forzi la mano alle banche centrali, nonostante le rassicurazioni sul fronte Usa giunte la settimana scorsa dal numero uno della Fed Jerome Powell. Questa settimana si guarda alla riunione della Bce, giovedì 22, dopo il recente aggiornamento strategico da parte di Eurotower. 

In questo quadro tutta l’Europa arretra: Francoforte -2,69%; Parigi -2,54%; Amsterdam -2,1%; Madrid -2,4%. Anche Londra -2,32%, vive con una certa mestizia il giorno della riapertura totale, con la beffa di Boris Johnson in quarantena e la soglia dei 50mila contagi giornalieri ormai a un passo. 

Tra i settori più colpiti dalle vendite ci sono viaggi e turismo, che maggiormente dovevano beneficiare di un ritorno alla normalità grazie ai vaccini. Male anche altri settori sensibili all’economia come quello minerario, auto e componenti e quello bancario, in un contesto in cui l’aumento dei casi di coronavirus alimenta le prospettive di una ripresa più lenta.

Sul mercato valutario l’euro-dollaro è poco mosso, in area 1,18%.

Tra le materie prime crolla il prezzo del petrolio. Il future Brent settembre 2021 perde il 6% circa e tratta poco sopra i 69 dollari al barile; il greggio texano pari scadenza arretra quasi del 7%, intorno a 66,70 dollari al barile. A pesare è la notizia ufficiale che l’Opec+ ha superato le divisioni interne per riaprire i rubinetti e far calare i prezzi. Nella giornata di ieri, i ministri dei paesi del cartello più i loro alleati hanno trovato un accordo per aumentare la produzione di greggio a partire da agosto, in modo da raffreddare i prezzi che questo mese hanno toccato i massimi di oltre due anni e hanno raggiunto un’intesa per le nuove quote di produzione a partire dal 2022. Lo scorso anno l’Opec+ aveva tagliato la produzione della cifra record di 10 milioni di barili al giorno, nel quadro di un crollo verticale della domanda all’evolversi della pandemia, portando a un collasso dei prezzi, con i future sul greggio Usa entrati in territorio negativo.

Gradualmente i produttori Opec+ hanno allentato le restrizioni, che ora si aggirano intorno ai 5,8 milioni di barili al giorno.

L’oro non tiene l’argine, ma limita le perdite a un calo frazionale: lo spot gold cede lo 0,35, 1806 dollari l’oncia.

In Piazza Affari il conto dei feriti parte dalle banche con Bper -5,07% e Intesa -4,23%. Soffre la cassaforte degli Agnelli Exor -4,75%, con il settore auto in retromarcia. Arretrano i titoli petroliferi, primo tra tutti Saipem -4,73%.

Male Telecom -4,33%, che ha abbassato le stime del 2021 e alzato quelle del 2022, dopo l’accordo con Dazn per la distribuzione del campionato di Serie A. L’azionista Vivendi cede l’1,54% a Parigi dopo che l’investitore miliardario Bill Ackmann ha deciso di acquisire fino al 10% della controllata di Vivendi Universal Music Group impiegando il principale hedge fund di sua proprietà invece di una Spac.

Le vendite si sono abbattute anche sul settore del lusso, a dispetto della giornata ricca di notizie: dall’acquisizione della quota di maggioranza di Etro da parte di L Catterton Europe, il fondo che fa capo alla famiglia Arnault, fino all’annuncio di quotazione di Zegna a New York attraverso la fusione con la Spac promossa da Sergio Ermotti e Andrea Bonomi. Moncler arretra dell’1,2%, Ferragamo del 2,89% e Cucinelli dell’1,81%.

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