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Usa: stipendi Ceo aumentano fino al 40%, ma nella top 10 non ci sono banchieri

La crisi attacca le aziende, ma non gli amministratori delegati. Da un lato le prospettive di crescita per l’economia americana sono deboli – le ultime stime prevedono un aumento del Pil dell’1,5% nel 2011 e dell’1,8% nel 2012, un’inflazione del 3,5% e una disoccupazione all’8,6% – e i salari si sono ridotti o sono rimasti fermi per quasi tutti i lavoratori. Dall’altro però gli stipendi dei top manager non accennano a diminuire.

Secondo un’indagine del giornale britannico Guardian gli stipendi degli amministratori delegati americani sono cresciuti quest’anno tra il 27% e il 40%. Ma se ci si pone in un’ottica di crisi della finanza, quello che sorprende è l’aumento spaventoso dei profitti derivanti da stock options: il valore medio dei guadagni ottenuti in questa forma è cresciuto del 70% nel 2010 da 950 mila dollari a 1,3 miliardi.

Il Russell 3000, indice che misura quasi il totale delle azioni statunitensi sul mercato, ha registrato un aumento del 16,93% nel 2010, mentre i pagamenti dei Ceo sono cresciuti in totale del 27,19%. Per gli amministratori delegati di imprese quotate e appartenenti allo S&P 500, il guadagno complessivo (considerando anche pensioni, incentivi e stock option) è cresciuto in media del 36,47%.

Il manager maggiormente retribuito negli Stati Uniti è John Hammergren, Ceo del provider sanitario McKesson, che avrebbe guadagnato 145,2 milioni di dollari nel 2010. Sommando le retribuzioni dei dieci top manager Usa dello scorso anno si raggiunge un valore di oltre 770 milioni. Ma in questa top ten non risultano banchieri: tre ceo su 10 provengono dal sistema sanitario e il maggior guadagno è stato ottenuto attraverso le stock options. 

Leggi l’articolo sul Guardian

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