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Usa, l’attentato è un innegabile vantaggio per Trump soprattutto se Biden non si ritirerà: intervista al politologo D’Alimonte

Trump subito dopo l'attentato in Pensylvenia

Game over? L’attentato a Trump chiude i giochi per le elezioni presidenziali americane di novembre a favore di Trump? Per il politologo Roberto D’Alimonte, grande conoscitore della realtà americana, è molto probabile che sia così. Almeno nel breve periodo e anche perché l’attentato è avvenuto in Pennsylvania, uno degli Stati chiave, dove “un’ondata emotiva che sposti anche pochi voti può fare la differenza” a vantaggio di Trump. Naturalmente bisognerà vedere come Trump si muoverà da qui a novembre e un’accentuazione della polarizzazione potrebbe far sorgere un desiderio di moderazione e di normalità a favore dei Democratici. Ma se già prima dell’attentato la debolezza di Biden favoriva Trump, ora ancor di più, a meno che i Democratici non trovino il colpo d’ala per candidare al posto di Biden un personaggio attraente che possa riaprire la corsa alla Casa Bianca. Ma ecco l’intervista rilasciata dal professor D’Alimonte a FIRSTonline.

Professor D’Alimonte, lei conosce molto bene la realtà americana: dopo l’attentato a Trump game over per le elezioni presidenziali? Può essere considerato uno spartiacque della campagna elettorale?

“Potrebbe esserlo soprattutto se Biden non dovesse ritirarsi. È molto probabile che l’attentato generi una ondata emotiva a favore di Trump. Tra l’altro il modo con cui ha reagito è servito a far risaltare ancora di più la sua energia e la sua prontezza rispetto a Biden. Inoltre l’attentato è avvenuto in Pennsylvania che è uno degli stati chiave, quelli che gli americani chiamano i ‘battleground states’. Senza la Pennsylvania sarebbe molto difficile per Biden vincere e qui una ondata emotiva che sposti anche pochi voti può fare la differenza”.

Secondo lei, la dinamica dell’attentato è del tutto chiara o lascia qualche dubbio che merita di essere meglio approfondito?

“Il dubbio è legato alla sicurezza. È incredibile che un cecchino si sia potuto appostare a distanza ravvicinata senza che nessuno se ne sia accorto. Detto questo, non mi pare che ci siano al momento elementi che possano far pensare a un complotto che vede coinvolte altre persone”.

Dopo l’attentato, anche gli elettori incerti sul voto di novembre si avvicineranno a Trump o il clima di violenza, stigmatizzato da Biden, può rafforzare il bisogno di normalità e tranquillità del popolo americano e ridare qualche speranza in più ai Democratici?

“Ho già detto rispondendo alla prima domanda che l’attentato tende a favorire Trump. Questo è praticamente certo nel breve periodo. Poi occorrerà vedere come verrà gestito da Trump stesso e dai suoi avversari nel corso della campagna elettorale. È vero che i democratici possono sfruttare l’argomento che il clima di violenza richiede che il presidente eletto a Novembre sia una personalità meno divisiva di Trump. Però è un argomento difficile da utilizzare in modo efficace. Ma se Trump dovesse utilizzare l’attentato per accentuare la polarizzazione nel paese invece di attenuarla allora il tema della moderazione potrebbe acquistare un peso, soprattutto tra gli elettori indipendenti”.

Come influirà l’attentato sul malessere dei Democratici? Ora Biden è ancora più debole all’interno o un po’ più forte e quante probabilità ha di restare candidato alla Casa Bianca?

“Saranno i sondaggi a decidere. Se dai sondaggi risulterà uno spostamento di voti a favore di Trump le pressioni su Biden aumenteranno e sarà difficile per lui resistere. Se Biden si ritirasse e i Democratici trovassero il modo di sostituirlo, senza troppi conflitti al loro interno, con un candidato/a attraente la partita per le presidenziali si potrebbe riaprire. A quel punto saremmo di fronte al paradosso che l’attentato invece di favorire Trump lo potrebbe danneggiare. Già prima dell’attentato a Trump conveniva avere come avversario Biden, dopo l’attentato ancora di più”.

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