Uber finisce sotto indagine negli Stati Uniti. Il Dipartimento di giustizia Usa ha aperto un’inchiesta penale nei confronti della app dei trasporti accusandola di aver usato software illegali per evitare i controlli nelle città in cui non aveva la licenza per svolgere il servizio privato di taxi.
La notizia dell’indagine rimbalza su tutti i media anglosassoni, che citano le fonti anonime vicine al dossier, ma l’attività degli inquirenti sarebbe solo agli inizi, per cui sembra che ancora non sia stata formulata alcuna ipotesi di reato.
Alcune settimane fa il New York Times aveva già parlato di un software sospetto. Le autorità americane lo chiamano “Greyball” e permetterebbe agli autisti di scoprire se le chiamate arrivano da agenti di polizia. Una volta individuato il pericolo, la app ingannerebbe chi ha inviato la richiesta, facendogli credere che il taxi stia per arrivare anche se invece non arriverà mai. In origine il software era stato concepito per respingere le richieste degli utenti che violavano i termini, ma poi è stato sfruttato dagli autisti per aggirare i controlli.
Uber aveva vietato l’uso di “Greyball” dopo lo scoop del quotidiano americano, secondo cui peraltro il software sarebbe stato usato anche in alcuni paesi Europei, Italia inclusa.
In precedenza Uber aveva avuto dei problemi a causa di un altro programma in grado di tracciare gli utenti, che continuava a funzionare anche una volta disinstallato dall’iPhone. Per questa ragione, a inizio 2015 Apple aveva minacciato di escludere Uber dal suo negozio di applicazioni, l’Apple Store.