Rallenta la ripresa americana. Il numero di posti di lavoro creati dall’economia Usa in marzo, 120.000, è infatti il più basso degli ultimi cinque mesi ed è inferiore alle attese degli analisti: la stima più pessimistica prevedeva la creazione di 205 mila posti. In febbraio quelli creati sono stati 240.000. Il tasso di disoccupazione è sceso all’8,2% dall’8,3% ma solo perché un numero crescente di persone ha abbandonato la ricerca di un posto e quindi è uscita dalle statistiche della forza lavoro.
I futures azionari trattati sui mercati dei derivati, al Chicago Mercantile Exchange e al Nymex, gli unici listini aperti oggi, hanno accusato il colpo: il contratto sullo S&P 500 in scadenza a giugno, è sceso in apertura dell’1 per cento. Il rendimento dei T bond decennali è sceso dal 2,18 al 2,07 per cento. Alle 9.15 ora di New York (15 e 15 in Italia) i listini dei futures hanno chiuso i battenti. L’oro è risalito a quota 1640 l’oncia. Il dollaro perde colpi sia nei confronti dello yen (81,43) che dell’euro trattato a 1,3107.
“Non sono dati orribili – commenta l’analista di Jefferies Thomas Somon – ma sono comunque peggiori di quelli cui ormai il mercato si era abituato. Torna così d’attualità il dibattito sulla necessità di un Quantitative Easing 3”. La pubblicazione delle minute del Fonc, il comitato monetario della Federal Reserve, sembrava aver cancellato del tutto la prospettiva di un nuovo allentamento della politica della banca centrale. Ma la doccia fredda di ieri ha riportato d’attualità la necessità di un allargamento delle consioni di credito, pena una gelata dei listini azionari che, d’improvviso, torna a far paura dopo il rally di primavera. Le prospettive per la ripresa post Pasqua, insomma, non sono buone.