“A2A e, in generale, tutte le multiutility stanno dialogando con Enel e con altri operatori sul tema della fibra ottica. Si tratta di capire quali spazi ci sono per dare un servizio migliore e a minor costo ai cittadini e ai territori. La logica va nella direzione di evitare di fare doppi scavi per installare la fibra oltre a quelli già previsti nei piani di lavoro delle utility”. Giovanni Valotti, bocconiano e presidente esecutivo di A2A, fa capire che il gruppo lombardo intende partecipare alla partita sulla banda ultralarga ma mantiene un approccio pragmatico sul tema del momento, quello della nuova infrastruttura superveloce dopo la presentazione del piano Enel a Palazzo Chigi. Allo stato attuale, sembra prematuro parlare di uno scambio di partecipazioni: “Vediamo”, dice e oltre non si spinge.
Nei piani della multiutility lombarda – forte dei conti 2015 conclusi con un ritorno all’utile per 73 milioni dopo 200 milioni di svalutazioni e sostenuta dall’aggiornamento del piano industriale per il periodo 2016-20 – le telecomunicazioni occupano dunque uno spazio limitato. Il grosso della crescita, spiega lui stesso in questa intervista a FIRST online, verrà dall’importante piano di investimenti aumentati a 2,2 miliardi nel periodo e dall’M&A, secondo alcune direttrici focalizzate su reti intelligenti, efficienza energetica, business ambientale, con uno sguardo sempre più attento al risparmio dei costi e ad un bilancio di sostenibilità che, promette, “è parte integrante del nostro business. Puntiamo non solo a fare utili, come ci chiedono gli azionisti, ma anche a come realizzarli perché questo oltre che un valore etico è un fattore significativo di competitività. Ci piace l’idea di un profitto di qualità”.
Le sfide da intraprendere sono numerose alla vigilia delle elezioni amministrative che renderanno ineludibile, per A2A come per le altre utility controllate dagli enti locali, un confronto con i nuovi amministratori. Sullo sfondo rimane un trend di consumi elettrici in calo, confermato dai dati Terna di marzo, e di diminuzione dei prezzi dell’energia. Se il 2015 è stato per A2A l’anno del cambio di passo, su quali linee puntate per lo sviluppo in uno scenario che mette sotto stress le aziende dell’energia?
“Nel 2015 abbiamo ottenuto risultati migliori degli obiettivi che avevamo individuato nel primo piano industriale, presentato al momento del nostro insediamento, con l’amministratore delegato Luca Valerio Camerano. Negli ultimi sei mesi lo scenario energetico globale è notevolmente peggiorato e un aggiornamento del piano si è reso necessario. Tuttavia siamo tranquilli e fiduciosi, sulla base dei nuovi indirizzi, di essere capaci di compensare su altri business, come per esempio l’Ambiente, o con l’offerta di servizi innovativi, come quelli legati alla Smart City e all’efficienza energetica in cui vogliamo essere pionieri. Inoltre, abbiamo avviato un programma di efficientamento dei costi interni, il progetto EN&A, che ci spinge a tagliare ogni minimo spreco”.
Il mercato ha apprezzato le vostre indicazioni, le azioni A2A sono salite del 3,8% nell’ultimo mese.
“Il mercato ha apprezzato i nostri sforzi e subito dopo la presentazione del piano il titolo è salito del 4% circa. Gran parte degli analisti, inoltre, stimano il target price in salita con giudizi Buy. Il cambio di governance e l’uscita dal duale hanno contribuito a migliorare la fiducia e la percezione del mercato. E’ importante infine sottolineare che abbiamo scelto obiettivi ambiziosi ma muovendoci con un approccio prudenziale: abbiamo lasciato fuori dal piano alcuni progetti sui quali puntiamo ma non ancora completati, con un impatto valutato tra 250 e 300 milioni sull’Ebitda. Una sorta di “assicurazione sulla vita” del piano che entrerà in campo per migliorarlo o per supplire in caso di parziale insuccesso”.
Si riferisce all’acquisizioni di Linea Group e al rafforzamento della partnership con Acsm-Agam, le due utility lombarde?
“Con Linea Group è stato firmato il contratto, ora al vaglio dell’Antitrust. Contiamo di consolidarla non appena il deal sarà concluso: avrebbe un impatto di oltre 75 milioni sull’Ebitda e di circa 550 milioni sui ricavi, cifre che per ora sono rimaste fuori dal perimetro del piano. Un rafforzamento della partnership con Acsm-Agam è possibile soprattutto se verrà ben compreso il nostro modello di multiutility che lascia ai territori il brand, la sede, i dipendenti e mette in campo il potenziale di un’alleanza con un grande partner industriale come A2A”.
E’ possibile dare un valore alle potenziali acquisizioni?
“Se parliamo di operazioni strategiche come quelle appena descritte incidono da 100 a 150 milioni di Ebitda sui 250-300 di cui abbiamo parlato. Fuori da questo perimetro, procederemo con specifiche operazioni legate ai singoli business. Ma vorrei tornare sulla particolare enfasi che abbiamo dato, nel nuovo piano alla sostenibilità”.
Con quale concretezza?
“Abbiamo tradotto i nostri obiettivi in numeri: per esempio, per la raccolta differenziata dei rifiuti vogliamo raggiungere il 70% medio in tutti i Comuni gestiti. Consideri che Milano è capitale d’Europa con il 53%. Vogliamo dare alla sostenibilità, intesa come tutto ciò che restituisce valore agli stakeholders, lo stesso rilievo dei risultati economici che prevedono un raddoppio del dividendo nell’arco di piano grazie all’incremento della redditività. Prima delle svalutazioni, ereditate dalla passata gestione, l’aumento dell’utile 2015 è stato del 59% in un anno”.
Contatori e città intelligenti, cosa farete su questo versante?
“Anche noi partiremo con la graduale sostituzione dei contatori con i modelli più evoluti. Abbiamo già realizzato l’illuminazione pubblica a led, che porta enormi risparmi, a Bergamo, Brescia e Milano e ora procederemo con altri comuni. E poi c’è tutto un ventaglio di nuovi servizi: parcheggi intelligenti, cestini dotati di speciali sensori che facilitano la raccolta di quelli pieni, pali che regolano l’intensità della luce in funzione del passaggio di veicoli e persone, telecamere di nuova generazione per la sicurezza, domotica. E’ un ventaglio ampio di proposte innovative”.
Il piano prevede anche la chiusura di impianti termoelettrici per 3 Gigawatt. Dove? E come saranno riutilizzate le aree?
“I siti coinvolti dal piano di chiusure definitive sono San Filippo del Mela e Brindisi (-1,6 GW) e saranno trasformati in poli delle energie rinnovabili, in particolare per San Filippo del Mela è previsto un impianto di combustione di Combustibile Solido Secondario (CSS) e solare termodinamico, mentre per Brindisi sarà creato un polo basato su fotovoltaico, solare termodinamico e accumulo di energia. Gli altri siti, impianti CCGT alimentati a gas ubicati nel Nord Italia, vedranno la chiusura parziale di specifici gruppi produttivi e quindi continueranno a produrre seppur su capacità ridotte (-1,4 GW)”.