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Usa, produzione: aumentano i costi ma meno delle attese

Buone notizie da oltreoceano. A febbraio l’indice dei prezzi alla produzione – prezzi pagati per i beni finiti – negli Stati Uniti è aumentato dello 0,4%: il ritmo più sostenuto degli ultimi 5 mesi, soprattutto a causa dei prezzi del petrolio, dopo lo 0,1% registrato a gennaio. Ma l’aumento è minore di quello che si attendevano gli analisti, che prevedevano un rialzo dello 0,5%. Il dato core, che esclude i prezzi dei beni alimentari ed energetici, è aumentato dello 0,2% (in linea con le attese) contro lo 0,4% di gennaio, mentre rispetto a febbraio del 2011 l’aumento è del 3%. Lo ha reso noto il dipartimento del Lavoro americano.  

In particolare i prezzi della benzina sono aumentati del 4,3% a febbraio, mentre i prezzi di tutti i beni energetici sono cresciuti dell’1,3%. In calo invece i prezzi dei beni alimentari (-0,1%)

Sul versante dell’industria manifatturiera gli Stati Uniti segnano un ulteriore punto. Per la quarta volta consecutiva migliora l‘indice Empire State di marzo si è portato a 20,2 punti dai 19,5 del mese precedente. L’indice elaborato dalla Federal Reserve di New York, essendo positivo, indica che la maggior parte delle aziende manifatturiere riportano miglioramenti delle condizioni. Crescono anche gli ordini. Segnali positivi dalla componente relativa agli ordinativi, con l’indice a 9,73 punti dai 6,84 del mese precedente.

Di fronte alla crisi del debito europea gli Stati Uniti si confermano il porto sicuro. A gennaio il capitale investito in Tresuries a lungo termine è aumentato a 101 miliardi di dollari: il livello più alto da agosto 2010. Il Dipartimento del Tesoro ha comunicato che il dato è più che quintuplicato rispetto a dicembre grazie all’afflusso massiccio di nuovi investitori stranieri. Gli acquisti esteri sono stati pari a 84,4 miliardi di dollari e i flussi netti hanno toccato i 18,8 miliardi.  

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