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Vaccino Covid, AstraZeneca riprende sperimentazione

Una commissione indipendente di esperti nel Regno Unito ha dato il via libera alla ripresa dei test sul vaccino anti-Coronavirus elaborato dall’Università di Oxford insieme alla multinazionale AstraZeneca e al centro di ricerca italiano di Pomezia.

Vaccino Covid, AstraZeneca riprende sperimentazione

Scampato pericolo per il vaccino elaborato dall’Università di Oxford, insieme alla multinazionale AstraZeneca e al centro di ricerca di Pomezia, Irbm. Sembrava che i problemi emersi su uno dei 50mila volontari nella fase sperimentale avrebbero rallentato i test, e invece una commissione indipendente di esperti, nel Regno Unito, ha dato il via libera alla ripresa della sperimentazione. Nei giorni scorsi infatti c’era stata un sospensione perché uno dei volontari aveva sviluppato una reazione sospetta, un’infiammazione spinale.

La verifica eseguita dal comitato tecnico indipendente ha dunque appurato che non vi è collegamento con il vaccino e dunque la sperimentazione può ripartire. Si tratta del vaccino sul quale l’Italia, insieme ad altri paesi europei, ha investito più risorse con la speranza di avere le prime dosi, per alcune categorie di cittadini, già a novembre. La sospensione della sperimentazione aveva alimentato il pessimismo, la svolta di ieri sembra andare nella direzione dell’ottimismo, anche la prudenza è sempre necessaria.

“Questo non è un gioco – ha commentato Piero Di Lorenzo, presidente di Irbm -. Gli scienziati si assumono una responsabilità di fronte al mondo. La mancata relazione fra il candidato vaccino e l’evento avverso era evidente, visto che la commissione entro 24 ore dalla riunione si è espressa. Significa proprio che non c’è il minimo dubbio. Se fosse stato un fatto controverso, la commissione avrebbe richiesto molto più tempo, magari mesi. Invece è stato tutto rapidissimo. Nel cammino di un candidato vaccino gli intoppi ci sono. Questa volta è stata data pubblicità alla cosa proprio per evitare dietrologie, trattandosi di una sperimentazione alla fine. Ma quando si fa un trial di Fase 3, siccome non sono volontari sani, ma anche con patologie importanti, è fisiologico e di routine che ci possano essere manifestazioni avverse. Poi nel 99,9% dei casi si dimostra che non c’è una relazione con il candidato vaccino. In questo caso, se ci fosse stato anche solo un dubbio la commissione si sarebbe presa molto più tempo”.

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