Cresce la tensione tra Usa e Iran, non solo sul nucleare, ma anche sul petrolio. E’ di ieri la notizia che gli Stati Uniti hanno sanzionato parte di una “flotta ombra” iraniana di petroliere cinesi chiamate Teapot che riforniscono alcune raffinerie. In tema di nucleare, Trump che ha chiesto a Teheran di negoziare sul nucleare, minacciando in caso contrario un’azione militare, ha ricevuto un’immediata e dura risposta da Khamenei. Gli Stati Uniti sono impegnati a tagliare i flussi di entrate che consentono a Teheran di continuare a finanziare il terrorismo e lo sviluppo del suo programma nucleare. Nel frattempo, la Francia, dopo il rilascio di un suo connazionale imprigionato in Iran da oltre 880 giorni, esorta i propri cittadini a non recarsi in Iran. Il prezzo del petrolio risale, ma è cauto in vista delle decisioni di Opec+.
Gli Usa sanzionano la prima raffineria cinese “Teapot” per i legami con l’Iran
Le indagini duravano da febbraio, da quando Trump ha promesso di reimporre una campagna di “massima pressione” su Teheran, impegnandosi a portare le esportazioni di petrolio del paese a zero. Ieri L’Ofac, l’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro Usa ha annunciato il quarto round di sanzioni contro l’Iran: questa volta si è trattato di sanzioni contro una raffineria cinese di petrolio e il suo Ceo per aver acquistato e raffinato petrolio greggio iraniano per un valore di centinaia di milioni di dollari. Il petrolio proveniva da navi collegate ad Ansarallah, un’organizzazione terroristica, e al Ministero della difesa iraniano della logistica delle forze armate. L’Ofac ha imposto sanzioni anche ad altre 19 entità e navi per aver spedito milioni di barili di petrolio iraniano. Queste spedizioni di petrolio fanno parte della “flotta ombra” iraniana di petroliere che riforniscono raffinerie teapot come Luqing Petrochemical.
Le raffinerie “Teapot” cinesi anello cruciale dei traffici di petrolio
Le raffinerie private cinesi, note come “teiere” (Teapot), sono un anello fondamentale della catena di approvvigionamento del più grande importatore di petrolio al mondo e del più grande acquirente di petrolio iraniano, ma finora sono sfuggite alle liste nere degli Stati Uniti, che si sono invece concentrate sugli intermediari e sulle singole petroliere. La raffineria sanzionata, Shandong Shouguang Luqing Petrochemical Co., non è uno dei maggiori trasformatori privati della Cina, ma fa parte di una costellazione di operatori nella provincia orientale di Shandong. Anche l’amministratore delegato della raffineria, Wang Xueqing, è stato sanzionato, ha detto il Tesoro Usa. Inoltre Washington ha anche sanzionato un operatore di terminal nella regione meridionale del Guangdong. I terminal più piccoli, gestiti privatamente, sono diventati una parte sempre più importante del commercio, mentre gli operatori portuali più grandi si ritirano.
Gli acquisti da parte di piccole raffinerie di petrolio gestite in modo indipendente in Cina “forniscono la principale ancora di salvezza economica per il regime iraniano”, ha detto il Segretario del Tesoro Scott Bessent. “Gli Stati Uniti sono impegnati a tagliare i flussi di entrate che consentono a Teheran di continuare a finanziare il terrorismo e lo sviluppo del suo programma nucleare”.
Sempre secondo il Dipartimento del Tesoro, la Luqing Petrochemical ha acquistato milioni di barili di petrolio iraniano per un valore di circa 500 milioni di dollari. Ha anche ricevuto greggio iraniano trasportato da navi precedentemente sanzionate collegate ai ribelli Houthi che hanno attaccato le spedizioni nel Mar Rosso, ha aggiunto. I
Il Tesoro Usa, secondo quanto riporta Bloomberg, sta anche sanzionando altre imbarcazioni presumibilmente collegate a una “flotta ombra” di navi che trasportano petrolio iraniano. Tra queste, la Natalina 7, battente bandiera delle Comore; la Catalina 7, l’Aurora Riley e la Viola, battente bandiera di Panama; la Montrose, battente bandiera di San Marino; la Volans e la Brava Lake, battente bandiera delle Barbados, e la Titan, attualmente senza bandiera. Sono stati sanzionati anche i proprietari registrati Astrid Menks Limited e Canes Venatici Limited, entrambi con sede a Hong Kong, insieme alla Citywallship Management Co. Ltd. con sede in Cina e alla Placencia Services Incorporation con sede in Liberia.
Il terminale di stoccaggio preso di mira da Washington è gestito da Huaying Huizhou Daya Bay Petrochemical Terminal Storage Co., un operatore di stoccaggio e terminal privato controllato da Wintime Energy Group Co. , quotata a Shanghai.
La Cina vuole che gli Usa se ne stiano fuori
“Gli Stati Uniti hanno continuamente abusato delle loro sanzioni unilaterali e della loro applicazione a lungo termine”, ha affermato venerdì Mao Ning, portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese. Gli Stati Uniti dovrebbero smettere di interferire nella normale cooperazione Cina-Iran e Pechino adotterà le misure necessarie per difendere i diritti delle sue aziende, ha affermato. Già in occasione del suo prima mandato Trump aveva mostrato la volontà di colpire la filiera che trasporta il petrolio iraniano in Cina, indipendentemente dall’impatto sul mercato. Era accaduto che gli Stati Uniti sanzionando una grande compagnia di navigazione cinese, avessero causato una breve ma importante interruzione nei mercati delle petroliere che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi del petrolio.
Khamenei: “il linguaggio della minaccia non funziona con l’Iran”
Intanto continua il confronto/scontro tra Stati Uniti e Iran anche sul nucleare. Dopo che il presidente americano Donald Trump ha chiesto a Teheran di negoziare sul nucleare, minacciando in caso contrario un’azione militare, ieri la Guida suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei, ha risposto: “gli Stati Uniti dovrebbero sapere che il linguaggio della minaccia non funziona con l’Iran. Gli avversari riceveranno un duro schiaffo se portano avanti minacce contro l’Iran” ha riportato l’agenzia Mehr, mentre il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, aveva ribadito ieri che Teheran non vuole negoziare direttamente con Washington.
Prezzo del petrolio in bilico tra sanzioni e Opec+
La mossa degli Stati Uniti, letta dal mercato come un passo avanti per Washington, ha spinto il prezzo del petrolio in rialzo, pronti a registrare la migliore performance settimanale da gennaio, attorno a un +2%. I future sul greggio Brent sono saliti dello 0,5%, mentre i future sul greggio US West Texas Intermediate sono saliti dello 0,6%. I prezzi del petrolio hanno ricevuto supporto anche dai dati sulle scorte statunitensi, che hanno mostrato una domanda resiliente del più grande consumatore di carburante al mondo.
L’attenzione va anche alle decisioni oscillanti provenienti dall’OPEC+. Un nuovo piano dell’OPEC+, annunciato ieri, prevede di ridurre ulteriormente la produzione per compensare la produzione superiore ai livelli concordati. Il piano rappresenterebbe tagli mensili compresi tra 189.000 bpd e 435.000 bpd e durerà fino a giugno 2026.
Invece all’inizio di questo mese l’OPEC+ aveva detto che otto dei suoi membri avrebbero proceduto con un aumento mensile di 138.000 bpd da aprile, invertendo alcuni dei 5,85 milioni di bpd di tagli alla produzione concordati in una serie di passaggi dal 2022 per sostenere il mercato.
La Francia, dopo la liberazione del connazionale, avverte i francesi di andare in Iran
Il Ministero degli Esteri francese, subito dopo il rilascio di un suo connazionale, imprigionato in Iran da oltre 880 giorni, ha lanciato un avvertimento ai suoi cittadini. Christophe Lemoine, portavoce del ministero degli Esteri, ha esortato i cittadini francesi ad astenersi dal recarsi in Iran, sottolineando che corrono un “rischio immediato” di essere detenuti senza motivo. “Corrono il rischio immediato di essere arrestati e detenuti senza movente, o per il solo motivo di essere cittadini francesi o europei“, ha affermato.