Shell ed Eni possono continuare ad estrarre petrolio e gas dal sottosuolo della Val d’Agri senza che questo provochi fenomeni sismici. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha concluso il periodo di osservazione triennale dei fenomeni nell’area della Basilicata dove si estraggono idrocarburi.
Scoperti trent’anni fa, i giacimenti continentali di petrolio italiani con gas associato, sono classificati come i più estesi d’Europa. La presenza delle società petrolifere in un raggio di circa 5 chilometri danno luogo a periodiche discussioni sugli impatti ambientali con conseguenti iniziative politiche locali e nazionali. La Regione ricava royalties dalle estrazioni e qualche beneficio arriva direttamente ai cittadini lucani. Il referendum sulle trivelle del 2016, per ricordare, ebbe in Basilicata la più alta affluenza al voto.
Da qualche giorno c’è il riscontro oggettivo, rassicurante, dei vulcanologi sulla “tenuta” delle trivelle sul territorio. L’INGV è attivo qui dal 2017, quando fu scelto dal Ministero dello sviluppo economico come “Struttura Preposta al Monitoraggio” per l’applicazione delle prescrizioni e delle raccomandazioni degli Indirizzi e Linee Guida (ILG) sismici. Gli ILG stabiliscono e regolano le modalità di monitoraggio delle pressioni dei fluidi del sottosuolo, della sismicità e della deformazione delle aree interessate alle estrazioni. Non tutti i luoghi dove si prendono energie dal sottosuolo vengono osservati in questo modo. Le Società effettuano i loro rilievi prima, durante e dopo la collocazione dei pozzi e del cracking. Normalmente si misurano sia i livelli dei giacimenti che la qualità di ciò che deve essere lavorato.
Petrolio e gas: la Val d’Agri sito pilota per gli effetti sismici
La Val d’Agri è uno dei quattro siti pilota italiani per la sperimentazione degli ILG. I controlli, evidentemente, determinano responsabilità di privati e dello Strato in caso di rischi. Per ora, però, in Basilicata sono esclusi pericoli dal sottosuolo. I cittadini e i comitati contro le trivellazioni del resto sono stati messi al corrente della situazione e ci sta anche che qualcuno possa o voglia sollevare polemiche sui dati.
Sulla base dei risultati acquisiti Thomas Braun, sismologo dell’INGV, dice: “questo territorio è considerato tra le aree con la più alta pericolosità sismica in Italia. L’alto rischio sismico presente in Basilicata, unitamente all’alto interesse di sfruttamento industriale dei suoi giacimenti di idrocarburi, ha indotto a dotare la Val d’Agri di un sistema di monitoraggio geofisico tra i più avanzati del Paese”. Il Centro di monitoraggio controlla ogni giorno i parametri della sismicità: dalla verifica manuale della sismicità al calcolo della magnitudo, all’aggiornamento del database e alla compilazione e pubblicazione di un bollettino. I risultati del controllo triennale si possono leggere anche sul portale dell’Istituto di vulcanologia.
Un sistema di controllo integrato in una rete regionale
Peraltro negli anni il sistema è stato perfezionato con tecnologie avanzatissime. Attualmente vengono presi dati in tempo reale da una rete sismica integrata di 57 stazioni (pubbliche e private) che localizzano la microsismicità e i dati geodetici di precisione di altre stazioni permanenti regionali. Un lavoro scientifico che tutela le persone e cicli industriali. Di più spiega la vulcanologa Stefania Danesi, “tra il 2020 e il 2022 la sismicità localizzata entro un raggio di 5 km dal pozzo di re-iniezione delle acque di strato, sito a Montemurro in provincia di Potenza, ha mantenuto valori di magnitudo al di sotto della soglia limite, a partire dalla quale si passa da un livello di gestione ordinaria 0 (verde) a un livello di allerta 1 (giallo)”.
Se ce ne fosse stato bisogno le aziende sarebbero state investite del problema così come i Comuni, la Regione e le associazioni. In prospettiva quel che si fa in Val d’Agri può essere applicato ad altre realtà industriali con impatti ambientali significativi. La sperimentazione è la conferma che il territorio lucano ha mantenuto le stesse caratteristiche coerenti degli anni precedenti. Che i colossi energetici impegnati nelle estrazioni non compromettono il sottosuolo. Il territorio delle lavorazioni energetiche – a tutto vantaggio dell’ambiente e degli abitanti – è osservato come un vulcano attivo che, però, qui genera soldi e posti di lavoro.