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Usa: “No al referendum è passo indietro”

Secondo l’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, John Phillips, la vittoria del No al referendum costituzionale italiano “sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri” nel nostro Paese.

Nel corso di un incontro sulle relazioni transatlantiche organizzato a Roma all’istituto di studi americani, Phillips ha detto che “il referendum è una decisione italiana”, ma anche che è necessario “garantire stabilità politica. Sessantatré governi in 63 anni non danno garanzia. Il voto sulle riforme costituzionali offre una speranza sulla stabilità di governo per attrarre gli investitori”. Quanto al premier Matteo Renzi, “ha svolto un compito importante – ha aggiunto l’ambasciatore – ed è considerato con grandissima stima da Obama, che apprezza la sua leadership”.

L’intervento di Phillips ha suscitato l’ira del Movimento 5 Stelle, del centrodestra e della sinistra Pd. L’ex segretario dem Pier Luigi Bersani va all’attacco: “Per chi ci prende?”. Il silenzio del diplomatico sarebbe stato d’oro ma bisognerebbe anche chiedersi se Obama è un leader progressista solo quando se ne condividono le idee. Maurizio Gasparri ha parlato di una “inaccettabile ingerenza”, mentre Luigi Di Maio è arrivato a paragonare Renzi al Pinochet del colpo di Stato in Cile (peraltro il grillino inizialmente aveva commesso una gaffe, parlando di “Venezuela”). 

Intanto arriva anche l’allarme di Fitch: dopo un’eventuale vittoria del No, ogni turbolenza politica o problema nel settore bancario potrebbe portare a un intervento negativo sul rating dell’Italia. “Se gli elettori votassero No, lo vedremmo come uno shock negativo per l’economia e il merito di credito italiano”, ha affermato il responsabile rating sovrani per Europa Medio Oriente di Fitch, Edward Parker, nel corso di una conferenza a Londra.

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