Oggi finisce il 2012 e negli Stati Uniti Democratici e Repubblicani non hanno ancora trovato un accordo per evitare il “fiscal cliff”. Senza un’intesa, da gennaio gli Usa cadranno nel “precipizio fiscale”: un terribile mix di tagli alla spesa e aumenti delle tasse che scatteranno automaticamente, trascinando in rosso il Pil americano del 2013. Ieri il presidente Barack Obama ha accusato i Repubblicani di “intransigenza”, ritenendoli responsabili della crisi. Oggi riprenderanno i negoziati in Senato per cercare il tanto sospirato accordo.
Gli avversari del Presidente non accettano l’idea che “la pressione fiscale sugli americani più ricchi debba aumentare un poco”, ha spiegato Obama intervistato dall’emittente televisiva Nbc. “La protezione dei contribuenti più agiati sembra essere l’unica cosa su cui sono d’accordo”.
I Repubblicani “dicono che la loro priorità è affrontare con serietà il deficit – ha detto ancora Obama -, ma il modo in cui si comportano sembra dimostrare che la loro unica priorità sia far sì che le esenzioni fiscali dei più ricchi siano mantenute”.
Harry Reid, capo della maggioranza democratica al Senato, ha sottolineato che “c’è ancora uno scarto importante tra le due parti, ma i negoziati continuano. C’è ancora tempo per pervenire a un accordo e noi abbiamo intenzione di continuare a negoziare. Ci rivedremo alle 11 (le 17 in Italia, ndr). Avremo, spero, altri annunci da fare”.
Reid conduce le trattative con il capo della minoranza repubblicana, Mitch McConnell, per tentare di giungere un accordo dell’ultimo minuto accettabile per il Senato, a maggioranza democratica, e la Camera dei rappresentanti, dominata dai Repubblicani. C’è tempo fino alla mezzanotte di oggi (le 6 di domani in Italia).
