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Utilities, il governo vara gli incentivi alle aggregazioni

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Occhi puntati su Hera e Acea, ma non solo. La legge di Stabilità ha infatti dato il via agli incentivi per le aggregazioni tra ex municipalizzate. E’ la benzina che dovrebbe fare decollare l’obiettivo “da 8000 a 1000”, una drastica riduzione del numero delle società che operano nei servizi pubblici, più volte annunciato dal premier Matteo Renzi.

E in Borsa, infatti, brillano le utility sui listini azionari beneficiando del rimbalzo generalizzato degli indici ma anche delle norme inserite nella manovra finanziaria per il 2015 che dovrebbero dare una spinta per il consolidamento nel comparto. In effetti a fronte di un rialzo complessivo dell’EuroStoxx600 di settore dell’1,3%, i titoli delle municipalizzate italiane si mostrano molto più’ vivaci: +2,4% A2a, +2,7% Hera, +1,7% Acea, +1,3% Iren.

Ad avere offerto lo spunto agli operatori per rafforzare i loro acquisti è l’articolo 43 della Legge di Stabilità varata dal governo mercoledì scorso. La prima e forse la più incisiva per spingere i sindaci è quella che sblocca il patto di stabilità interno. Infatti prevede che i proventi per i Comuni, derivanti dalle dismissioni, possano essere utilizzati dagli stessi al di fuori dei limiti previsti dal Patto di Stabilità. Una misura importante perché rimette in pista risorse, incentivando quindi i sindaci a utilizzare uno strumento che spesso li ha visti reticenti nel tentativo di mantenere il controllo pieno sulle proprie società di servizi.

In secondo luogo, la nuova disposizione consente che la fusione tra municipalizzate possa comportare un allungamento della durata delle concessioni. “Riteniamo che questo articolo 43 debba essere visto come un primo passo nella giusta direzione che è la riduzione nel numero delle multiutility per ridurre i costi complessivi aumentando la qualità del servizio” sottolinea Mediobanca Securities che vede Hera e Acea come prime protagoniste di un’eventuale consolidamento e attende il dettaglio delle misure governative entro fine anno.

Secondo Banca Imi, le nuove norme potrebbero condurre a una riduzione dell’80-90% del numero delle multiutility con Hera, Acea, Iren e A2a che giocheranno il ruolo di aggregatori. Per gli analisti la meglio posizionata in questo scenario è Hera.

La decisione presa dal governo trova un supporto nello studio realizzato da Astrid  e presentato due giorni fa a Roma. In quell’occasione Franco Bassanini aveva quantificato in 1115 le società oggi operative nei settori dell’acqua, rifiuti ed elettricità-gas, controllate dagli enti locali. Un numero enorme a fronte di dimensioni insufficienti a garantire l’enorme quantità di investimenti necessari (tra 10 e 15 miliardi) per riportare il livello dei servizi in linea con gli standard europei.

Ad aprire il risiko delle aggregazioni potrebbe essere proprio Acea, il cui amministratore delegato Alberto Irace ha riaffermato la volontà di procedere ad accordi con i Comuni, soprattutto in Toscana dove è il gruppo, leader nei servizi idrici, è già presente in 4 ambiti territoriali su sei e avrebbe gioco facile ad estendere la sua presenza.
 

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Categories: Economia e Imprese