Nonostante la ripresa economica negli Usa proceda faticosamente, c’è un elemento, assai importante, che potrebbe restituire fiducia ai consumatori e, di conseguenza, vigore all’economia tutta: il rimbalzo in atto del mercato immobiliare, considerato la fonte primaria della crisi globale, dopo il picco della bolla speculativa, a metà del 2006, e la reazione a catena attivata dai tassi dei mutui subprime.
A descrivere questa ripresa del settore dell’edilizia abitativa è una nota sul mercato immobiliare Usa di Jacco de Winter di ING Investment Management che mostra come i dati congiunturali siano in netta risalita, come le vendite che, ad agosto, sono cresciute del 7,8% rispetto al mese precedente, mentre cala la percentuale di vendite coattive, dal 31% dello scorso anno all’attuale 22%, così come i giorni di permanenza sul mercato delle proprietà, scesi a 70 giorni dai 92 dell’anno scorso e l’indice elaborato dalla NAHB (National Association of Home Builders) ha toccato a settembre il picco degli ultimi sei anni.
Molto, poi, dipenderà dall’eventuale miglioramento del mercato del lavoro. Importante, in tal senso, anche l’annuncio che la Fed acquisterà ogni mese titoli garantiti da ipoteca per 40 miliardi di dollari finché l’outlook per il mercato del lavoro non sarà “sostanzialmente” migliorato.
Altro dato positivo è il calo del tasso di abitazioni non occupate dal proprietario (per le case in vendita), al 2,1% nel secondo trimestre, e di quello di abitazioni sfitte (per le case in locazione), all’8,6% sempre nel secondo trimestre, a livelli prossimi a quelli del 2002.
La ripresa del mercato immobiliare, che può rivelarsi, naturalmente, un stimolo notevole per tutta l’economia statunitense, dando vita ad un circolo virtuoso tra fiducia e crescita, è però un processo molto lento, e prima che cessi l’allarme e il mercato torni alla normalità bisognerà, in ogni caso, aspettare almeno fino al quarto trimestre del 2013.