La Commissione Europea non blocca l’export di vaccini, ma impone delle nuove regole che limiteranno fortemente le esportazioni allo scopo di accelerare con le campagne vaccinali degli Stati membri, tutti alle prese con forti difficoltà dovute soprattutto alla mancanza di forniture. Parallelamente monta un nuovo caso AstraZeneca in seguito alla “scoperta” di 29 milioni di dosi ferme allo stabilimento di Anagni, sulle quali però l’azienda ha fornito delle spiegazioni.
LE NUOVE REGOLE SULL’EXPORT DEI VACCINI
Bruxelles ha introdotto due nuovi criteri in base ai quali si deciderà se i vaccini potranno essere esportati oppure no: reciprocità e proporzionalità. Parlando in parole povere si potrà bloccare l’export di vaccini (o di componenti) verso Paesi che non esportano verso l’Unione Europea e verso gli Stati extra Ue che sono molto più avanti con le somministrazioni dei vaccini. Le domande, sottolinea Bruxelles, saranno valutate caso per caso, ma l’obiettivo è che le richieste di export non costituiscano una minaccia per la sicurezza dell’approvvigionamento per i 27 Paesi dell’Ue. L’iniziativa revoca l’esenzione per 17 Paesi, mentre i 92 Paesi a basso e medio reddito del Covax, l’iniziativa dell’Organizzazione mondiale della sanità che mira a portare i vaccini nei Paesi più poveri, restano esclusi dal campo di applicazione dello strumento.
“L’Ue è l’unico grande produttore dell’Ocse che continua a esportare vaccini su larga scala in dozzine di Paesi. Ma le strade devono correre a doppio senso. Questo è il motivo per cui la Commissione europea introdurrà i principi di reciprocità e proporzionalità nel meccanismo di autorizzazione esistente dell’Unione. Dobbiamo garantire consegne tempestive e sufficienti di vaccini ai cittadini dell’Unione. Ogni giorno conta”, ha commentato la presidente dell’Esecutivo comunitario Ursula Von der Leyen.
Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha invece sottolineato che l’Ue, fino ad oggi, ha approvato 380 richieste d’esportazione su 381 presentate (l’unica eccezione è il blocco stabilito dall’Italia all’export di 250mila dosi verso l’Australia) e che le nuove regole non rappresentano un blocco alle esportazioni.
I nuovi limiti preoccupano soprattutto il Regno Unito, che però sembra intenzionato a rispettare il principio di “reciprocità”, mettendosi al riparo da eventuali blocchi.
IL NUOVO CASO ASTRAZENECA
Dopo alcune ore di incertezza, sembra chiarirsi “il nuovo caso AstraZeneca” nato questa mattina in seguito a un’ispezione dei Nas nello stabilimento AstraZeneca di Anagni, nel corso della quale sono state trovate 29 milioni di dosi di vaccino.
L’Ispezione è stata inviata direttamente da Palazzo Chigi, su richiesta della Commissione Europea che voleva verificare alcuni lotti presenti nello stabilimento. Il Premier Mario Draghi, secondo quanto spiegato in una nota del Governo, ha informato il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il quale ha inviato un’ispezione, che si è tenuta tra sabato e domenica. I lotti ispezionati sono risultati con destinazione Belgio e non Regno Unito come scritto in mattinata da La Stampa.
“Spetta all’azienda (AstraZeneca, ndr.) decidere dove vanno le dosi” stoccate ad Anagni, “ma non possiamo fare a meno di notare che AstraZeneca è molto indietro con le consegne” all’Unione europea, ha detto il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, durante una conferenza stampa, specificando che la casa farmaceutica “si era impegnata a consegnare 120 milioni nel primo trimestre” mentre finora ne sono arrivate “meno di 30 milioni”. Nel dettaglio AstraZeneca al momento avrebbe consegnato solo 16,6 milioni di dosi.
Attraverso un comunicato rilasciato a metà giornata l’azienda ha spiegato che le 29 milioni di dosi presenti nello stabilimento di Anagni “non sono destinate solo all’Europa, ma anche a Covax”. “Non è corretto descriverle come una scorta – ha continuato AstraZeneca – Il processo di produzione dei vaccini è molto complesso e richiede tempo. In particolare, le dosi di vaccino devono attendere l’autorizzazione del controllo di qualità dopo che il riempimento delle fiale è stato completato”.
“Non ci sono esportazioni attualmente pianificate se non verso i Paesi Covax. Ci sono 13 milioni di dosi di vaccino in attesa di inviare il rilascio del controllo qualità a Covax come parte del nostro impegno a fornire milioni di dosi ai paesi a basso reddito, il vaccino è stato prodotto al di fuori dell’Ue e portato nello stabilimento di Anagni per essere riempito in fiale. L’Ue sostiene pienamente la fornitura di Paesi a basso e medio reddito attraverso lo strumento Covax”, ha continuato l’azienda. “Ci sono altri 16 milioni di dosi in attesa che il rilascio del controllo di qualità venga spedito in Europa. Quasi 10 milioni di dosi saranno consegnate ai Paesi dell’Ue durante l’ultima settimana di marzo, il saldo ad aprile poiché le dosi sono state approvate per il rilascio dopo il controllo di qualità”.