Ancora una giornata di passione sul mercato valutario per i Paesi emergenti. A soffrire sono soprattutto Turchia e Russia, che non accennano a invertire la tendenza negativa delle ultime sedute.
La lira continua la sua precipitosa discesa, abbattendo la soglia di 2,36 per dollaro e di 3,23 per euro. A metà mattina la valuta scambia a 2,3616 dollari e a 3,2345 euro, nuovi minimi storici, in netto calo rispetto a record negativi toccati venerdì, rispettivamente a 2,3360 e 3,2069.
Sotto pressione anche il rublo, scambiato stamane a 47,54 euro. Venerdì la divisa russa aveva registrato un nuovo minimo contro la moneta unica dal febbraio 2009, scendendo sotto la soglia dei 47 euro. Rispetto al dollaro, oggi il rublo passa di mano a un cambio di 34,71, il più debole da marzo 2009.
Come spiega Prometeia nel suo ultimo Rapporto di previsione, il tapering avviato dalla Federal Reserve – ovvero la riduzione degli stimoli monetari all’economia Usa – ha fatto esplodere contraddizioni precedenti e provocato un deflusso di capitali dai Paesi emergenti verso i Paesi più industrializzati (73 miliardi di dollari solo nel periodo maggio-settembre 2013), con un deprezzamento degli asset tra l’8 e il 10% e una svalutazione delle monete dei Paesi emergenti che già presentavano situazioni economiche in fase di deterioramento. Il rafforzamento di euro e dollaro hanno accentuato le difficoltà dei Paesi emergenti e aggravato i rapporti di cambio, riaccendendo la spia dell’inflazione.
Inoltre, sulla moneta russa pesa la decisione della Banca centrale di passare gradualmente alla libera fluttuazione della divisa, mentre su quella turca incide la tempesta politica che da circa un mese e mezzo mette a dura prova il governo Erdogan, travolto da sospetti di corruzione che hanno portato in carcere molti indagati eccellenti e costretto quattro ministri alle dimissioni.
Giovedì la Banca centrale turca è intervenuta direttamente sul mercato per la prima volta in due anni, ma non è riuscita ad arginare le perdite. Da metà dicembre la divisa ha perso oltre 10% sul dollaro.