Non temete: finché c’è Elon Musk non si corre il rischio di annoiarsi. Impegnato nel dietrofront da Twitter, dopo aver lanciato e ritirato un’offerta da 44 miliardi di dollari, il numero uno di Tesla continua a usare i tweet con grande disinvoltura. Ieri ha fatto sapere che sta accumulando titoli del Manchester United, il club protagonista di un pessimo inizio di stagione. Fa sul serio? Probabilmente no. Ma guadagna comunque un titolo in prima pagina del Wall Street Journal in una giornata densa di notizie per lo più positive, forse troppo per gli economisti, che temono una brusca ricaduta dei listini nel caso di una ripresa troppo rapida.
Stasera i verbali della Fed ci diranno fino a che punto la Banca centrale è determinata a stringere la pressione sull’economia, finora quasi impermeabile alle mosse di Jerome Powell. Nel frattempo il presidente Biden ha firmato l’Inflation Reduction Act, un pacchetto di misure da 750 miliardi di dollari che prevede un aumento delle tasse per i più ricchi per finanziare la lotta all’inquinamento.
Tengono i consumi, corre il Dow Jones
In questo clima, le Borse proseguono il rimbalzo: dai minimi di giugno il rialzo è del 14%. La spinta è arrivata ieri dai conti di due nomi di spicco della grande distribuzione degli Stati Uniti: Walmart (+5,1%) e Home Depot (+4,1%). I risultati hanno ridimensionato la paura di un calo dei consumi.
L’indice Dow Jones ha guadagnato lo 0,7%, quinta seduta positiva di fila. In calo invece il Nasdaq (-0,2%), penalizzato dal ritorno delle tensioni sui tassi.
Torna a salire il rendimento delle obbligazioni: il Treasury Note a dieci anni a 2,81%, da 2,78% di ieri.
Tensione sui Bund e sui Btp, corre lo spread
Le tensioni hanno interessato anche la carta europea. Salgono i rendimenti del Bund a 0,97%, penalizzato dal peggioramento dell’indice Zew e dal nuovo balzo dei prezzi del gas, ipoteca pesante sull’inflazione futura. Segue a ruota il Btp, schizzato al 3,13%, con u balzo di 15 punti che si riflette sullo spread, salito a 217 punti.
Non fanno certo bene le anticipazioni dei programmi del centrodestra, dalla flat tax alla crociata contro la legge Fornero. “Un cocktail di richiami patriottici e di promesse fiscali che è difficile prendere sul serio”, commenta Bloomberg.
Milano +0,12%. I difetti di produzione fermano Philips
Stamane Il future dell’indice EuroStoxx 50 guadagna lo 0,3%. Ieri Piazza Affari (+0,12%) ha chiuso ad un soffio dal traguardo dei 23 mila punti.
In rosso Amsterdam (-0,11%). Ribaltone in casa Philips: lascia il Ceo Van Houten dopo che l’azienda è stata costretta a richiamare la metà degli apparati biomedicali prodotti lo scorso anno per un danno di 30 miliardi di euro.
Positivi i mercati dell’Asia, la Cina studia nuovi stimoli
Listini in rialzo stamane in Asia Pacifico. Nikkei +1%. Hang Seng di Hong Kong +0,8%. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen +0,7%. Kospi di Seul -0,7%.
Stanotte la televisione pubblica della Cina ha dato conto di un vertice tra il governo e i più alti rappresentanti di sei importanti provincie. Secondo CCTV, il premier Li Keqiang ha chiesto misure a favore dell’occupazione e interventi ragionevoli a sostegno della crescita economica.
Sono entrate stanotte in vigore in Cina le linee guida sulle comunicazioni aziendali relative ad ambiente, ricadute sociali, pratiche di governo. Entro il 2025 la Cina si è prefissata di ridurre i consumi energetici del 3% per unità di Pil, tagliando il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica del 13,5% e del 18% portando il riscaldamento pulito al 70% nel Nord della Cina.
La Nuova Zelanda aumenta di nuovo i tassi
Stanotte la Banca centrale della Nuova Zelanda ha alzato il tasso di riferimento di cinquanta punti base, al 3%, massimo degli ultimi sette anni. Nel comunicato la Reserve Bank of New Zeland prevede di arrivare a oltre il 4% nel secondo trimestre. Il dollaro della Nuova Zelanda è in rialzo dello 0,2% su dollaro. Si apprezzano anche la sterlina inglese e l’euro.
Continua la frana del petrolio. Il brent a 93 dollari
Il petrolio WTI si è avvicinato ai minimi degli ultimi sei mesi, mentre il greggio del Texas tratta stamattina a 87 dollari il barile, in rialzo dello 0,7%.
Commentando le voci di una stretta finale nella trattativa sulle attività dell’Iran nell’energia nucleare, Goldman Sachs ha scritto ieri in un report che è poco probabile un accordo nel breve periodo, anche perché lo stallo è gradito da entrambe le parti, ma se anche si arrivasse a chiudere il negoziato positivamente, le ricadute sull’offerta si vedrebbero al più presto l’anno prossimo: Brent a 93 dollari.