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Usa, Intesa: i rialzi dei tassi rischiano di non battere l’inflazione e di portare alla recessione nel 2023

Photo by Jonathan Simcoe on Unsplash

I rialzi dei tassi d’interesse programmati e annunciati dalla Fed, per quanto aggressivi, potrebbero non bastare a riportare l’inflazione degli Stati Uniti sotto controllo, ossia verso il livello obiettivo del 2%. È quanto scrive la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in un report pubblicato giovedì.

Secondo gli analisti della Banca italiana, gli Usa rischiano che una restrizione eccessiva sul versante monetario porti al rallentamento dell’attività economica, che potrebbe trasformarsi in recessione nel 2023.

Il Fomc, il braccio esecutivo della Federal Reserve, prevede per il momento altri sette rialzi dei tassi d’interesse nel 2022 più quattro nel 2023. Gli economisti di Intesa Sanpaolo prevedono fed funds al 2,25-2,5% a fine 2022 e al 3-3,25% nel 2023, con rischi verso l’alto soprattutto per il 2022, e affermano che saranno cruciali i dati di marzo per confermare un rialzo di 50 punti base alla riunione di maggio e alla riunione di giugno o luglio.

Spesa pubblica

Per quanto riguarda la politica fiscale, la Banca italiana fa notare che la spesa pubblica statunitense è in calo dai livelli del 2020-21. Anche questo rischia di contribuire a un eccessivo rallentamento della crescita nel 2023, già zavorrata dalla difficile congiuntura globale oltre che dell’inflazione core, destinata a rimanere su livelli elevati.

Consumi

Sul versante della domanda interna, Intesa Sanpaolo osserva che i consumi –sostenuti prima dalla politica fiscale e poi dal mercato del lavoro – sono la locomotiva della ripresa statunitense. Proprio l’eccesso di domanda di beni, servizi e lavoro ha spinto l’inflazione sui massimi da 40 anni.

Investimenti

Per quanto riguarda gli investimenti, anche questi sono in crescita, ma rischiano di essere frenati dall’aumento dei tassi.

Pil e occupazione

In generale, il Pil degli Usa è tornato ai livelli di crescita pre-Covid, anche se l’occupazione non ha ancora recuperato i livelli particolarmente alti raggiunti prima della pandemia.

Gli effetti della guerra in ucraina

Su questo scenario si innestano poi le conseguenze della guerra in Ucraina: “Il conflitto ha effetti modesti sulla crescita Usa, grazie alla posizione netta neutrale nel comparto energia e ampiamente positiva in quello agricolo – si legge nel report – L’esposizione degli Stati Uniti agli scambi commerciali e finanziari con la Russia e l’Ucraina è limitata. Il saldo delle esportazioni nette di petrolio è nullo, l’import dalla Russia di gas e petrolio è circa il 3% del totale”.

La guerra ha aumentato invece il rischio che l’inflazione continui a salire.

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