Un breve giro intorno al mondo ci restituisce uno scenario molto differenziato: la ripresa non sta procedendo ovunque omogenea ma va a diverse velocità. Ecco perché sono sempre più probabili ulteriori divergenze tra le politiche delle banche centrali. Gli ultimi dati americani sulla disoccupazione hanno confermato l’idea che la Fed continui in modo costante sulla strada del tapering e già si parla di un possibile aumento del costo del denaro nella prima parte del 2015. Al contrario, nella riunione di questa settimana, il presidente della Bce Mario Draghi ha confermato che i tassi nell’Eurozona rimarranno ancora bassi a lungo e che, se necessario per combattere la bassa inflazione, il board è unanime nell’adottare misure non convenzionali, anche il quantitative easing, ossia l’acquisto di obbligazioni. La Bce è la prima importante banca centrale ad avere introdotto tassi di interesse negativi, oltre a un nuovo programma di Ltro finalizzato a migliorare l’offerta di credito e ridurre i costi di finanziamento, soprattutto per le piccole-medie imprese dell’Europa meridionale. La Bank of England, infine, in aperta divergenza rispetto alla Bce, recentemente è stata la prima importante banca centrale a segnalare la possibilità di imminenti rialzi dei tassi di interesse nel 2014, in risposta al rapido rafforzamento dell’economia britannica. Il Giappone conferma invece la sua politica monetaria reflazionistica, pur evitando per il momento ulteriori stimoli aggressivi dopo l’indebolimento dell’attività economica legato all’aumento dell’imposta sulle vendite.
“Mentre la ripresa economica procede a diverse velocità in regioni quali Stati Uniti, Regno Unito, Eurozona e Giappone, le politiche e le aspettative di inflazione delle banche centrali hanno chiaramente iniziato a divergere, seguendo un processo che potrebbe accelerare nei prossimi trimestri”, ha detto Andreas Utermann, Global CIO di Allianz Global Investors, durante la presentazione milanese sullo scenario macroeconomico del gruppo di investimenti.
RIPRESA A PIÙ VELOCITÀ
POSIZIONAMENTO NEUTRALE SU AZIONI E OBBLIGAZIONI
Per il 2014 Allianz Global Investors si aspetta una crescita dell’economia mondiale intorno al 3,25%: le dinamiche di crescita globali non hanno subito variazioni di rilievo, sebbene attualmente gli esperti di Allianz Gi ravvisino maggiori rischi al ribasso per il secondo semestre. Come detto, nei diversi punti del globo la ripresa è a più velocità. Al comando ci sono gli Stati Uniti, in fase di ripresa dopo un primo trimestre penalizzato dalle severe condizioni meteorologiche; la Cina continua a contrastare il rallentamento della crescita con politiche orientate all’offerta, mentre il Giappone affronta lo shock subito dall’economia nel secondo trimestre a causa dell’aumento dell’imposta sulle vendite con un politica economica reflazionistica. In Europa si assiste infine al consolidamento della ripresa nel Regno Unito, con un divario rispetto all’Eurozona che nel 2014 continuerà a seguire un percorso di crescita più moderata. In questo scenario Allianz Gi ritiene che sui mercati obbligazionari dei paesi sviluppati, e su alcuni mercati azionari, siano già stati raggiunti gli obiettivi di guadagno, d’ora in avanti sarà quindi più difficile realizzare ulteriori profitti. Le valutazioni dei titoli azionari e obbligazionari appaiono piuttosto forzate, con il momentum che punta nella direzione sbagliata. I rendimenti azionari si sono attestati attorno al 5-7%, in linea con previsioni di Allianz Gi per l’intero anno, mentre i rendimenti dei titoli obbligazionari e, in particolare, quelli delle obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale hanno raggiunto livelli analoghi o addirittura superiori, disattendendo le aspettative della società di investimenti per una graduale normalizzazione della curva dei rendimenti.
“Nel primo semestre del 2014 – ha commentato Utermann – i rendimenti a livello di asset class sono risultati sorprendentemente positivi, visto il protrarsi di un contesto macroeconomico stagnante e l’emergere di significativi rischi geopolitici. Per il resto del 2014 ci aspettiamo che i mercati, nella migliore delle ipotesi, non subiscano variazioni di rilievo. In linea di massima, infatti, le aspettative di crescita hanno deluso al ribasso e la crescita degli utili è stata penalizzata da un’espansione praticamente assente a livello di ricavi”.
La volatilità si attesta ancora su livelli molto bassi, mentre l’attività di Ipo si è intensificata sensibilmente, un fattore che spesso preannuncia una volatilità al ribasso per i titoli azionari. “Riteniamo pertanto – continua Utermann – che sia arrivato il momento di prendere profitto su entrambe le principali asset class, e per la prima volta negli ultimi quattro anni raccomandiamo di assumere un posizionamento neutrale. Per quanto sia ancora possibile guadagnare con l’investimento sui dividendi, i segmenti di mercato in crescita e l’esposizione verso selezionate obbligazioni dei mercati emergenti e in valuta locale, nonché attraverso selezionate operazioni cross-currency, probabilmente nei prossimi mesi non mancheranno le difficoltà, a meno che non si verifichi un sensibile miglioramento del quadro macroeconomico e geopolitico con una netta ripresa degli utili”.
Nel 2014 sono infatti emerse significative tensioni geopolitiche, con il primo trimestre caratterizzato dalle azioni della Russia verso l’Ucraina, e il secondo trimestre teatro di nuovi episodi di violenza e rinnovati disordini in Iraq. “Al momento – fa notare Allianz Gi nel suo outlook sulla seconda parte del 2014 – queste due situazioni di crisi non hanno ancora avuto un impatto sostanziale sui mercati, ma è evidente che potranno esserci ripercussioni in caso di un’ulteriore escalation. L’aggravarsi della crisi in Ucraina potrebbe incidere negativamente sulla crescita dei mercati sviluppati sotto tre aspetti chiave: il prezzo dell’energia (attualmente soggetto a ulteriori pressioni a seguito dello scoppio delle violenze in Iraq), l’aumento delle tensioni nel sistema finanziario e un deterioramento del sentiment economico”.
Ci sono poi le tensioni in Iraq anche se per ora i mercati non sembrano risentirne.”Sebbene al momento l’impatto di queste tensioni sull’economia mondiale appaia limitato – rilevano gli esperti di Allianz Gi – l’aggravarsi della situazione o un’impennata delle quotazioni petrolifere potrebbero deprimere il sentiment degli investitori e penalizzare i grandi importatori di petrolio, Stati Uniti compresi”. Si può però rimanere nel complesso ottimisti: secondo Allianz Gi i mercati saranno “decisamente più attenti alle iniziative delle banche centrali piuttosto che alle tensioni geopolitiche in Ucraina e nel Medio Oriente”. Il rischio più elevato è infatti rappresentato da un cambiamento della politica delle banche centrali, a fronte di un aumento dell’inflazione più rapido del previsto.