In caso di inadempienze, le penali non scattano in maniera automatica. Questa voragine nel contratto stipulato con l’Unione europea – rivelata lunedì dal Corriere della Sera – spiega per quale ragione Pfizer si possa permettere oggi di non rispettare le consegne concordate dei vaccini anti-Covid. L’accordo non tutelava abbastanza i cittadini europei e quindi le mancanze della casa farmaceutica sono difficili da contestare sul piano legale. Il ritardo sui vaccini e le inadempienze nelle consegne di Pfizer-BioNtech e Astra Zeneca sono arrivate sul tavolo del Consiglio Ue mentre i commissari europei alla Giustizia e agli Affari Interni propongono l’introduzione di misure restrittive sui viaggi all’interno dell’Europa.
Ma l’Italia ha deciso di procedere comunque e nell’atto di diffida per inadempimento, che potrebbe partire anche oggi, contesta anche il fatto che BioNTech, l’azienda tedesca associata a Pfizer nella produzione del vaccino, abbia siglato un contratto parallelo con la Germania per la fornitura di altri 30 milioni di dosi. Un’intesa parallela a quella comunitaria che, ovviamente, inficia l’equità della distribuzione dei vaccini.
Dopo la diffida, ci sono due possibilità. La prima è la causa penale davanti alla procura di Roma per “verificare la veridicità che le forniture siano state destinate ad altri Paesi”, ipotesi più volte smentita dall’azienda. La seconda è chiedere all’Ue di “valutare l’avvio di una controversia presso il foro di Bruxelles nell’interesse dell’Italia, come Stato membro”.
La conseguenza più grave è che i tagli annunciati da Pfizer comportano “pregiudizi per la corretta prosecuzione della campagna vaccinale, impostata sulla base delle formali pianificazioni” annunciate dalla casa farmaceutica, come si legge nella bozza dell’atto di diffida. È di ieri la conferma che le vaccinazioni degli over-80 dovranno slittare rispetto alla tabella di marcia originaria.
Secondo il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, per questa categoria la campagna “s’intensificherà solo a fine febbraio e per i primi richiami bisognerà aspettare metà marzo”. In generale, quindi, “le riduzioni di dosi comunicate da Pfizer e da AstraZeneca faranno slittare di circa 4 settimane i tempi previsti per la vaccinazione degli over 80 e di circa 6-8 settimane per il resto della popolazione”.
LA VERSIONE DI PFIZER
“Dalla prossima settimana la fornitura del vaccino da parte di Pfizer tornerà a regime”. Lo ha nuovamente ribadito la società americana contattata da Sky TG24. Pfizer ha anche specificato che “dall’8 al 18 Gennaio sono state inviate le fiale previste dal piano di ordinazione, poi c’è stata la riduzione a causa del riadattamento del sito produttivo belga di Puurs. Con la decisione del Governo di somministrare 6 dosi anziché 5, Pfizer ha ridotto il numero di fiale, ma non di dosi previste, che resta lo stesso. Quello che sta accadendo è frutto di un fraintendimento nel conteggio delle dosi che non è il conteggio delle fiale”.
I VACCINI SUL TAVOLO DEL CONSIGLIO UE
“Contiamo su un monitoraggio costante e attivo anche da parte della Commissione”. Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, intervenendo al Consiglio Ue.
“Non cambieremo gli obiettivi” di copertura vaccinale dell’80% della popolazione vulnerabile e del personale medico entro marzo e del 70% della popolazione entro l’estate. Lo ha detto il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, rispondendo alle domande dei giornalisti sui ritardi annunciati da Pfizer e AstraZeneca. “Se ogni volta che emerge un problema cambiamo il nostro obiettivo, perdiamo la prevedibilità e la chiarezza per tutte le parti coinvolte in questo processo”, ha sottolineato Mamer, aggiungendo che “gli obiettivi” stabiliti dall’Ue “sono ambiziosi” e Bruxelles intende “trovare soluzioni ai problemi” emersi.
L’Ue si aspetta che AstraZeneca “esplori tutte le flessibilità in termini di capacità produttiva, per onorare gli impegni e consegnare le dosi di vaccino richieste il prima possibile”, ha specificato il portavoce Eric Mamer a proposito della telefonata tra la presidente dell’Esecutivo Ue Ursula von der Leyen e l’Ad di AstraZeneca Pascal Claude Roland Soriot. Sulla possibilità che, per superare i problemi di capacità produttiva, i vaccini possano essere prodotti in impianti di altre aziende, “si tratta di politica delle compagnie – ha risposto Mamer – nel senso che sta a loro decidere se farlo o meno”